Cosa succede, a Ceriale, nei mesi clou dell’estate ? Sulla spiaggia, sul lungomare, nel centro storico, in chiesa alla messa domenicale con due personaggi Doc che ‘raccolgono’ l’elemosina dei fedeli. Ceriale che ha abbracciato, col risultato delle urne, il cambiamento e speriamo il buon governo dell’alternanza, tenuto conto della lunga stagione delle giunte e sindaci targati centro destra. Ceriale dove Lega e M5S sono stati i più votati alle politiche e un ‘mister 600 voti’, da sempre di sinistra, convertito al pragmatismo socialdemocratico, ha conquistato fiducia a destra e a manca. Poi una di quelle notizie indite da 10 e lode. Riservata a quell’operaio, dipendente del Servizio Nettezza Urbana, che si è prodigato di sua iniziativa, come racconteremo oltre, per aiutare una novantenne sola ed ha cortesemente rifiutato la mancia per i servigi resi, pur sapendo che la padrona di casa vive in villa.
Iniziamo proprio dal racconto dell’opera buona silenziosa che certamente non sarà un’eccezione. Merita l’appellativo ‘esemplare’ perchè si è svolta nel più assoluto anonimato o visibilità. L’operaio che l’ha messa in pratica ha agito in totale solitudine e senza l’obiettivo di riconoscenza materiale. Un’anziana novantenne si è trovata nella necessità di cambiare il vecchio televisore, acquistandone uno nuovo. Il commerciante, dopo la consegna, si è reso conto di non essere in grado di portare via il vecchio. “Troppo pesante per me, ho seri problemi alla schiena, cerchi qualcuno…..”. La donna si è rivolta al primo dipendente del servizio di raccolta rifiuti chiedendo consigli. “Non si preoccupi, il prossimo giro provvedo io…”. Così è stato. Chiunque avrebbe messo mano al portafogli per la mancia meritata. E qui la sorpresa. Quando la cittadina ha cercato di consegnare una banconota (non importa la cifra), l’uomo non ha avuto remore: “Non voglio nulla, nulla, ….la saluto, spero anch’io di invecchiare in salute quando andrò in pensione…Quando ha bisogno….“. Il ritiro rientrerà nel materiale da smaltire e nei suoi compiti. Non quello però di varcare l’uscio di casa e percorrere il tragitto fino al punto di raccolta in strada, qualche decina di metri. Siamo di fronte ad un ‘merito civico‘ piuttosto raro nella sostanza. A chiunque di noi sarà capitato di dare una mancia e vedersela accettare. Ebbene abbiamo citato l’episodio perché fa onore e rende onore senza il palcoscenico dell’esibizionismo e di gratificazioni pubbliche.
I PRIMI CENTO GIORNI DELLA SQUADRA DEL SINDACO ROMANO – Ceriale che potrebbe seguire la scelta del neo sindaco di Imperia, Claudio Scajola, Dc, poi cofondatore di FI, ex ministro. Una volta in settimana si confronta in diretta con i cittadini per rispondere in diretta. Luigi Romano amministra un centro più piccolo, basterebbe confrontarsi una volta al mese. Anche a Ceriale dovrebbe essere sempre attuale quel saggio proverbio: chi ben comincia è a metà dell’opera. Manco a dirlo, ce ne vuole prima di recuperare il tempo perso. Anche se contrariamente alla pessima abitudine della politica italiana dove si parla sempre male di chi ha amministrato prima, riteniamo che l’eredità dei due mandati del sindaco Ennio Fazio, amministratore pubblico da quando era giovanotto, permaloso e presuntuoso, ma non disonesto, non sia da buttare e calpestare. Non avrà brillato nella competenza delle deleghe, nella trasparenza di alcune scelte anche cruciali (si veda il tormentone della T 1 che da cronisti resta un giallo e del rifiuto della sua giunta di perseguire i magistrati inquirenti), nell’efficienza che dovrebbe caratterizzare il lavoro di squadra, nell’incapacità di coesione (dimissioni di tre assessori consiglieri comunali, un quarto assai discusso emigrato nella lista Romano – Giordano). Nell’eccessivo paternalismo ed accentramento di potere di Fazio sindaco – padrone del vapore.
