Non fa un grinza il servizio di Giorgio Bracco che sul Secolo XIX Imperia ha ricordato, con risalto, l’addio per la ‘meritata pensione’ del maresciallo comandante la stazione dei carabinieri di Pieve di Teco. Manco a dirlo, col sindaco, il parroco, il farmacista, forse il direttore dell’ufficio postale, il medico di famiglia, il ‘mitico maresciallo’ fa parte delle personalità più conosciute e rispettate di un paese dove tutti si conoscono, si incontrano e speriamo si salutino. L’eccezione non fa la regola. “Dopo 43 anni di servizio in pensione Tortorolo storico investigatore. Punto fermo dei carabinieri” era il titolo.
Certo non appare ‘carino’, o forse inopportuno, o ancora fuori luogo, citare un caso di cronaca che ha riguardato proprio nell’ultimo periodo il sottufficiale della Benemerita come trucioli.it in perfetta solitudine scriveva il 14 giugno 2018 (vedi….).
In un mese, quello di ottobre appena trascorso, che un giorno si e l’altro pure, e si continua con novembre, notiziari Tv nazionali, organi di stampa e social, martellano sul caso – scandalo della sorte del giovane romano assuntore di droga (Stefano Cucchi) morto in conseguenza di brutali percosse dopo l’arresto. Le indagini, il primo processo, poi il secondo. Dove solo ora emergono a ripetizione ‘false attestazioni’ e manomissioni di atti nel rapporto giudiziario. E che, a distanza di anni, chiama in causa gli artefici iniziali e la catena di comando con presunte connivenze. E le severe parole del comandante generale dell’Arma e del ministro della Difesa.
Da sempre anche nella Benemerita ci sono ‘pecore nere’ come in qualsiasi altro spaccato della società. Non c’è dubbio che quando sono in ballo rappresentanti dello Stato, delle istituzioni, di chi tradisce il giuramento e viola la legge, tutto assume maggiore peso ed eco nella scala dei disvalori. E così dovrebbe essere anche per la cronaca giornalistica.
A Pieve di Teco è accaduto qualcosa di molto meno dirompente, nel silenzio rispettoso dei media locali. Intanto spiace, è utile premettere, che il luogotenente Giulio Tortorolo non festeggiato ed applaudito alla cena in suo onore, di ringraziamento e di stima, anche da quella parte della comunità pievese rimasta con l’amaro in bocca per via della sconfitta elettorale e la vittoria netta al terzo mandato del geom. Alessandro Alesandri e della sua squadra. Non è il caso, in questo contesto, di approfondire le motivazioni e la forza persuasiva di un paio di sponsor di tutto peso del sindaco vittorioso. Grazie pure ad un imprenditore edile pievese solito assicurarsi un buon numero di lavori per conto del Comune e non certo da oggi. In paese, poi, tutti sanno che il membro di una famiglia pievese di industriali si è personalmente impegnato affinchè tutti i conoscenti non dimenticassero, nell’urna, di votare l’unico sindaco che, a suo avviso, è capace di rilanciare finalmente l’antico ‘borgo’. Poco importa se dopo 10 anni non c’è riuscito. Lo farà ora.
Cosa c’entra in tutto questo il maresciallo Tortorolo del quale pubblichiamo il ‘curriculum’ riassuntivo ed efficace scritto dal Secolo XIX ? E accaduto qualcosa di insolito e singolare, non solo a Pieve di Teco. Il maresciallo che sarebbe stato sorpreso (il condizionale è d’obbligo in attesa che la giustizia faccia il suo corso) in servizio ai seggi elettorali, a fare ‘propaganda’ per Alessandri sindaco. E a non votare per la lista che candidava l’ex sindaco Brunengo.
