Eraldo Ciangherotti, medico dentista affermato, è tra i personaggi pubblici più conosciuti nel Ponente: consigliere comunale e provinciale, combattente anche con l’arma della ‘penna’. Clamorosi gli scontri con Fiorenza Giorgi, il giudice più popolare e impegnato nella ‘difesa della donna’ del savonese, con l’ex magistrato e sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, al quale inviò via posta un ‘pacco di sterco’. Neppure la fine satira di Bellamigo, con trucioli.it, è servita. E poco importa se ha stretti rapporti amicali con il vescovo di Ventimiglia, il loanese Antonio Suetta, tanto da posare abbracciato per le foto destinate ai media. E ancora, valente collaboratore della pagina della diocesi di Albenga – Imperia del quotidiano dei vescovi L’Avvenire. Inviso a molti fratelli massoni, alla sinistra ortodossa, ma strenuo amico del popolino e gran proselitismo berlusconiano. Questa volta, almeno finora, è andata male per via di una condanna, causa presunta diffamazione a maestre di Albenga.
Tremila euro di multa e un risarcimento complessivo da 1500 euro per le due parti civili, ma pare ne avessero chiesti 20 mila. E’ la condanna inflitta dal tribunale penale di Savona al consigliere comunale di Albenga e della provincia di Savona, Eraldo Ciangherotti a giudizio per diffamazione.
I fatti per i quali Ciangherotti, che era assistito dal penalista più affermato del foro savonese Fausto Mazzitelli e dalla collega di studio Mariangela Piccone, era finito a giudizio per commento fatto nel 2013 su Facebook: “A commento di una fotografia del comitato contro il forno crematorio, in aperta critica politica – spiegava Ciangherotti dopo il rinvio a giudizio – nell’ambito di una discussione sui social network mi si addebita di aver dato ad una maestra l’epiteto di ‘sporcacciona’ e ad uno sconosciuto l’attributo di ‘personaggio a cui farei fatica ad affidare la pulizia della cuccia del cane’. Nessuna considerazione è stata data al contesto nel quale la frase è stata pronunciata”. Le parti lese si sono costituite ‘parte civile’ con l’avvocato Luca Morelli di Finale Ligure.
“Avevo definito sporcacciona un’altra maestra presente nell’incriminata fotografia – aveva aggiunto Ciangherotti– quando, quale assessore ai servizi sociali, nel corso di un sopralluogo presso la Scuola, nel 2011, avevo rinvenuto stracci sporchi abbandonati nel lavandino dei bimbi deputato all’igiene delle mani o dei denti. E, quale assessore e medicodentista, mi ero indignato e non le avevo certo mandate a dire”. “Mesi dopo, nel 2013 – aveva aggiunto il consigliere comunale ingauno – un’altra maestra, sempre della stessa scuola, aveva duramente polemizzato contro la giunta comunale che proponeva di collocare un forno crematorio nel cimitero, sostenendo, insieme alla collega e allo sconosciuto, che la realizzazione di tale
impianto avrebbe costituito una vera e propria minaccia per la vita stessa dei cittadini ed, in particolar modo, dei bambini. All’epoca dei fatti, con una affermazione forse un po’ sopra le righe, ma veramente indignato da questa polemica strumentale, avevo risposto a chi denigrava la stessa amministrazione comunale, pubblicamente ed infondatamente accusata di voler il forno crematorio per anteporre i propri interessi economici privati alla salute pubblica”.
“La signora maestra e, insieme a lei lo sconosciuto, si duole di tutto ciò per essere stata accostata alla collega pizzicata ad accompagnare i bimbi a lavare le mani in mezzo agli stracci e spazzoloni per pulire i wc. La polemica all’epoca era stata dura e io lungi dall’offendermi, sulla questione del forno crematorio, cercavo con la mia giunta di contrastare la diffusione di notizie tanto allarmistiche quanto prive di qualsiasi riscontro tecnico. Tornassi indietro visiterei di nuovi quella scuola e mi indignerei per quanto visto; contrasterei coloro che ingiustamente hanno attaccato la mia giunta accusandola di interessi privati” aveva detto Ciangherotti.
“I querelanti, invece, proprio perché risentiti dalle mie precedenti critiche ad una maestra, si sono voluti togliere un sassolino dalla scarpa con un atto di querela che però avrebbero ritirato a fronte di una richiesta di risarcimento consistente nell’esborso da parte mia di 20 mila euro che ho immediatamente rifiutato” aveva riveleato l’ex assessore ingauno che ha però sempre ribadito: “Io non volevo offendere nessuno ma solo difendere una iniziativa che ritenevo utile per Albenga. Resto convinto certe frasi debbano essere valutate nel loro contesto”.
Che farà ora il popolare esponente politico ingauno ? Ciangherotti a trucioli.it: “Attendo le motivazioni della sentenza prima di ogni ulteriore valutazione in merito. Sono convinto della mia innocenza per tante ragioni, il tempo sarà galantuomo.” Forse al di là del giudizio penale resta almeno una certezza, Ciangherotti con la politica non ci ha guadagnato e, almeno di tasca, ci ha rimesso. Non capita tutti i giorni nel panorama della Bella Italia. Forse non è causale, al di là dell’uccellino che canta, se IL Secolo XIX, contrariamente a La Stampa, ha ‘sorvolato’ sulla notizia di giudiziaria. Tandem o non tandem gli informatori dentro i sacri palazzi è giusto non bistrattarli.