Martedì 22 novembre 2016, Savona News, quotidiano on-line della Provincia di Savona, a fronte alla allerta arancione, dava ampio spazio al bollettino emanato dall’ARPAL Liguria: “OGGI: piogge a carattere di rovescio o temporale forte continueranno a manifestarsi su gran parte della regione, in particolare su B e D, con minore probabilità su A e E. I quantitativi di pioggia attesi sono significativi su B-D-E. Venti forti da Sud-Est sui rilievi di B e C (50 km/h a 500 metri)”.
MERCOLEDI’ 23 NOVEMBRE: piogge diffuse e persistenti, in particolare su A (quantitativi elevati), su B e D (quantitativi significativi). Intensificazione dei fenomeni su A a partire dal tardo pomeriggio/sera. Durante la giornata si potranno verificare rovesci o temporali forti su A-B-D e, con minore probabilità, su E. Venti forti da Sud-Est sui rilievi di B e C (50 km/h a 500 metri), venti forti da Nord-Est su A (raffiche fino a 60 km/h).
GIOVEDI’ 24 NOVEMBRE: tempo fortemente perturbato con piogge su tutta la regione e temporali, con alta probabilità di fenomeni di forte intensità. Attesi quantitativi di pioggia molto elevati su A, elevati su B-D-E, significativi su C. Venti forti (60 km/h) da Est, Sud-Est su A-B-C fino al tardo pomeriggio/sera. Sui rilievi attesi venti fino a burrasca (75 km/h a 500 metri). Possibili raffiche di forte intensità anche nelle valli di D-E. Mareggiate su A-B-C.
In “Trucioli” – Numero 89 Del 4 Agosto 2016, “Capo Noli Si Sbriciola “, scrivevo che: “…………l’inclinazione dell’asse terrestre che porta la variazione climatica da temperata a sub tropicale umida, con aumento temperatura del mare, piogge e temporali violenti, nubifragi sempre più frequenti [bombe d’acqua], scomparsa progressiva della macchia mediterranea e desertificazione umida.”
L’asse terrestre è inclinato rispetto alla perpendicolare al piano dell’eclittica: questa inclinazione, combinata con la rivoluzione della Terra intorno al Sole, è causa delle stagioni. L’entità dell’inclinazione varia ciclicamente tra circa 22,5° |
Tale affermazione avrà di certo fatto “sorridere” i vari Carlo, Maria, Pino, Teresio, ect, e tutti quanti operano e “ruotano” attorno all’Amministrazione locale, facendo dire: “Costui è matto ! – Panzane del genere non ne abbiamo mai sentite,………ect”
Da Martedì 22 novembre 2016, PM – Mercoledì 23 – Giovedì 24 e Venerdì 25, AM – La cronaca di quanto è avvenuto in queste giornate e le conseguenze che ne sono derivate, sono state riportate da tutti i mass-media regionali e nazionali ed esteri sia di carta stampata che di radio e televisione.
ATTUALITÀ | mercoledì 23 novembre 2016, 19:19 – Allerta Rossa, Limet: “Questa non è una allerta fasulla, rischio che si ripeta quanto avvenuto nel 2014”
“Questa volta l’allerta meteo pare proprio reale ed anche chi fino ad oggi è stato cauto nelle sue previsioni, spesso andando contro a quelle che erano le allerte ufficiali, oggi non risparmia raccomandazioni anche piuttosto serie nelle sue previsioni. Stessa tendenza prevista dalle fonti ufficiali che ha portato il Prefetto a chiedere di attivare informalmente il Com (Centro Operativo Misto) solitamente attivato in caso di emergenze in corso. I pericoli di esondazioni e smottamenti pare, infatti siano concreti e oltre ad avere attivi i Coc nei quali volontari, amministratori e forze dell’ordine coordineranno il monitoraggio del territorio e gestiranno le emergenze, sarà messa a disposizione del prefetto anche la rete informativa del Com di Albenga. Ma per le informazioni meteo le previsioni offerte da Limet sembrano piuttosto chiare “Vorrei che arrivasse un messaggio chiaro, univoco e senza fraintendimenti. Dimenticatevi tutte le allerte più o meno inutili, più o meno politiche, più o meno anti magistratura e mettetevi nell’ordine delle idee che domani lo scenario meteorologico e idrogeologico è quanto di peggio ci si possa