Anche a Ceriale si è smarrita, nelle strategie politico – amministrative, la capacità di creare posti di lavoro per i giovani, per le giovani coppie, per i cittadini del domani. Non ha saputo puntare tutte le energie negli investimenti pubblici facendo da volano al privato. Sono le priorità delle priorità nel nostro paese, da Nord a Sud, eccezione fatta per la provincia di Bolzano con il 4% di disoccupazione (10,4 quella nazionale) e dove continua la corsa agli insediamenti turistici ricettivi (non seconde case) e per far fronte al fabbisogno si ricorre soprattutto a giovani dell’Est europeo con conoscenza delle lingua tedesca perché il turismo da lavoro 8- 10 mesi all’anno e parla la lingua germanica. Turismo genera, a sua volta, investimenti pubblici (in primis) a cui segue l’iniziativa privata. Così dovrebbe essere in ogni Regione, provincia, Comune dove l’industria delle vacanze è il primo volano economico. A Ceriale seguita dall’agricoltura che però segna il passo per scelte sbagliate che vengono da lontano e restano attuali. Vedi, come trucioli continua a ripetere alla noia, la lista di terreni incolti ed abbandonati anche nella zone centrali della pianura e di cui si parla poco o nulla.
E perchè non ricordare, ai giovani di oggi, il passato di Ceriale. Con i primi turisti balneari. Impiegati ed operai delle fabbriche della Germania ovest, seguiti dagli Olandesi della classe medio alta. I primi privilegiavano i campeggi, con l’esordio in quello della Pineta (poi soppresso) a cui si devono le fortune turistiche degli anni ’50 e ’60. I secondi oltre ai camping, acquistavano, nella zona delle Campore – Torsero, le ‘casette – bungalow’ del ‘villaggio degli olandesi’. Ceriale dei migranti pescatori dalla Sicilia e dalla costa salernitana.
Non è il caso di annoiare con leit motiv del piano regolatore, delle scelte immobiliari in gran parte speculative, mattoni e cemento spesso senza tener conto del fattore idrogeologico, dei rii e del loro percorso naturale. Della vocazione agricola da incentivare, incoraggiare. Sono stati premiati solo gli investitori mordi e fuggi. A questi si possono aggiungere poche decine di famiglie proprietarie di terreni su cui sono sorti centinaia di palazzi e palazzine, senza una pianificazione, né un ‘modello virtuoso. E oggi quale futuro alle generazioni a venire ?
CHI SI VEDE IN STRADA E IN CHIESA – Nicolangelo D’Acunto, cerialese Doc figlio di migranti, docente universitario ricco di cultura e di esperienza oltre i confini del Bel Paese, aveva scelto il nome della lista
all’insegna della discontinuità: Uniti per Cambiare, da molti considerata persino una presa di distanza dal predecessore Fazio. Non gli ha portato fortuna la spaccatura nel centro destra che con due liste (l’altra del candidato sindaco Arturo Moreno, titolare di Bagni Marini) ha raggiunto il 50, 44%, contro il 49,5% di ‘Ceriale siamo noi’ di Luigi Romano e Luigi Giordano.
I due Luigi, divisi dal carattere, che con un centro destra unito rischiavano di essere battuti sul filo di lana per qualche ingenuità, preclusione e personalismo di troppo. Il plebiscito a Giordano ha salvato, si suole dire, capre e cavoli. Il prof. D’Acunto ha commentato: ‘Un record quello di Giordano che ha rappresentato un’anomalia’. Mentre per il secondo sconfitto, Moreno, un seggio nei banchi della minoranza: “Ora punterò a fare un’opposizione costruttiva poiché sono unicamente interessato al bene del mio paese”.
E’ il vincente Romano: “Si volta pagina, ho vinto senza appoggi politici’. Ma visto come sono andate le cose (ovvero la regia politica di Angelo Vaccarezza e della componente leghista maggioritaria nel partito savonese e ligure) forse è stato un settebello non avere sponsor e padrini alle costole. Interessati soprattutto a consolidare il loro potere e poltrone.
