Il referendum si è concluso. Purtroppo, nonostante gli sforzi di alcuni sostenitori del SI’ o del NO (e io, nel mio piccolo, sono stato uno di questi) di evitare che lo scontro di opinioni (tutte legittime) nel campo antifascista degenerasse in lacerazione.
La lacerazione c’è stata, perché in buona parte non si è votato sul merito del quesito referendario ma sulla scelta di far vincere o perdere il governo e, in particolare, il primo ministro. Così il referendum si è caricato di un eccesso di passionalità che ha finito, all’interno della sinistra, col guardare con astio i propri compagni di viaggio che votavano diversamente, mentre uguale astio non era riservato ai cittadini di destra, soprattutto quando votavano come noi.
Ma ora il referendum è passato e il mondo è rimasto come prima: i padroni del mondo non hanno smesso di dominare perché ha vinto il NO e non avrebbero dominato di più se avesse vinto il SI’. Questo mondo ha ancora bisogno di sinistra, anche se, in tutte le latitudini, la sinistra sembra evaporare e sembra viva solo quando battaglia e si scanna, come i polli di Renzo, con i suoi naturali compagni di viaggio.
Dobbiamo rilanciare una cultura di sinistra, cioè, per come la vedo io, dobbiamo affermare i seguenti punti di riferimento:
Preferire al pronome IO, il pronome NOI. Il pronome IO ha il merito di affermare il valore individuale del singolo contro il conformismo e l’omologazione, ma ha anche in sé il virus di ridurre il mondo e la storia alla propria percezione individuale, ai propri interessi individuali sino alla brutalità del motto fascista “Me ne frego” ovvero della sua versione più raffinata “Fa’ quello che vuoi e non ti curare delle conseguenze”.
Il pronome NOI concepisce il singolo all’interno di un gruppo, di una classe, di una città di un Paese, del mondo intero, anzi ritiene che è proprio nella dimensione del NOI che l’IO si realizza. Certo, anche il NOI è a rischio di abusi patologici quando diviene strumento di coercizione nei confronti del singolo, che, se non si adegua ai valori del NOI, diventa un deviante, un eretico, un sovversivo. Ma questa patologia si manifesta solo quando del NOI si appropria un gruppo dirigente che si autoproclama guardiano e custode della verità del NOI. E invece la verità del NOI è una verità che include e non esclude, che valorizza e non emargina, che libera e non coercisce. Perché, come diceva Rosa Luxemburg, la libertà è sempre la libertà di chi la pensa diversamente da me.
Agire nel presente con le radici piantate nel passato e lo sguardo rivolto al futuro. Non basta cercare di riparare le crepe del presente, mettere toppe agli strappi che si verificano nel tessuto economico e sociale. E’ urgente proporre una speranza per il futuro, per i nostri figli, per i nostri nipoti, per i nostri posteri. La sinistra è utopica per sua natura perché sogna e fa sognare il sole dell’avvenire mentre incombono su noi le nere ombre del presente. Ma utopia non è ubriacatura di sognatori squattrinati. Utopia è leggere nel presente le possibilità di trasformazione e ritrovare nel passato le energie con cui mobilitare fede e speranza. Perché sinistra significa il movimento reale che cambia lo stato di cose presente.
Coniugare radicalità e realismo. Radicalità vuol dire rifiuto del disordine del mondo attuale: rifiuto che la ricchezza mondiale sia nelle mani di pochi, rifiuto che milioni di esseri umani debbano essere sradicati dalla terra d’origine per venire da noi a mendicare sopravvivenza; rifiuto che la politica obbedisca alla finanza e concepisca lo sviluppo solo in termini di aumento della produzione e dei consumi e non in termini di innalzamento dei livelli di salute, cultura, partecipazione della popolazione alla distribuzione della ricchezza e all’assunzione delle decisioni che incidono sulla vita collettiva e in termini di salvaguardia e rispetto dell’ambiente. Realismo vuol dire mettere in campo un piano di fattibilità per costruire un nuovo ordine mondiale; vuol dire capacità di costruire consensi e alleanze valorizzando quello che abbiamo in comune con gli altri che sono scontenti dell’attuale ordine/disordine del mondo.Realismo è anche la consapevolezza che si tratta di un processo lungo e che non è detto che arrivi al traguardo e tuttavia vale la pena spenderci la propria vita.
Non dobbiamo andare lontano per trovare una stella che ci guidi verso un nuovo Natale. Come sanno o dovrebbero sapere quelli che al referendum hanno votato non a favore o contro Renzi ma per difendere e rafforzare la nostra Costituzione, uno dei costituenti, Piero Calamandrei, ebbe a dire che la nostra Costituzione è non solo una dichiarazione polemica contro il passato fascista ma anche contro il presente quando si vede che non ha ancora attuato i valori della Costituzione. Eccola la nostra stella, la nostra Costituzione. Assumiamola come guida alle nostre scelte politiche, smettendo di brandirla come clava contro chi ci propone altre strade.
Questo è il mio contributo a incollare i cocci. Mi piacerebbe che la sezione ANPI di Finale proponesse una riflessione pubblica sul bisogno di sinistra oggi. Se lo farà, mi impegno sin d’ora a dare il contributo che il Presidente e il Direttivo mi chiederanno.
Luigi Vassallo