aspettare. Certo, si tratta sempre di una previsione e non di una certezza, e come ho già avuto modo di dire questa mattina nella diretta al Buongiorno Regione di Rai 3, è uno di quei giorni in cui firmerei con il sangue affinché si sbagli clamorosamente la previsione. Ma temo che così non sarà, la quantità di pioggia che sarà in grado di sopportare, attutire e drenare il terreno delle zone maggiormente esposte (tutto il settore centro-occidentale) è davvero molto poca, e la tanta che scenderà in quelle zone è destinata a riversarsi in tempi brevissimi nei rispettivi bacini in cui scorreranno impetuosi i nostri torrenti. Il rischio di un evento simile al 15 novembre del 2014 è davvero altissimo, esondazioni multiple che potrebbero interessare gran parte degli alvei fluviali dal genovesato di ponente sino all’estremo imperiese. I dati, le segnalazioni e le notizie che ci giungono da quelle zone sono già allarmanti questa sera. Poche piogge intermittenti lungo la costa (come da previsione) e piogge più convinte nelle zone interne stanno già mettendo sotto stress diversi bacini del ponente. Non fatevi ingannare da ciò che accade lungo la ristretta fascia costiera, non è lì che si manifesta il pericolo, bensì a monte, dove l’occhio umano, spesso non percepisce il potenziale pericolo a cui potrebbe andare incontro. E così, riprendendo spunto dall’ottimo “pezzo” postato ieri dall’amico Vittorio, preferiamo ribadire ancora una volta concetti base di auto protezione: “Alla luce di quanto detto fino ad ora, raccomandiamo vivamente a tutti coloro che ci leggeranno, soprattutto dalle zone citate, di fare tesoro di quanto già accaduto in passato, di non commettere il grave errore di sottovalutare situazioni potenzialmente rovinose, evitando comportamenti incoscienti, dettati da curiosità, manie di protagonismo, o altro, caricarsi di consapevolezza e adottare tutte le misure di prevenzione e auto-protezione possibili. La visita medica, l’appuntamento, lo shopping, l’automobile, la moto, il furgone, il lavoro sono tutte cose importanti, ma non così importanti. Inutile dire quanto speriamo di sbagliare una previsione del genere, ma, ahi noi, non possiamo permetterci di rischiare; a costo di passare per venditori di fumo e meteo-terroristi, noi ci esponiamo.”
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LA RADIO E LA TELEVISIONE – E a proposito di radio e televisione è mai possibile che nel 2016, si ripeta la medesima “solfa”, allora ecco che si sprecano le parole [alla Sgarbi] per accusare governo, Comuni, Parlamento ed organi dello Stato che non hanno “fatto nulla” oppure che non “hanno mai affrontato un argomento in tal senso”; per l’uomo della strada, ligure in particolare, non c’è alcuna differenza tra smottamento e frana, tra slavina e valanga, tra mare mosso e agitato, ma …….. e lo vedremo più avanti. A “buriana finita” ci si limita a contare i danni, e magari ad effettuare una ulteriore “raccolta fondi” da destinare agli alluvionati, od accettare, come tanti beceri, una nuova aliquota sui prezzi dei carburanti, che naturalmente fanno innalzare il così detto “prezzo della benzina“
Non occorre essere dei meteorologi, basta dare ascolto alle “Panzane” e chiedersi il perché è successo, del resto anche i vai addetti ai lavori degli uffici tecnici, comunali in “primis”, non affrontano mai queste tematiche per non suscitare allarmismo, definito “inutile“, alla popolazione.
Ritornando all’inizio, di questo argomento, cerchiamo di spiegare, ove possibile, l’affermazione: “l’inclinazione dell’asse terrestre che porta la variazione climatica da temperata a sub tropicale umida, con aumento temperatura del mare, piogge e temporali violenti, nubifragi sempre più frequenti [bombe d’acqua], scomparsa progressiva della macchia mediterranea e desertificazione umida.”
Zone del mondo a clima subtropicale secondo Troll e Paffen.
