Paradosso e presa in giro per le auto “virtuose”: i veicoli Euro 3, 1/3 del parco circolante, emettono 5 volte più particolato del restante parco che è il doppio numericamente! Leggi anche: entro giugno scatta l’obbligo delle valvole termostatiche nei palazzi, già in vigore in Lombardia e Piemonte con sanzioni da 500 a 2.500 euro.L’Italia gioca sempre in ritardo le sue carte e spesso “paga” anche salate multe! Bruxelles che, a fine aprile, ha mandato all’Italia un ultimatum: entro due mesi “adottare ed attuare piani per il miglioramento della qualità dell’aria”, 1 miliardo la multa in caso di inadempienza! 60 giorni la scadenza, ovvero fine giugno!
Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno individuato una strategia proprio in corner: stop ai diesel euro 3 in caso di superamenti giornalieri consecutivi delle polveri sottili ed incentivi per la sostituzione delle auto con motori diesel inquinanti. Saremo in tempo ad evitare la “multa”?
Il patto firmato a Bologna durante il G7 ambiente l’8-9 giugno assieme al ministro dell’ambiente Galletti.
Il blocco alla circolazione dei diesel euro 3 era già operativo a Torino dallo scorso inverno. La pianura padana, data la sua conformazione fisica a catino, è indubbiamente sfavorita per lo smaltimento delle polveri sottili e di altri inquinanti.
Ma per la Comunità Europea sembra che tutta l’Italia non sia tanto “avanti” in queste politiche ambientali, non per niente ha emanato questo ultimatum.
A partire dal 1991 l’Unione Europea ha emanato una serie di direttive finalizzate a ridurre l’inquinamento ambientale prodotto dai veicoli.
Sulla base di queste normative sono state individuate diverse categorie di appartenenza a cui fanno capo i veicoli prodotti dalle case automobilistiche. Sono le cosiddette Euro 1-2-3-4-5 a cui si associa la sigla Euro 0 per i veicoli più inquinanti, immatricolati prima del dicembre 1992:
– Euro 0: rientrano in questa categoria tutti i veicoli a benzina senza catalizzatore e quelli “non ecodiesel”. Si tratta per lo più di mezzi immatricolati prima del 31/12/1992, data dopo la quale è diventata obbligatoria l’omologazione alla classe Euro 1.
Poiché altamente inquinanti, in molte città non possono circolare anche a prescindere dai blocchi del traffico (tranne che per alcune eccezioni come ad esempio le auto d’epoca);
– Euro 1: la normativa è in vigore dal 1993 e ha obbligato a montare sui nuovi veicoli la marmitta catalitica e a usare l’alimentazione a iniezione nei motori a benzina;
– Euro 2: la normativa è in vigore dal 1997 e ha imposto modifiche per la riduzione delle emissioni inquinanti differenziate tra i motori a benzina e i diesel;
– Euro 3: la normativa è in vigore dal 2001 e ha imposto l’adozione di un sistema chiamato Eobd, per tenere sotto controllo il sistema antinquinamento;
– Euro 4: la normativa è in vigore dal 2006 e impone limiti ancora più severi. Anche se in qualche caso era già presente sulle diesel Euro 3, il filtro antiparticolato comincia a diffondersi sulle Euro 4;
– Euro 5: in vigore da Ottobre 2008, la norma Euro 5 per essere rispettata impone l’adozione generalizzata del filtro antiparticolato sulle diesel e riduce anche il livello di emissione delle auto a benzina.
– Euro 6: in vigore dall’1 settembre 2014 per le omologazioni di nuovi modelli, mentre è obbligatoria dall’1 settembre 2015 per tutte le vetture di nuova immatricolazione.
Rientrano nella normativa Euro 6 anche i motori ibridi a energia elettrica oppure con motore completamente elettrico.
Da Euro 1 ad Euro 6 osserviamo una riduzione di circa 6 volte per la HC+NOX e 28 volte di riduzione per il particolato.
Da Euro 3 ad Euro 6 osserviamo una riduzione di circa 3 volte per la HC+NOX e 10 volte di riduzione per il particolato.
Dal 2001, anno di introduzione dell’Euro 3, sono passati ben 16 anni, e permangono ancora in circolazione molti veicoli Euro 0,1,2, e questi veicoli hanno incredibilmente regole “di favore” per la revisione: vi sarà ben capitato di vedere vetusti camion e furgoni che fumano copiosamente. Quanto inquina di più un camion Euro 0 rispetto ad uno Euro 6? Molto, molto di più!
Il paradosso è che i veicoli < Euro 3, approssimativamente 1/3 del parco circolante, emettono 5 volte più particolato del restante parco che è il doppio numericamente!
