La notizia più confortante per salute e ambiente è la crescita del patrimonio boschivo ligure, sconvolto dalla rapallizzata fascia costiera e immediato entroterra. Con un risultato automassacrante, spesso taciuto: dequalificazione e massificazione dell’industria turistica, unica risorsa diffusa e trascurata, quanto ad investimenti pubblici e di infrastrutture, dopo la strage del sistema industriale. E ancora, la calamita dei profitti immobiliare ed aree edificabili, nell’inferno della bieca speculazione, hanno depauperato e disincentivato pure l’attività agricola che non ha saputo rigenerasi con strategie virtuose (e vincenti) nella filiera della commercializzazione dei prodotti. Tipo le cooperative del Trentino Alto Adige e dell’Emilia Romagna. La saturazione edilizia ha finito per ingolfarsi, si è concentrata nel turismo di mare, ha ampliato ciò che viene definito dall’assessore all’Urbanistica regionale Marco Scajola: ritmo elevatissimo nella crescita della superficie boschiva, passata dal 54 al 75 %, in 26 anni (1986-2012). Si potrebbe gioire, ma non è proprio così.
Se la costa è stata caratterizzata da un fiorire di sviluppo edilizio più o meno selvaggio, capace di alterare in molti casi il tessuto sociale, generando un’estesa filiera clientelare, con un mercato immobiliare che in moltissimi casi è tra i più ‘costosi’ e lucrosi dell’Europa Occidentale. I nostri stessi giovani connazionali che emigrano all’estero, in città come Berlino, testimoniano che ‘mattone’ a mq e affitti sono più convenienti che in Riviera, con qualche eccezione di bidonville, non quanto a numero di residenti, ma a sviluppo selvaggio che alla fin fine ha portato all’impoverimento dei meno fortunati, allo svuotamento di centri storici privati delle peculiari caratteristiche delle botteghe ed locali commerciali. Dove ancora non è calata la mannaia, si assiste ad un fiorire di attività di casba e di suk. E’ questo il futuro che lasciamo alle generazioni a venire ? Quali opportunità di lavoro ha originato la ‘manna’ di monolocali, bilocali e trilocali per seconde case ? Quale la sorte per chi ha investito in immobili che dovevano essere destinati ad affitti commerciali o magari attraverso lo scambio aree edificabile in cambio di superfici al piano terra. Sono in continuo aumento i cartelli ‘affittasi’, ‘vendesi’.
La Regione Liguria alla guida Forza Italia, lega, Fratelli d’Italia, con il suo assessore Marco Scajola, ha portato in porto come si legge nel comunicato stampa una nuova legge che si ripromette di curare concretamente le molte, le troppe ferite, divario e clamorose ingiustizie. In concerto con l’assessore all’Agricoltura, Stefano Mai, ex sindaco di Zuccarello, si sarebbero create le prime condizioni sulla ‘rigenerazione urbana ed il recupero del territorio agricolo’. Come ? “Con voto pressoché unanime dell’aula con la sola astensione dei consiglieri del M5S, a dimostrazione del buon lavoro fatto in sede di commissione con le categorie e gli Enti locali – recita la nota stampa – e dopo un’ampia consultazione con le categorie, i professionisti e gli Enti locali: il confronto è servito a raccogliere indicazioni e proposte per dare vita ad un provvedimento che nasce dal basso, dalle esigenze di chi il territorio lo vive, dagli amministratori ai pianificatori, dalle categorie della produzione alle associazioni di cittadini”.
La speranza è siano stati consultati, oltre agli amministratori eletti, pure quelle competenze che, per la loro professione e bagaglio storico- culturale, si sono occupati e si occupano delle dinamiche del nostro territorio. In particolare la ‘morte lenta’ di quasi tutte le zone cosiddette di montagna, quelle sottoposte a spopolamento diffuso, assenza totale di mercato ed investimenti immobiliari. Aree provate e sconfitte a quanto sembrerebbe dalla componente dell’insussistenza elettorale, da una sempre invocata e predicata vocazione dell’entroterra, nei fatti privata di ogni risorsa e stimolo pubblico per sopportare, incentivare, l’attrazione del privato o almeno ‘premiare’, non scoraggiare, chi ancora presidia il territorio.