Wladimir Köppen [classificazione climatica, proposta nel 1930 – sistema sufficientemente rappresentativo, noto in tutto il mondo] non considerò nessun gruppo climatico come “subtropicale”: l’etichetta è stata variamente applicata al clima mediterraneo (Cs) oppure a varie mescolanze di Csa e a una classe ibrida chiamata clima subtropicale umido in cui confluirebbero Cfa e Cwa.
Gli studiosi tedeschi Carl Trolle KH. Paffen invece considerarono il termine “subtropicale” come sinonimo di “temperato caldo” e quindi vi assegnarono sia il clima mediterraneo che quello sinico e inoltre anche alcuni tipi di clima desertico con escursioni termiche maggiori di quelli posti nella zona torrida.
Tra i climatologi è assente una definizione univoca di “clima subtropicale”: per Trewartha è un clima intermedio tra il clima tropicale e quello temperato, comprendente le zone con almeno otto mesi di temperatura media superiore a 10° C, mentre per John F. Griffiths la temperatura media del mese più freddo deve essere superiore a 6° C.
Secondo una classificazione climatica basata su quella di Köppen, ma modificata per includere una classe subtropicale adatta per lo studio del clima dell’Australia, gli studiosi Harvey Stern, Graham de Hoedt e Jeneanne Ernst hanno stabilito che occorre una temperatura media annua di almeno 18° C per considerare subtropicale una classe climatica. Salvador Rivas-Martínez considera subtropicale non un determinato clima, ma un insieme di bioclimi compresi tra le latitudini di 23° e 35° N e S.
Il clima Subtropicale è presente in quelle aree geografiche al di sotto del Tropico del Capricorno e al di sopra del Tropico del Cancro e i 40° di Latitudine, in entrambi gli emisferi Australe e Boreale.
Il clima subtropicale è caratterizzato da inverni secchi e umidi (con temperature medie intorno ai 19°) che presentano raramente temperature fredde o che scendono sotto lo zero. Le estati sono calde con temperature tra i 24° e i 30° ed umide mitigate dai venti Alisei.
Gli Alisei si formano dall’alta pressione presente nelle zone subtropicali che spingono l’aria verso la zona intorno all’Equatore caratterizzata, invece, da bassa pressione. Questi venti soffiano da nord-est verso sud-ovest nell’emisfero settentrionale, e da sud-est verso nord-ovest in quello meridionale.
Per sei mesi l’anno, da maggio all’inizio di novembre si sviluppa il periodo delle piogge. Mentre i mesi autunnali, settembre ed ottobre, sono i mesi in cui è frequente la presenza di uragani; condizioni particolari del mare si registrano nel periodo che va da settembre e novembre a causa della presenza dei cicloni.
Il clima subtropicale caratterizza le seguenti zone in tutti i continenti con delle regioni specifiche, ed in particolare in Europa: i Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, quali Spagna, Italia, Francia;
Esistono due tipologie di clima subtropicale secondo la classificazione fatta da Koppen: il clima subtropicale umido e clima subtropicale arido.
il clima subtropicale umido è caratterizzato da estati calde e umide, ed inverni miti alternati a periodi di gelo. Le precipitazioni, invece, si distribuiscono in modo uniforme durante tutto l’anno. Questo tipo di clima si trova nell’area sud-est di tutti i continenti, ad esempio, gli Stati Uniti sud-orientali, il Giappone meridionale e la Cina sud-orientale. Anche in Italia troviamo il clima subtropicale umido nelle città di Milano, Torino, Venezia e Bologna.
Sebbene la luminosità solare si mantenga praticamente costante nei millenni, varia invece l’orbita terrestre. Questa oscilla periodicamente, modificando la quantità media di radiazione che riceve ogni emisfero nel tempo, e queste variazioni provocano le glaciazioni e i periodi interglaciali. Ci sono tre fattori che contribuiscono a modificare le caratteristiche orbitali facendo in modo che l’insolazione media degli emisferi vari sebbene il flusso globale di radiazione rimanga lo stesso.
