E’ risaputo una notizia uccide l’altra, una polemica offusca l’altra. E poi l’armadio del dimenticatoio è zeppo. E il cronista con il vizio dell’archivio è amorevolmente ritenuto un coglione dei ‘bei tempi passati’. Ecco il poster: una pagina del Secolo XIX del lontano (?) 16 ottobre 2011. Titolo secco: ‘Binari a monte, a decidere sarà il Tar. Iniziativa di un centinaio di cittadini di Albenga, Alassio, Borghetto….Assoutenti schierata: stazioni troppo lontane dal centro…”. Un danno al turismo, all’economia, ai pendolari studenti inclusi. Lo specchio fedele di quanto accade, con lo spostamento a monte, a Sanremo, Imperia, Diano Marina, Andora. Protestano tutti: sindaci, albergatori, commercianti, sindacati, passeggeri, ferrovieri. Non solo, pochi bus navetta nei giorni feriali, nessuno nei festivi. Infuriato il sindaco Chiappori, leghista, ex parlamentare.
Venerdì 17 Il Secolo XIX – Imperia, a tutta pagina, titola di “Ritardi cronici sulla nuova linea del raddoppio ferroviario, mentre cresce la rabbia e la protesta, l’odissea dei pendolari”. E dire che suonavano le campane a festa per annunciare che finalmente andava in pensione, rottamata la vecchia linea lungo il mare.
Tornando al tema del ricorso al Tar, è vero, quel titolo era sbagliato. E’ presto detto. Il Tar, al quale si erano rivolti i cittadini, attraverso l’avvocato prof. Daniele Granara di Genova, può solo dichiarare la nullità di uno o più atti di un procedimento amministrativo – che possono essere corretti o riproposti – e non può assolutamente entrare nel merito della scelta dello spostamento della linea ferrata di cui si parla dagli anni ’60. (Leggi due illuminanti articoli dell’avv. Stefano Carrara Sutour, già parlamentare 1)…… 2)……. ). Quello pubblicato dal giornale era comunque un’ulteriore integrazione di un ricorso precedente.
Per non annoiare o meglio per essere aggiornati in tema di ferrovie è il caso di ricordare alcune recentissime notizie- novità pubblicate da Il Sole 24 Ore, prestigioso quotidiano della Confindustria. Si apprende che l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di trasferire entro il 2030 il 30 per cento del traffico merci dalla gomma alla rotaia e il 50 per cento entro il 2050. Di pari passo incentivare la ‘cura del ferro’ per i passeggeri anzichè continuare nella realizzazione di autostrade ed arteria stradali. Quindi più traffico ferroviario nel futuro dell’Europa, meno traffico o perlomeno disincentivo all’uso delle ‘gomme’ e meno inquinamento da polveri sottili. Trasferire merci con priorità ( e depotenziare l’uso dell’auto ) dalla strada alla ferrovia. Quindi meno Tir e meno autostrade intasate. Un indirizzo strategico, ricorda il giornale economico per eccellenza, orientato a colmare il ritardo del trasporto ferroviario. Anche con l’attivazione commerciale del nuovo tunnel ferroviario del Gottardo lungo il corridoio Genova – Rotterdam, favorendo il riequilibrio tra le due mondialità del trasporto. E per la Riviera significa soprattutto il turismo, il ‘trasporto’ dei turisti. In parte il ritorno ai tempi in cui il ponente ligure, come hanno documentato su queste colonne gli ingegneri Federico Mazzetta di Savona e Roberto Borri di Alessandria, il responsabile savonese di Assoutenti, Gianluigi Taboga, era collegato egregiamente con il centro ed il Nord Europa. Con migliaia di turisti diretti in Riviera.
GLI OPPOSITORI DEI BINARI A MONTE – Nell’articolo di Luca Rebagliati si ricordava “che tra i più caparbi oppositori dei binari a monte è sempre stato Marco Bregoli, consigliere delegato all’agricoltura nell’amministrazione di Antonello Tabbò. Tra gli oppositori e firmatari del ricorso Assoutenti, l’associazione Verdi Ambiente e Società, famiglie importanti nel tessuto economico ed agricolo della piana: i Vigo, i Balbis, i Calleri, i Cattaneo, gli Anfossi, con Mario il ‘re del basilico’”. L’articolo prosegue citando un forte malessere tra gli abitanti di Leca, Bastia, Campochiesa e della primissima collina di Alassio. Tante persone che non riescono a capire perchè si debbano spendere un mare di soldi per cancellare ettari di terreno coltivato, inserito tra i siti di interesse comunitario ed aree protette. Abbattere 72 edifici abitati, rivoluzionare gli assetti viari ed urbanistici. Si aggiunga – è ancora rimarcato – che il territorio albenganese a già tutto a doppio binario e lo stesso per Ceriale e Borghetto. Tra l’altro, metteva in luce l’agricoltore ambientalista Franco Stalla, si è pure disatteso nel tracciato definitivo di realizzare i binari all’interno della fascia di rispetto dell’Autostrada dei Fiori, deturpando e divorando una quantità enorme di terreno produttivo. Ebbene quel ricorso è rimasto in stand by, nessuno l’ha più ‘coltivato’, ma neppure si è rinunciato.
LA VITTORIA DI QUEL COMITATO A LOANO – Gli anni hanno sbiadito e forse cancellato la vera storia dei binari a monte in quel di Loano. Un Comitato con un centinaio di cittadini e una raccolta firma ancora più copiosa hanno coronato un sogno: il tracciato passa tutto in galleria, addirittura sotto il torrente Nimbaldo e tra l’Autostrada e il Castello Dei Doria. Tutti i terreni agricoli e soprattutto edificabili sono ‘scampati’ al tracciato. Si pensi che era già scattato il ‘regime di salvaguardia’. Bisogna ammettere che è stato un capolavoro dell’allora assessore e poi sindaco Angelo Vaccarezza, grazie al sostegno di un ex potente di governo e di potere, Claudio Scajola. Non un centimetro di suolo loanese è sacrificato alla ferrovia. E la stazione ferroviaria di Loano che per anni era la terza in Liguria come incassi ‘passeggeri’ si è via via vista ridurre le fermate, il movimento e con il trasferimento perderà la stazione, destinata a Borghetto, ai confini con Toirano. Cosa significa la distanza e gli effetti basta chiederlo al sindaco di Diano Marina ex ex parlamentare leghista. Agricoltori e proprietari di terreni riconoscenti a vita al concittadino politico di professione Vaccarezza.
Perdere la stazione in centro, ma soprattutto con la forte utenza del Santa Corona, sarà il destino di Pietra Ligure, dove la futura fermata sarà su un ‘viadotto’ ventosissimo ai confini di Giustenice e Tovo. Addio ‘fermata’ locale a Borgio. E qui sarebbe interessante ascoltare le memorie storiche di cosa è accaduto a Noli, rimasta senza stazione. Lo slogan e l’insegna Stazione Spotorno – Noli avrebbe dovuto significare bus navetta per pendolari, turisti, passeggeri diretti nella cittadina ex repubblica marinara. Risultato: i bus navetta non sono mai entrati in servizio, pochissimi treni fermano a Spotorno (5 km da Noli), unica possibilità la stazione di Savona, collegata al trasporto urbano di Noli e Riviera ogni ora durante la giornata, stop dopo le 24,30. Ma di questo nessuno parla più e il turismo di Noli può attendere. Teatrino analogo alla stazione di Vado Ligure che almeno prima veniva utilizzata da chi voleva raggiungere Savona ed ora di fatto ‘ridotta’ a mini fermata. Chissenefrega, tempi passati !