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Ceriale: benvenuti dalla Confratermita di S. Caterina. Al pranzo di autofinanziamento molte assenze di ex. Una gran brutta figura


Chi avrebbe mai immaginato che un pranzo conviviale, diventato un appuntamento annuale di autofinanziamento per la Confraternita di Santa Caterina, al di là del successo, dell’ottimo menù ad opera di cuochi ed aiutanti tutti al maschile, di una partecipazione che ha superato il centinaio di commensali, fosse motivo di ‘boicottaggio’. Non parliamo di azione dolosa, semplicemente di strategia dell’assenza. Se nelle precedenti ‘edizioni’ il gruppo consiliare e di giunta era presente al gran completo, quest’anno ha disertato perfettamente. E, per quanto si sa, nessuna giustificazione.  Trucioli si scusa, invece, con lo staff di cucina per aver inavvertitamente cancellato dal sistema le immagini scattate nell’occasione. Ammirevoli volontari che hanno provveduto dall’A alla Z alla stregua di un ristorante, dai cuochi ai lavapiatti, dietro le quinte e con meritati applausi.

Don Antonio Cozzi ed il priore della confraternita Angelo Craviotto

Perché la diserzione massiccia non poteva passare inosservata ? Intanto il gruppo della Confraternita di Santa Caterina rappresenta uno spaccato storico della tradizione religiosa cerialese. E da sempre, per quanto ne sappiamo, non si è mai schierato con gli uni o con gli altri. Non ha professato ideologie politiche o di partito.  Dunque le assenze dell’ex sindaco Ennio Fazio, di ex assessori, ex consiglieri e dei colleghi che oggi siedono all’opposizione che senso anno ? A dispetto di chi ?

La Confraternita è composta da fedeli, un tempo erano cerialesi doc, nati e vissuti in paese, poi si sono aggiunti i primi migranti del sud e del Nord Italia, oggi siamo alle generazioni dove la maggioranza è formata da una comunità eterogenea. Che rispecchia il resto della popolazione. Ma anche le difficoltà della stessa Confraternita a trovare neo confratelli. Ora sono una dozzina o poco più.

Per fortuna c’è un parroco che al di là della sua missione di pastore di anime, sa essere un collante cristiano e di socialità; fortunatamente già con il predecessore don Leandro Caviglia, mancato lo

scorso mese, aveva davo il via alla costruzione del grande ‘salone’ realizzato lungo via Romana, in  zona quasi centrale, capace di accogliere non solo  le iniziative parrocchiali, ma di essere messo a disposizione per gli eventi diciamo mondani della comunità tutta. Un bene della chiesa parrocchiale e della diocesi che svolge persino una funzione sociale e che, per chi ha qualche ritrosia verso l’entità di Santa Romana Chiesa, ogni anno paga tanto di Imu comunale. E si regge, nella sua funzionalità, esclusivamente con il supporto  della parrocchia, dei fedeli. Siano essi residenti o turisti.

Se la confraternita resta un simbolo, c’è pure un album fotografico dove va anche in missione a processioni fuori dai confini provinciali e regionali. Bisogna dare atto che può contare su un gruppo di collaboratori forse unico nel panorama ligure. Una curiosità che poi tanto non è. Una vera e propria usanza radicata. Nella confraternita di Santa Caterina lo statuto non prevede la presenza di ‘quote rosa’, ebbene anche al gran pranzo che ogni anno si tiene nella ricorrenza della festa, all’opera esclusivamente ‘gentleman’. Uno di loro, con l’hobby del cuoco, provvede a preparare tagliatelle casalinghe, con farina di grano duro e farina 1, nove uova ogni kg di pasta. Le ha chiamate ‘tagliatelle selvagge’, poi una ‘vellutata di legumi’, panissa con cipolline, asparagi (non violetti) fasciati, baccalà, insalata del Don, uova rapato. Da ultimo ‘cilindro di coniglio’ filetto di trota con purea di patate e come dessert, due mousse.

Il benvenuto ed una breve spiegazione di un anno di attività e dei prossimi obiettivi  da parte del ‘priore’ presidente della Confraternita Angelo Craviotto. Poi il ringraziamento del parroco don Antonio Cozzi, 47 anni di ordinazione sacerdotale e di impegno. La stima ed il plauso dei parrocchiani.  Confraternita e parrocchia in sinergia di coesione, collaborazione. Un’ideale costruttivo e di comunità dove tutti possono sentirsi a casa loro, oltre a rappresentare un punto di riferimento di fede o socialità.


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