Si tratta della precessione degli equinozi, dell’eccentricità orbitale e dell’obliquità dell’orbita o inclinazione dell’asse terrestre. Tali studi vennero per la prima volta affrontati e parzialmente risolti dal geofisico serbo Milutin Milanković e tali cicli orbitali vanno sotto il nome appunto di cicli di Milanković. Tali cicli sarebbero in grado di spiegare i cambiamenti climatici globali su scala temporale di 100.000 anni ovvero pari al periodo delle glaciazioni/deglaciazioni in linea con quanto osservato negli studi proxy dei carotaggi antartici.
In alcune occasioni avvengono eventi di tipo catastrofico che cambiano l’aspetto della Terra per sempre. Il primo di questi avvenimenti catastrofici avvenne 65 milioni di anni fa. Si tratta degli impatti meteoritici di grande dimensione. È indubbio che tali fenomeni possano provocare un effetto devastante sul clima, liberando grandi quantità di CO2, polvere e ceneri nell’atmosfera a causa di incendi in grandi regioni boschive.
Recentemente hanno contribuito terremoti di grande intensità:
Il terremoto di Sendai e del Tōhoku del 2011 (東北地方太平洋沖地震 Tōhoku chihō taiheiyō-oki jishin?, “terremoto in alto mare della regione di Tōhoku e dell’oceano Pacifico”), si verificò l’11 marzo 2011 al largo della costa della regione di Tōhoku, nel Giappone settentrionale, alle ore 14:46 locali alla profondità di 30 chilometri. Il sisma, di magnitudo 9,0 (secondo l’USGS), con epicentro in mare si è generato nella prefettura di Miyagi. La zona presso l’epicentro ha tremato per circa 6 minuti, raggiungendo una magnitudo momento di 9,0. Sulla terraferma, circa 100 km dall’epicentro, si è rilevato un valore di scuotimento sismico massimo (Intensità Mercalli Modificata), corrispondente al nono grado.
L’accelerazione del suolo ha raggiunto picchi di 2.99 g. Ulteriori scosse si sono succedute dopo quella iniziale delle 14:46.
In una nota il Governo Centrale Nipponico ha così definito gli effetti del sisma:
“La grande energia del sisma potrebbe aver causato, secondo alcuni calcoli, spostamento dell’asse terrestre di circa 17 centimetri (inizialmente stimati 10 cm) e spostato le coste del paese di 4 metri verso Est causando anche mutazioni del fondale marino”.
Ed hanno contribuito eruzioni esplosive di notevole intensità:
Si potrebbe quindi relazionare l’evento di Chichulub (nello Yucatan) con il periodo di forti eruzioni dei vulcani dell’India, in quanto questo continente si situa circa agli antipodi rispetto al cratere di impatto. A causa di un impatto sufficiente, l’atmosfera potrebbe cambiare rapidamente, analogamente all’attività geologica del pianeta e alle sue caratteristiche orbitali.
L’eruzione vulcanica più distruttiva e potente dalla fine dell’ultima Era glaciale, si è verificata in Indonesia, nell’aprile del 1815 dal vulcano Tambora. Quell’eruzione esplosiva, creò disastri di proporzioni bibliche: “La fitta polvere rimase in atmosfera per moltissimo tempo, rendendola opaca, ed impedendo ai raggi solari di penetrare l’atmosfera per arrivare sul suolo terrestre. Questo ha comportato un notevole cambiamento climatico a livello planetario, con inverni freddissimi, estati mancanti, raccolti carenti ed un considerevole depauperamento di vaste aree del pianeta. L’anno successivo l’eruzione, il 1816, in tutto il mondo, verrà ricordato nella storia come “l’anno senza estate”.
Il vulcano Krakatoa (Krakatau in lingua originale) si trova nell’isola indonesiana di Rakata, vicino le famose isole di Giava e Sumatra. Questo vulcano, da sempre, aveva abituato la gente del posto con le sue violente esplosioni. Ma la più furiosa e disastrosa di tutte si verificò nel 27 agosto del 1883, con una potenza equivalente a 200 megatoni (200 volte la bomba atomica sganciata su Hiroshima), distruggendo due terzi dell’isola e producendo il frastuono più forte mai udito sulla terra, un boato sentito persino a Perth, in Australia, a oltre 2.000 kilometri di distanza.
