Troppo riduttivo rilegare una notiziola che notiziola non è ad una polemica della litigiosissima ‘area della sinistra’. Solo i lettori del blog Nuova Informazione Indipendente (NiNiN), coordinato dal giornalista free lance Mario Molinari, hanno potuto leggere la presa di posizione del savonese e giornalista Mimmo Lombezzi, a proposito del festival ‘Parole Ubikate in mare’ e del suo animatore numero uno, pur dietro le quinte, Stefano Milano (libreria Ubik) che ha definito il re dei polemisti Mario Giordano “un grande giornalista”. E’ al vertice del TG4 da fine gennaio del 2014. E’ stato direttore de Il Giornale della famiglia Berlusconi ed editorialista di Libero, da ultimo scrive per La Verità, di Maurizio Belpietro, ma non solo.
“Prima di definirlo tale…ci penserei due volte ” ha chiosato Lombezzi in un stringato commento affidato a NiNiN. Ed ha aggiunto: “Sicuramente il suo ospite è stato, come Emilio Fede e Paolo Liguori, un Fedele portavoce di quella Weltanschauung (visione del mondo o ideologia ndr) che oscillava fra ‘Forza Gnocca’ e il cattolicesimo Formigonico (quello che metteva in croce Beppino Englaro…); quanto al giornalismo, consiglio a Stefano Milano di rileggersi quello che ha scritto un nostro autorevole conterraneo savonese: Aldo Grasso.
Mimmo Lombezzi
Nessun organo di informazione locale (cartaceo e web, NiNiN escluso) ha ritenuto meritevole di riprendere lo scontro. Non certo per le pagine di pubblicità che la Ubik riversa, hanno considerato la notizia priva di interesse per i loro lettori. Non è un’eccezione !
LEGGIAMO DUNQUE E GUARDA ANCHE CHI SI INCONTRA, QUEL GIOVANNI TOTI VITTORIOSO ALLE REGIONALI E PRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA INFATICABILE PROMOTER: CHE SIA UN CASO CHE PROPRIO I LGURI, TRA I PIU’ ASSIDUI TELESPETTATORI DELLE TV BERLUSCONIANE, ABBIANO PREMIATO IN MASSA GLI UOMINI DEL ‘CAVALIERE ‘E DELLE SUE PERIPEZIE IDEOLOGICHE…, MANCO A DIRLO AIUTATI DAI CLAUDIO BURLANDO, DALL’ILLUMINISMO KOMEINISTA DI CERTA SINISTRA CHE DEL RESTO DECRETO’ TRA L’ALTRO LA MORTE DEL GOVERNO PRODI CHE TRA TUTTI I PRESIDENTI DEL CONSIGLIO SI DISTINSE, NEL SUO SECONDO GOVERNO, PER L’ABBATTIMENTO DEL DEBITO PUBBLICO, PRIMA FERITA SANGUINANTE DEL PAESE, DOPO EVASIONE FISCALE E CORRUZIONE E CHE CONTRIBUISCONO AD IMPOVERIRE IL MERCATO DEL LAVORO GIOVANILE, IL DRAMMA DEI DRAMMI DEL BEL PAESE CON MIGLIAIA DI GIOVANI CHE EMIGRANO OLTRE I CONFINI NAZIONALI ED IN STRAGRANDE MAGGIORANZA NON TORNANO.
«Tabloid»: come speculare sul dolore
Nel mondo dell’editoria, per tabloid s’intendono quei giornali, il cui formato è più piccolo di quelli tradizionali, scritti con un linguaggio per così dire molto popolare: enfatizzazione delle notizie di crimine, gossip, cronaca rosa, vita di corte, lelemorismo a mille, cazzeggio.
Mediaset non contenta di aver dato i natali a «Lucignolo» e a «Bikini!», non contenta di un’informazione che, giorno dopo giorno, sta stranamente rinunciando all’autorevolezza per abbracciare l’insostenibile leggerezza di «Chi», ha dato vita a un nuovo appuntamento, benedetto da Giovanni Toti, Claudio Brachino e Mauro Crippa, che ha spiegato: «Questo è un momento fortunato per l’informazione in tv, la gente vuole essere informata».
Tu chiamala, se vuoi, informazione: parlare dello sciagurato delitto che vede imputato Riccardo Bianchi (con gli amici delle due vittime che su un prato venerano l’immagine dei morti, come se partecipassero a un picnic), invitare in studio Massimo Picozzi (ma può un criminologo parlare in pubblico dei casi che ha professionalmente seguito?), fingere di chiedersi le ragioni della rottura fra George Clooney ed Elisabetta Canalis, intervistare Lele Mora, curiosare sui preparativi delle nozze di Alberto di Monaco, stilare pagelle sui vip.
Tette e delitti: appunto, tu chiamala, se vuoi, informazione (Italia 1, martedì, ore 21.10)…
In studio Monica Gasparini a fare da chioccia a due belle statuine, Silvia Carrera e Monica Coggi: le Charlie’s Angels di tutti i colori della cronaca, ovvero della cronaca che ne combina di tutti i colori.
La serata è partita in nero: ormai la rappresentazione dei delitti in tv, a cominciare da «Chi l’ha visto?» o da Bruno Vespa, segue fatalmente un format. Il che significa svuotare di ogni pietà il racconto, nascondere dietro un formulario la responsabilità personale, spacciare la tv del dolore per informazione.
Aldo Grasso, 30 giugno 2011