Il parco veicoli italiani è il peggiore d’Europa, su 36 milioni di vetture circolanti:
14 milioni hanno tra i 10 ed i 20 anni,
5 milioni hanno oltre 20 anni,
10 milioni di auto sono sotto l’Euro 3 (27,7%),
4 milioni non hanno catalizzatore (11,1%).
In Campania il 42% è sotto Euro 3, in Calabria il 40,4%.
Età media degli autobus in Italia: 12,2 anni Italia, 7,9 anni Francia, 7,7 anni Regno Unito, 8,0 anni Spagna, 6,9 anni Germania. In Italia % autobus per classe di inquinamento:
33% < di Euro 3; 27% = Euro 3, 24% = Euro 5, 16% = Euro 6, elettrico, ecc. . Il parco circolante italiano di autocarri pesanti (peso totale a terra di 16 tonnellate ed oltre) ha un’età media di 16 anni. Il parco circolante italiano di autocarri medi (e cioè da 3,5 a 16 tonnellate di PTT) hanno un’età media di 19 anni. Numeri da capogiro! Occorre un rinnovamento e presto!
Paolo Forzano
DA GIUGNO SCATTA L’OBBLIGO DELLE VALVOLE TERMOSTATICHE NEI CONDOMINI CON RISCALDAMENTO CENTRALIZZATO
Entro la fine di giugno 2017 tutti gli immobili con riscaldamento centralizzato dovranno avere valvole termostatiche e contabilizzatori di calore. Quanto costano e quanto fanno risparmiare
Valvole termostatiche, obbligatorie per legge. Come previsto dalla direttiva 27/2012 dell’Unione europea sull’efficienza energetica, prorogato con il decreto Milleproroghe, entro il 30 giugno 2017 chi vive in condomini con riscaldamento centralizzato dovrà installare su ciascun termosifone del proprio appartamento le valvole termostatiche con i contabilizzatori di calore. Sono esclusi da tale obbligo i proprietari di immobili dotati di riscaldamento autonomo e gli immobili in cui sono presenti impedimenti tecnici, come un impianto radiante obsoleto, complesso da adeguare.
Le valvole termostatiche, che cosa sono e a che cosa servono. Le valvole termostatiche sono dispositivi meccanici di termoregolazione che, installati sui termosifoni, permettono una corretta ripartizione del calore tra le stanze di un appartamento, escludendo automaticamente il termosifone quando viene raggiunta la temperatura impostata (compresa tra 0 e 5). I contabilizzatori (o ripartitori di calore) sono, invece, apparecchiature che quantificano il calore effettivamente consumato.
L’obbligo è già in vigore in Lombardia e in Piemonte. Scopo della norma europea è raggiungere gli obiettivi del “Protocollo 20 – 20 – 20”, cioè ottenere, entro il 2020, una diminuzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera e un aumento del 20% dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabile. L’obbligo di installazione è già entrato in vigore alla fine della scorsa estate in Lombardia e in Piemonte: in queste regioni, come nel resto d’Italia, le sanzioni per chi non rispetta l’obbligo scatteranno comunque dopo il 30 giugno 2017.
Quanto costa installare le valvole termostatiche. Secondo i calcoli del Sole 24 Ore, per un appartamento di 80 mq con 6 caloriferi, per installare le valvole termostatiche serviranno circa 1.055 euro (in media si tratta di un’operazione che costa 120 euro a calorifero). La spesa può essere ammortizzata facilmente grazie alle detrazioni fiscali legate a interventi per il risparmio energetico. Per risparmiare sul riscaldamento, poi, bastano pochi gesti e semplici abitudini: abbassando la temperatura da 21°C a 20°C, per esempio, si taglia il 7% della spesa sostenuta ogni anno per il riscaldamento, pari a circa 84 euro.
Quanto si risparmia con le valvole termostatiche. L’installazione delle valvole termostatiche consente di ridurre notevolmente i costi del riscaldamento domestico: la gestione intelligente della temperatura negli ambienti, infatti, riduce il consumo di combustibile in media del 20%. Grazie ai nuovi dispositivi, inoltre, sarà possibile stabilire l’esatto consumo per ogni termosifone: in questo modo quindi ognuno avrà la certezza di pagare solo i suoi effettivi consumi. Per farlo, però, nei condomini bisognerà procedere con l’adeguamento delle tabelle di ripartizione, calcolando coefficienti di adattamento.
Le sanzioni. I condomini che non rispetteranno la norma saranno soggetti a una sanzione amministrativa compresa tra i 500 e i 2500 euro, a seconda delle disposizioni adottate dalle singole regioni.