L’eruzione del 1883 fu tra le più dannose esplosioni vulcaniche nell’era moderna, seconda solo alla esplosione del Tambora, ha provocato uno tsunami con onde alte 40 metri; L’esplosione fu cosi violenta che, le onde d’urto generate fecero ‘il giro del mondo’ per 7 volte.
Due anni fa, ad aprile 2010, era stato il vulcano islandese Eyjafjallajökul (un nome difficile da pronunciare a chi non è madre lingua islandese) a mettere in ginocchio i trasporti aerei sull’Europa del nord, con una colonna di fumo e ceneri che si estese fino alla Francia.
La più catastrofica eruzione di cui si ha notizia, sembra essere stata quella del supervulcano Toba, situato nella parte settentrionale dell’isola di Sumatra in Indonesia, che si fa risalire a 70-78 000 anni fa.
Un’altra eruzione che ha segnato una tappa nella storia della Terra è la cosiddetta “Eruzione minoica di Thera”, o eruzione di Santorini. Essa fu uno degli eventi più catastrofici dell’antichità, del quale si hanno tracce certe, anche se tramandate più nelle leggende che nella storia scritta.
Le stime attuali, basate sulla datazione del radiocarbonio, indicano che l’eruzione è avvenuta tra il 1627 a.C. ed il 1600 a.C. L’eruzione devastò completamente l’isola di Thera (Santorini), compreso l’insediamento minoico di Akrotiri che, secondo molti studiosi, sembra avesse fornito a Platone la base storica riguardo ad Atlantide. Sembra infatti che il magma sottostante al vulcano venne a contatto con l’acqua marina poco profonda dell’insenatura, provocando una violenta esplosione di vapore.
Ora vediamo due eventi similari che hanno devastato alcune zone del pianeta:
Sono entrambi CICLONI – La prima, foto satellitare di Katrina scattata alle 14 del 29 agosto 2005 dalla NOAA, una agenzia federale statunitense che si interessa di meteorologia (AP Photo/NOAA); la seconda foto satellitare del 22 c.m. di Meteo Sat maltempo e alluvione in Liguria.
Un uragano è una violenta tempesta che si forma da una circolazione ciclonica sopra un oceano, con venti che superano i 137 Km/h [1] i quali ruotano intorno ad un’ area centrale di bassa pressione denominata occhio, dove i fenomeni sono nulli [2] e la nuvolosità si presenta scarsa. Tale movimento intorno all’occhio del ciclone avviene in senso antiorario nell’ emisfero Boreale ed orario in quello Australe. A seconda della velocità del vento tale circolazione ciclonica viene cosi definita e classificata.
[1] – vento in quota che scende a 100 Km/h per effetto delle montagne che fanno da schermo
[1] – martedì 22 c.m. PM – Assenza di vento e niente pioggia
PERTURBAZIONE TROPICALE( tropical disturbance )
Costituita da un’area con presenza di violenti temporali in spostamento dalle zone tropicali verso le coste.
DEPRESSIONE TROPICALE( tropical depression ) Circolazione rotatoria con venti costanti intorno a 70 Km/h.
TEMPESTA TROPICALE( tropical storm ) Distinta circolazione rotatoria con venti che soffiano tra 71 e 135 Km/h,solitamente l’anticamera dell’uragano o il suo stadio finale una volta toccata la terraferma.
URAGANO (hurricane). Pronunciata circolazione rotatoria con venti che soffiano oltre 135 Km/h. Il suo nome deriva secondo alcuni studiosi dal nome del Dio Caraibico “HURICAN” Inoltre a seconda delle diverse zone in cui si manifesta assume un nome diverso:
HURRICANE( Uragano ) – TIFONE – CICLONE – WILLY WILLY [forms[edit]. Alternative spelling of willy willy. Noun[edit]. Willy–willy (plural willy-willies). (Australia) a severe tropical cyclone or dust Devil].