Cosa è successo subito dopo ai seggi ? A seguito di una richiesta di intervento al comando provinciale dei carabinieri era immediatamente arrivato il maggiore Giovanni Diglio, comandante la Compagnia che ha competenza su Pieve di Teco. Il candidato sindaco Brunengo, con altri due componenti la lista, sarebbero stati testimoni di una presunta turbativa, cosa davvero inusuale persino nella casistica nazionale di reati elettorali. In pratica il sottufficiale in servizio ai seggi nel capoluogo avrebbe ‘caldeggiato’, parlando con cittadini elettori, di votare Alessandri, anzichè Brunengo che ha fatto molte promesse che non possono essere mantenute. Al contrario del sindaco Alessandri che di promesse non ne ha fatte ed è così che bisogna comportarsi.
Sono trascorsi alcuni mesi e, terminato diciamo il clima elettorale, nel mese di luglio Brunengo e gli asseriti testimoni della sua lista hanno messo nero su bianco l’accaduto e che, a loro avviso, rappresentava un grave comportamento del maresciallo Tortorolo. Con la necessità che fosse fatta giustizia. In pratica dopo l’esposto, il probabile interrogatorio, gli atti come notizia di reato vengono trasmessi al vaglio della Procura della Repubblica di Imperia. Va da se che il luogotenente ora non appartiene più all’Arma, dunque il suo caso non potrà essere vagliato nell’ambito di un possibile procedimento disciplinare. E poi, Tartorolo potrebbe sempre chiarire e se indagato negare, rappresentare un’altra verità rispetto a quella esposta nella ‘denuncia’.
Insomma un’eventuale attività giudiziaria dovrebbe ripercorrere, ricostruire, fatti, circostanze, testimonianze, relazioni di servizio del comando della caserma e del comando provinciale. Nessuno ricorda, tra l’altro, situazioni analoghe almeno nell’imperiese e la ricerca sull’archivio di internet non riporta episodi simili in divisa. C’è da aggiungere che se Tortorolo ha caldeggiato al seggio la rielezione di Alessandri e della sua lista avrà avuto i suoi motivi, peccato che il fatto sarebbe accaduto in prossimità del seggio stesso. Cosa vietata a tutti i cittadini. Fosse o meno in servizio quale ‘garante’ del rispetto della legge.
Al di là degli strascichi, per il ‘comandante’ resta il legame profondo con Pieve di Teco “ e con questa provincia che è diventata la mia terra e in cui mi riconosco”, riporta l’articolo del Secolo XIX. E ancora il ringraziamento pronunciato durante la cena: “Avrei voluto dirvi tante cose, ma la commozione mi ha travolto. Voglio ancora ricordarvi tre parole che vi serviranno, al di là di questo ritrovo conviviale: onestà anche intellettuale, umiltà, vicinanza con la gente…”. Verità sacrosanta, da sottoscrivere.
IL SINDACO, LA RETE DI IMPRESE ‘MERCATI DELLA RIVIERA DEI FIORI’, I SOLDI A IMPERIA TV
Capita che trucioli.it, blog di volontari e che non accetta pubblicità, né donazioni onlus, venga rimproverato perché a volte fa ironia con Imperia TV. Emittente imperiese beniamina soprattutto nell’entroterra e provincial-popolare. Capita di ricevere e-mail di rimprovero. Nulla da obiettare, libera critica. Vogliamo ricordare alcuni elementi obiettivi: non possiamo essere in concorrenza, non abbiamo neppure il ruolo di editore che deve far quadrare i conti dell’azienda come è sacrosanto che sia. Neppure giornalisti o collaboratori pagati e che devono tener conto degli indirizzi e legittimi interessi editoriali. In primo luogo gli inserzionisti che pagano la pubblicità. Discutibile e meno cristallino quando a pagare la pubblicità, con i soldi dei contribuenti, è un ente pubblico, quale il Comune, la provincia, la Regione, la Camera di Commercio. E quando non si tratta di ‘annunci istituzionali’. Pensiamo alla pubblicazione degli appalti (sopra i 40 mila €), alle gare pubbliche per forniture, alla pubblicazione dei piani regolatori o progetti in variante. Per citarne alcuni. Pubblicità legale, insomma, che si differenzia dalla promozione di un evento, di una manifestazione, di un expo.