Tra le priorità, il neo sindaco Romano ha indicato ai media locali: “risollevare il turismo” e mettere mano alla riorganizzazione degli uffici comunali. Non conosciamo i risultati raggiunti nei primi 100 giorni. Se ‘risollevare il turismo’ vuole dire tutto e niente, senza conoscere strumenti e tempi previsti, la riorganizzazione degli uffici non necessità di investimenti, ma di capacità e conoscenza della macchina amministrativa. Utilissimo ascoltare, confrontarsi, approfondire e poi decisionismo senza figli e figliastri. Un capitolo a parte, sollevato peraltro in campagna elettorale da tutti, il rafforzamento dei vigili, meglio se aderendo alla convenzione per il servizio di polizia comunale tra i Comuni di Albenga, Loano e Finale Ligure.
A CERIALE LA SPIAGGIA PRIVATA DEMANIALE ALL’INSEGNA DEL RELAX
NELL’AGOSTO BALNEARE ITALIANO: UN SOLO BAGNANTE O FORSE UN PAIO
LUNGO LA FASCIA RISERVATA ALLA BALNEAZIONE NUTRITE SCHIERE DI AMBULANTI ABUSIVI
CERIALE ‘MINI CAPITALE’ DEGLI EX MELONARI
ORA COMMERCIANTI AMBULANTI SENZA LICENZA
L’ORDINANZA DI DIVIETO DELLE BICICLETTE SUL LUNGOMARE
E’ STATA EFFICACE, RARE LE VIOLAZIONI, OCCORRE PERSEVERARE
DECORO URBANO ED AFFISSIONE ABUSIVA
RASSEGNA LIBRI DI LIGURIA ORFANA DI DON GERINI, ASCOLI E GALLEA
Savona alla fine del Medioevo (1315-1528). Strutture, denaro e lavoro, congiuntura
Il libro di Angelo Nicolini ha vinto, sabato 8 settembre, il Premio Anthia 2018 alla XXXVII Rassegna Libri di Liguria a Peagna. L’inaugurazione venerdì 31 in Casa Girardenghi ha aperto la Rassegna giunta alla trentasettesima edizione. Nell’edizione 2018 proposti oltre 500 volumi in esposizione. Si è letto di successo della manifestazione, con serate affollate e molto interesse. Dunque tutto bene si direbbe, nonostante alcune crepe organizzative che non è questa la sede per approfondire. Nonostante, sempre leggendo le cronache savonesi e liguri, l’assenza per motivi di salute di mons. Gerini ospite della Casa di Cura ‘La Presentazione di Loano’ e i problemi che accompagnano il mitico prof. Francesco Gallea il quale si è visto tuttavia intervenire in altri appuntamenti culturali in Riviera; infine la scomparsa del fac totum Giancarlo Ascoli e successivamente della sua compagna segretaria Ferdinanda Fantino.
L’Associazione è finita sulle ‘spalle’ più o meno larghe, ci scusino il termine popolare, del dr. Roascio (ottimo curriculum, vedi….) ma che difficilmente può operare in sinergia tra gli impegni professionali a Roma e il ruolo, i compiti richiesti ad un presidente presente ed attivo nell’Associazione di Ceriale – Peagna. E’ probabile che Roascio abbia già espresso il desiderio di fare un ‘passo di lato’, per un successore a ‘tempo pieno’ e sviluppare le attività dell’associazione. Per ora ha prevalso il ‘silenzio stampa’, la ‘testa sotto la sabbia’, accontentandosi di ciò che ‘passa’ l’informazione notarile, molto distratta peraltro verso la realtà. C’è da auspicare che l’impegno della giunta Romano, pur nella diversità dei ruoli e delle competenze (Politiche turistiche e Pubblica Istruzione), possa colmare il vuoto e ridare forza, slancio all’Associazione. C’è bisogno di coesione, bando ai rancori e a meschine ripicche. Il dr. Roascio ne tenga conto per primo e dia il buon esempio, unito al buona senso, non solo quello silenzioso che è solito praticare con una ristretta cerchia.