Venerdì 25 c.m e sabato c.m., è tornato il sereno e si sono aggiornati i danni. Sul quotidiano “La Stampa” si legge: “Alcuni giorni di pioggia. E ventidue anni fa, il 5-6 novembre ’94, il Tanaro e gli affluenti in piena sconvolsero la geografia del Basso Piemonte. Le colline cedettero come ferite da profondi graffi. L’acqua arrivò ovunque e quando si ritirò portò con sè 29 vittime nella sola provincia di Cuneo. Una settantina in Piemonte. La più piccola, Riccardo Sobrino di Alba, aveva solo 5 anni. Ponti crollati, frane che sbriciolarono le montagne, strade ridotte a brandelli rubarono la vita a coppie, pensionati, giovani. Danni incalcolabili, per centinaia di miliardi tra rimborsi ai privati, attività commerciali e industriali, opere pubbliche. Anni di lavoro per riportare la situazione alla normalità.
Città e paesi che cambiarono, comunque, volto per sempre. Su «La Stampa» di lunedì 7 novembre ’94, Nuto Revelli scrisse: «La speranza è che questa lezione non si ripeta. Tornerà il sole. Si ricostruiranno le strade e i ponti. Ma dovremo uscire dall’ignoranza di sempre. O impareremo a rispettare il territorio o questa storia continuerà a ripetersi». Profetico. Ma la memoria è servita per far sì che negli anni a venire nuove alluvioni provocassero sempre meno disastri. E questa volta il Piemonte e i piemontesi si sono fatti trovare pronti. «Cittadini e amministratori ne hanno fatto tesoro – dice l’attuale assessore regionale alla Protezione civile, Alberto Valmaggia -. Dai fatti del ’94 sono nate una nuova coscienza, preparazione e consapevolezza dell’importanza della tutela del territorio. Ne fanno parte anche le esercitazioni costanti che, anche adesso, hanno evitato guai peggiori».
Dal ’94 al 2016, tecnici, sindaci, Regione, Aipo hanno predisposto piani idrogeologici, andando a intervenire là dove possibile. In primis sugli argini, trascurati da anni, se non di più.
È occorso tempo, ma città e paesi lungo l’asta del Tanaro, nonché molti torrenti, sono stati protetti con interventi di difesa spondale. Nei giorni scorsi le barriere hanno svolto il loro ruolo, anche se il livello molto più abbondante (si era calcolata una piena di ritorno a 200 anni) dell’acqua ha provocato ugualmente esondazioni e danni. «Un elemento importante viene dai ponti – spiega Marco Botto, allora assessore provinciale di Cuneo ai Lavori pubblici -. Nel ’94 quelli con più pilastri nel fiume fecero diga. Penso a Ceva, Bastia, Farigliano, Alba, Garessio. Ne crollarono 45, 81 quelli compromessi. Così sono stati adattati o rifatti, con una sola campata. E nei giorni scorsi, a parte il ponte di Garessio ancora antico, l’acqua del fiume è defluita senza ostacoli».
Ad Asti dove il Tanaro si è fermato poco sotto ai livelli del 1994, i nuovi argini hanno retto bene, tuttavia manca ancora la «cassa di laminazione» verso Alessandria.
Con i nuovi Piani regolatori qualche azienda o casa si è trasferita (a Clavesana tutta borgata Borra), lontana dalle aree golenali. Vedere Clavesana oggi fa venire voglia di gridare ai miracoli: un paese rinato dopo essere stato messo in ginocchio. “
Ed il territorio Ligure, Savonese in particolare ?
Dalla CRONACA | giovedì 24 novembre 2016, 18:49
“I peggiori danni si sono avuti a Borghetto S. Spirito, Toirano e Pietra Ligure. Invece a Loano, Borgio Verezzi, Finale e Spotorno la situazione è rimasta maggiormente sotto controllo
Pur non raggiungendo i picchi di criticità dell’entroterra di Albenga e della Valbormida, dove si è persino assistito a frane e a crolli di infrastrutture, anche l’area Loanese, Pietrese e Finalese è stata gravemente flagellata dal maltempo”
Luana Isella, geologa, consigliere con delega alla Protezione Civile del Comune di Loano e lei stessa facente parte del gruppo AIB (Antincendio Boschivo e Protezione Civile) che raccoglie i Comuni di Loano, Toirano, Boissano e Balestrino. Membro del direttivo dell’Associazione No Proft Amici del Carmo: “il peggio è passato. Tutto ha rispettato le previsioni di allerta e quindi siamo stati meglio preparati come struttura, grazie a un adeguato preavviso. Vorrei dire un grazie a tutti i volontari sul territorio, all’Ufficio Tecnico del Comune, alla Polizia Municipale e al sindaco, che ha affrontato un paio di notti insonni per preparare tutto e di certo ne seguiranno altre. Dovremo vedere se ci saranno ferite permanenti sul territorio e interventi da fare sulla lunga distanza, ma questo lo sapremo solo a pioggia cessata“.