Con quale metro si predilige una testata rispetto ad un’altra ? In base alla diffusione, alla copertura del territorio, al destinatario del messaggio? Che conclusioni trarre quando colui che, di fatto, decide a chi affidare e pagare la pubblicità, si ritrova ‘promozionato’ dal giornalista che scrive o fa il servizio televisivo, nel caso il capo redattore della testata giornalistica, Andrea Pomati, collaboratore de La Stampa ed Il Secolo XIX, pagato a notizia, con onore assurto a ‘re’ della libera informazione ponentina. Professionista preparato che non appartiene ai ‘giornalisti di assalto’, o se volete ‘scomodi’. E che magari non ricevono pacche sulle spalle, né accolti da applausi ed onori, né invitati a pranzi o cene, o omaggiati con cestelli.
Sbaglia chi ritiene che trucioli.it si accanisca contro tizio e caio ? Cerchiamo, con i limiti di cui siamo consci e capaci, di fare informazione senza ‘sconti’, pubblicando tutto ciò che riteniamo di interesse pubblico e di cui veniamo a conoscenza o approfondiamo con gli umili mezzi a disposizione. Con le segnalazioni dei lettori che fortunatamente non sono rare. Dovremmo fare autocensura nella cronaca che non è da buco della serratura ? Due pesi e due misure nelle notizie che interessano, a nostra modesto parere, la comunità, l’esercizio del potere politico, amministrativo ? Quando c’è in ballo l’interesse pubblico è sempre legittimo dare notizie a chi è interessato a leggere. Non sindachiamo l’operato di altri giornalisti, editori. Possiamo però criticarlo, basta accendere la Tv per rendersi conto cosa accade nel nostr0 paese e non solo. Scontri verbali e dibattiti, righe sferzanti. Stampa ed Tv sono allineate solo nelle dittature rosse e nere. Persino nella Cina del boom economico e locomotiva nel libero mercato mondiale, i giornalisti sono sotto tutela.
Trucioli si sforza di esercitare la libera informazione senza badare a chi giova e a chi non giova, né con occhio di riguardo nel scegliere chi intervistare o nell’evitare magari domande imbarazzanti. Che dire, ad esempio, chiedere ad un sindaco, nell’intervista, anche la sua denuncia dei redditi. E come sbarca il lunario. Con il ‘magro’ stipendio del Comune o con altri cespiti. Mettere ogni tanto a confronto dati di fatto, promesse, risultati, passate dichiarazioni stampa. Dare conto della trasparenza e del Comune ‘casa di vetro’.
Dare voce agli uni e agli altri senza limitarsi a fare i notai. Quante volte Imperia Tv ha intervistato il brillante e spigliato sindaco di Pieve di Teco ? Quante dichiarazioni in rete ? E non parliamo di ‘bilancino’. Semmai dell’utilità del confronto, dell’altra voce, dell’approfondimento, di chi non si accontenta di un ruolo notarile, in stile regime.
Fa riflettere leggere delibere di giunta, ad esempio, in cui si da atto della richiesta della rete di imprese ‘Mercati della Riviera dei Fiori‘, relativa a due eventi in giornate domenicali a Pieve di Teco, in cui si chiede “la concessione del patrocinio ed altre determinazioni in merito (sic ! ?), come da domanda presentata da Claudio Companini, quale legale rappresentante della rete di imprese….ritenuto di richiedere un contributo forfettario di 1600 euro, prescindendo dal regolamento comunale sull’occupazione del suolo pubblico, da versare sul conto corrente del Comune in 2 rate anticipate….al fine di promuovere l’evento tramite l’emittente televisiva locale Imperia TV, con sede in via Felice Musso, costi coperti dal contributo di Rete di Imprese Mercati della Riviera dei Fiori….pari a 1600 € derivanti dalla pubblicità televisiva e dall’impiego di vigilanza fornito dalla Provincia di Imperia”.
Considerazione. Il Comune, a suo insindacabile giudizio, impone ad una ‘rete di imprese’, nell’ambito di evento pubblico, di pagare la pubblicità a Imperia TV. Non solo non è denaro dell’ente, decide insindacabilmente a chi destinarlo. Conclusione: utile rivedere anche il servizio giornalistico ‘indipendente’ in occasione dell’evento.