Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La tragedia Moby Prince in Tv e i miei ricordi


Mercoledì 14 novembre sulla TV LA7,  rubrica “ATLANTIDE” condotta da Andrea Purgatori  ha trattato uno delle tante brutte tragedie occorse in mare, solitamente rimaste senza giustizia…anzi…, per coprire segreti di Stato (?) (come in questo caso) oppure transazioni favorevoli solo a livello assicurativo: il rogo sulla  M/N “MOBY PRINCE”, traghetto della Compagnia di Navigazione Onorato avvenuto la sera del’11 aprile 1991 fuori dal porto di Livorno (ampia, inquietante documentazione su google).
140 morti arsi vivi tra passeggeri ed equipaggio; uno solo salvo, il mozzo Alessio Bertrand intervistato dal conduttore. Nell’intervista il marittimo superstite perchè unico che è riuscito a tuffarsi  in mare, descrive, tra l’altro, il suo stato d’animo a seguito del trauma subito, e che sotto certi aspetti tende a perdurare: cioè l’incubo.
Ho sempre saputo che in quella tragedia aveva  perso la vita anche il Marconista  Giovanni Battista Campus, personalità mite che avevo avuto occasione di conoscere in questa mansione a bordo di due distinte navi della Compagnia Naess Shipping Co; la prima volta da Primo Ufficiale in occasione  della partenza dal cantiere navale giapponese Mitstubishi di Nagasaki della nuova M/N “Samuel B. Mosher”, la seconda da Com.te sulla T/N “Naess Pride”.
La trasmissione ha risvegliato in me due sensazioni, due momenti di vita marinara che sotto certi aspetti si erano assopite; la prima con il ricordo di un amico di lavoro che se ne va tragicamente (mentre via radio si sente la sua voce che invoca aiuto), la seconda con la cronistoria dell’esperienza vissuta a bordo della M/N “Naess Falcon” nel giugno 1964, descritta su Trucioli Savonesi (vedi), ma incentrata ai soli fatti (nella foto di gruppo il marconista G.B.Campus è il terzo da sinistra).
Così avevo concepito l’articolo: volevo descrivere il fatto per immortalare  le indubbie capacità professionali dei due amici Com.te  Ferruccio Baici con il Capo Macchinista Ferdinando Landi, senza proseguire oltre.
Ascoltare Alessio Bertrand mi ha portato a rivivere gli incubi notturni da me sofferti solo una volta ritornato a casa sino all’imbarco successivo, per circa sei mesi.
Ricordo che mi rivedevo sul ponte di comando (insieme al Com.te) ad osservare l’incendio che si era sviluppato in uno dei depositi di carburante a circa 50 metri dalla banchina, con la poppa della nave che, pur con la macchina tutta forza avanti, continuava ad indietreggiare sotto l’effetto della corrente prodotta dall’onda dello tsunami, per poi fermarsi a pochi metri dalla stessa; avevamo in pancia circa 20.000 ton. di crudo…  La paura di morire!!!   E va bene così…

Carlo Gambetta


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C.Gambetta

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