La differenza sta nell’operato delle varie amministrazioni comunali che dal ’94 prima e dal 2014 poi, hanno sempre sottovalutato la fragilità del territorio.
La fragilità del territorio italiano: il livello raggiunto nel consumo di suolo e il rischio idrogeologico costituiscono un insieme di criticità che determina una strutturale debolezza economica e una costante fonte di tensione sociale, si pensi alla Liguria degli ultimi anni. Fenomeni estremi sono ricorrenti nel nostro paese fin da tempi molto lontani, anche se il cambiamento climatico ci obbliga a confrontarci con una frequenza ben diversa e con intensità a cui non eravamo minimamente abituati.
Le scienze legate alla meteoclimatologia, quelle che affrontano i temi inerenti l’idraulica e l’idrogeologia vanno fatte interagire fra loro e con l’urbanistica, la statistica e l’economia, anche per comprendere davvero la sostenibilità dei costi di carattere economico e sociale dell’agire e del non agire. La comunicazione stessa, in tutti i suoi aspetti, va messa in relazione al resto, sia nella necessaria diffusione delle conoscenze, sia nel momento delicatissimo e difficile di gestione dell’allerta e di comunicazione del rischio.
“Già tanto da noi non piove quasi mai” “Ma cosa vuoi che facciano due gocce d’acqua“; “I torrenti sono quasi tutti secchi, persino il Centa ha poca acqua” “Il
rio Noli, detta la Fiumara, che porta acqua al mare solo quando piove forte, a seguito della << terapia d’urto>> come la definisce il sindaco Giuseppe Niccoli, è stato rinaturalizzato”
Non è con la naturalizzazione che si attenuano i rischi idrogeologici a fronte di eventi estremi, come quest’ultimo avvenuto; occorre predisporre una adeguata sistemazione idraulica, collegata al riassetto urbanistico, viario e idrogeologico della zona a ponente del centro storico (tra la via Aurelia e piazza Aldo Moro).
La passata amministrazione, nel 2008, a parte la scervellotica idea di una fantomatica galleria-scolmatore sotto Castello Ursino, ha pensato di realizzare delle “paratie mobili”
Il quotidiano “La Stampa” di martedì 26 e venerdì 29 novembre documenta, anche con fotografie, la definitiva realizzazione delle paratie mobili, che in piccolo funzionano come il «Mose» di Venezia, e che, in caso di piena del rio Noli, si alzano per proteggere il centro storico, anti alluvione installate nei tre varchi pubblici di possibile inondazione del centro storico da parte del torrente S.Antonio. Trattasi di un’opera positiva di indubbio valore per la prevenzione, così come la prevista messa in sicurezza dei circa 90 varchi (finestre, porte, sfoghi igienici ecc.) presenti lungo l’intero percorso del rio da piazza Aldo Moro a mare.
Inoltre è del luglio 2013 l’approvazione del progetto preliminare rivolto alla mitigazione del rischio da eventi di piena e alla riduzione del materiale solido trascinato nel tratto terminale combinato, cioè coperto, del rio Acquaviva e del rio Noli. L’intervento prevedeva, tra l’altro, la realizzazione di una briglia idraulica in cemento armato, rivestita in pietra e, ai lati, in legno, la radicale pulizia del fondo, il rifacimento di tratti di muro.
Argini e pulizia radicale di fiumi, torrenti, e canalette, sono ancora argomenti sottovalutati in Liguria; le varie amministrazioni non li ritengono validi per “sperperare” fondi pubblici dai loro “esigui” bilanci.
Contribuiscono e non sono da sottovalutare che le tratte finali dei corsi d’acqua che sfociano in mare devono essere abbassate; i ripascimenti possono andar bene, se adeguatamente realizzati, e occorre tener presente che gli edifici tutti debbano ritenersi sicuri al di sotto delle linee piezometriche.
Alesben B.