PEAGNA E’ ARRIVATO IL TERZO PARROCO IN QUATTRO ANNI
La parrocchia di San Giovanni Battista, a Peagna, aveva raggiunto il record diocesano del parroco con oltre 60 anni ininterrotti di apostolato. Don Fiorenzo Gerini, origini a Vessalico come don Leandro Caviglia che è stato parroco di Ceriale (entrambi sono ospiti di RSA, rispettivamente a Loano e Diano Marina) si era guadagnato la palma della ‘longevità pastorale’ nella stessa sede e quale suo primo incarico. Dopo un breve periodo con funzioni di segretario del neo vescovo di Pontremoli (1955) monsignor Giuseppe Fenocchio, nativo di Molini di Prelà (IM), morto ad Albenga il 16 aprile 1996. Nel 2014, don Gerini, con qualche ‘mugugno dei parrocchiani’ ed il buon viso all’obbedienza, aveva accettato di farsi da parte su richiesta del vescovo Mario Oliveri.
Don Gerini, già ‘eminenza grigia’ da Economo al vertice dell’amministrazione finanziaria della Diocesi, con bilanci in salute, contrariamente a quanto è accaduto negli anni dopo le sue ‘dimissioni’ (buco di 5 milioni di Euro che il nuovo vescovo sta ripianando con i suoi collaboratori) lasciava ufficialmente la carica di parroco per dedicarsi al piccolo Santuario della Madonna delle Grazie, in località Capriolo, dove era solito celebrare la Santa Messa, sabato e domenica pomeriggio, con la presenza di una nutrita comunità di fedeli provenienti dal paese, dalle case sparse nella pianura fino a San Giorgio, ai confini con Albenga.
Don Gerini che aveva assistito all’insediamento (2014) del neo parroco don Cosimo Quaranta, reduce dalla parrocchia di Cisano sul Neva e da una missione in Perù. Don Quaranta è tornato a Cisano.
Sabato 18 giugno 2016 ingresso del nuovo parroco don Gianluigi Monti che fino a quel momento diceva Messa a Nasino e Castelbianco. Con la nomina a Peagna ha lasciato Nasino ed ha tenuto Castelbianco abitando, comunque, nella canonica della frazione di Ceriale. Don Monti animato da un buon rapporto con don Gerini e con gli stessi parrocchiani, il mondo giovanile in particolare. Un prete moderno, lontano anni luce si direbbe dai colleghi che indossano talare o clergyman. Don Luigi che nei rapporti con i ‘peagnoli’ della prima e seconda generazione aveva alti e bassi. Qualcuno dei ‘foresti’, con casa a Peagna, osservava un certo distacco, difficoltà persino nel saluto, insomma pare di capire un certo ‘caratterino’ del don. Altri raccontano che durante una Messa, all’Offertorio, bevendo dal calice, avrebbe sussurrato a…. ‘Fosse una Sangria sarebbe meglio…’. Una battuta, forse, ma fa presto a fare il giro…E ancora, che erano almeno cinque mesi che sapeva di lasciare. Avrebbe giustificato l’abbandono “perché c’è chi non è soddisfatto della mia presenza….”. Possiamo aggiungere che le vecchie famiglie del paese si contano sulle dite di una mano, due o tre frequentano la chiesa. Dunque una comunità eterogenea. Come non è da escludere un’ipotesi più verosimile: don Luigi ha manifestato al vescovo Borghetti che prosegue l’opera di rinnovamento, il desiderio di stare vicino alla mamma nel paese natale di Cantù: A 49 anni decideva per il suo bene di fare un percorso inverso. Dal mare di Liguria alla pianura Lombarda.
Domenica pomeriggio il vescovo ha insediato il neo parroco, don Fabrizio Contini, proveniente dalla parrocchia di Diano Borello. Don Fabrizio. originario di Imperia, ordinato sacerdote il 15 marzo 2002 dal vescovo Oliveri, è stato parroco a Tovo San Giacomo e a Giustenice. Per ora don Fabrizio, 47 anni, non ha altri incarichi in una diocesi dove la carenza di vocazioni e sacerdoti non è una rarità e dove è presente una significativa rappresentanza di parroci stranieri, del terzo mondo, indiani e africani. Non mancano casi di quattro parrocchie affidate ad un solo celebrante. Dopo la ‘missione’ di papa Francesco, affidata a mons. Borghetti, sono stati oltre una quindicina seminaristi e preti che hanno lasciato la diocesi. Qualcun altro è ‘a disposizione, in quiescenza. (l.cor.)