Ora non sappiamo quale tabella di marcia, se ed entro quanto tempo si potranno misurare, constatare, i frutti della legge Scajola – Mai. Se le ‘solido fondamenta’ che oggi si elencano avranno riscontri non diciamo domani, nell’arco di breve tempo, segnando quanto prima segnali di inversione di tendenza, con un monitoraggio costante e non di parte.
URBANISTICA: REGIONE LIGURIA, ASSESSORE SCAJOLA: APPROVATA
IN CONSIGLIO NUOVA LEGGE PER “RIGENERARE IL TERRITORIO E RECUPERARE I TERRENI AGRICOLI”.
COMUNICATO STAMPA – Approvata dal consiglio regionale la nuova legge, proposta dall’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola e sottoscritta dall’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Mai sulla rigenerazione urbana e il recupero del territorio agricolo. Un’approvazione che arriva dopo le consultazioni pubbliche, che hanno preso il via a luglio, con le categorie produttive e dei professionisti e gli enti locali.
La nuova legge consentirà da un lato la rigenerazione dei borghi e del patrimonio edilizio più degradato e dall’altro affrontare il tema dell’abbandono del territorio agricolo che, soprattutto in Liguria, ha assunto dimensioni preoccupanti. Ora i Comuni potranno individuare gli ambiti dove agevolare gli interventi di ricostruzione e rigenerazione stabilendo norme specifiche in situazioni puntuali dove il degrado è maggiore.
Si potranno in particolare individuare zone che abbiano una grave carenza servizi di urbanizzazione, con edifici abbandonati ed aree libere da recuperare, strutture con gravi problemi statici, tecnologici o energetici, aree dove vi siano accentuati fenomeni di marginalità economica e sociale. Parallelamente, anche per quanto riguarda le aree boschive abbandonate, i Comuni potranno effettuare un censimento e prevedere interventi specifici per favorire il loro recupero con attività agricole, dando così risposte anche alle richieste da parte di nuove attività.
Spetta quindi ai Comuni il compito di costruire regole idonee per una nuova domanda di sviluppo, individuando i luoghi dove maggiore è il bisogno di rigenerazione urbana e dove serve contrastare l’abbandono. Per favorire questi interventi i Comuni potranno però adottare incentivi attraverso l’abbattimento dei costi dei contributi di costruzione, altre forme di riduzione economica per recuperare ad esempio gli alberghi o l’esenzione dei contributi aggiuntivi per le quote di edilizia residenziale pubblica. La Regione ha inoltre previsto l’utilizzo di un apposito fondo con una dotazione iniziale di circa 700 mila euro per favorire la realizzazione di progettazioni ed interventi di rigenerazione urbana in particolare nei Comuni di minore dimensione ed in quelli situati nell’entroterra.
“Sono soddisfatto della votazione con voto pressoché unanime dell’aula con la sola astensione dei consiglieri del M5S, a dimostrazione del buon lavoro fatto in sede di commissione con le categorie e gli Enti locali – ha detto al termine della votazione l’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola – Questa norma si inserisce in un percorso di semplificazione che stiamo portando avanti da tre anni e consentirà ai Comuni, specie quelli medio-piccoli, di agire puntualmente sulle aree dove maggiore è il degrado e l’abbandono. La legge è stata preceduta da un’ampia consultazione con le categorie, i professionisti e gli Enti locali: il confronto è servito a raccogliere indicazioni e proposte per dare vita ad un provvedimento che nasce dal basso, dalle esigenze di chi il territorio lo vive, dagli amministratori ai pianificatori, dalle categorie della produzione alle associazioni di cittadini”. “Oltre alle semplificazioni previste dalla norma – continua Scajola – abbiamo voluto dotare la legge di un fondo per dare maggiore slancio ad un’azione che consideriamo fondamentale per riqualificare un territorio bellissimo ma spesso difficile.”
I numeri raccontano una realtà particolarmente difficile in Liguria: oltre il 40% delle circa 450 mila abitazioni presenti in regione risalgono al periodo tra il 1946 ed il 1971. Un’edilizia di scarsa qualità che rappresenta una quota significativa delle aree periferiche delle città e dei paesi con carenze che riguardano l’accessibilità, la qualità degli edifici, creando problemi di sicurezza sia ambientali sia di degrado sociale. Nel frattempo la superficie occupata dal bosco è cresciuta ad un ritmo elevatissimo, passando dal 54% della superficie regionale nel 1986 al 75% nel 2012.