Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La faglia di Capo Noli: terremoto o bradisismo. Ecco le aree a rischio


Leggo su trucioli che l’argomento “Capo Noli si sbriciola” è stato letto da poche persone. Ciò fa supporre che l’argomento, ostico alla massa, non interessi più di tanto, ovvero l’interessamento del popolo è rivolto più a temi di carattere politici pecuniari che non all’aspetto scientifico. Quando poi capita e potrebbe capitare la devastazione occorsa nell’Italia centrale, allora si sprecano le parole [alla Sgarbi] per accusare governo, comuni, parlamento ed organi dello Stato che non hanno “fatto nulla” oppure che non “hanno mai affrontato  un argomento in tal senso”. Ci si limita a contare le vittime, i feriti, i danni, ad effettuare “raccolta fondi” pro terremotati,  senza arrivare a chiedersi il perché è successo. Così si fa il gioco di coloro che nonostante le normative vigenti, nazionali ed internazionale, si arricchiscono sulla pelle del popolo lavoratore. Del resto anche i vai addetti ai lavori degli uffici tecnici, comunali in “primis”,  non affrontano mai queste tematiche per non suscitare allarmismo, definito “inutile”,  alla popolazione.

Il risultato è il medesimo solo che con il secondo non senti il “botto” e Capo Noli si sta sbriciolando. Tu non fai niente? , rimproverano gli elettori al proprio Sindaco. Poverino ! Lui proprio non centra nulla, se non marginalmente, in quanto il problema è un altro: terremoto o bradisismo quale dei due ?

Ricordo, una quarantina di anni fa, nella Bassa, gli abitanti ed elettori di un paese, il cui territorio si trova sulla sponda sinistra del fiume Oglio, fecero la medesima domanda al Signor Sindaco di allora per un aumento notevole di talpe. Costui rispose, con arguzia: “Tutte le notti percorro l’argine maestro con la doppietta e se incontro una topina gli tiro” Anche lui non poteva assolutamente risolvere il problema ch era un altro: talpe o nutrie.

La causa dei terremoti è il guaio dell’Italia, e della Liguria in particolare, perché le placche tettoniche mettono il nostro paese in una tenaglia. Dal Sud spinge la placca africana, che caccia l’Italia come uno sperone dentro il continente europeo. Dall’est si sommerge la placca adriatica sotto l’Italia, dove si accumula l’Appennino, che attraversa la terra da Nord verso Sud come un fazzoletto piegato. All’Ovest spinge l’Europa.

Intrappolata in questo modo, il terreno del Belpaese è frantumato come una lastra di vetro distrutta. Il mosaico di queste placche pesanti milioni di tonnellate e profonde per chilometri si spinge uno contro l’altro come pezzi di un puzzle, che vengono spinti da tutte le parti. Lungo queste articolazioni si ammassa la tensione, che poi si scarica regolarmente nei terremoti e/o bradisismi [1]

La Liguria è una Regione che annualmente si solleva di pochi mm all’anno; il problema sta nella fragilità delle sue Falesie e dalle “beach rocks”, quest’ultime piattaforme addossate a falesie in rapida evoluzione, che si  ritenere  siano ancora in formazione.

Il bradisismo (dalgreco βραδύς bradýs, “lento” e σεισμός seismós, “scossa”) è un fenomeno legato alvulcanismo consistente in un periodico abbassamento (bradisismo negativo) del livello del suolo, relativamente lento sulla scala dei tempi umani (normalmente è nell’ordine di 1cm per anno) ma molto veloce rispetto ai tempi geologici. Non è avvertibile in se stesso, ma riconoscibile visivamente lungo la riva del mare, mostrando la progressiva emersione o sommersione di edifici, coste, territori.

Quando il fenomeno del bradisismo è così violento, può essere accompagnato da numerose scosse telluriche.

Capo Noli è percorso dalla S.S. N° 1 – Aurelia – e la  La Regione Liguria ha deciso, di autorità, al fine di ovviare ai fenomeni di terremoti e/o bradisismi, di realizzare una galleria di by-pass e destinare il tracciato storico da dismettere a pista ciclo pedonale.

Tra le concause che contribuiscono al distacco di masse dalla parete sovrastante l’arteria stradale, contribuscono  pure le oscillazioni degli automezzi in transito sulla litoranea [anche la macchina del sindaco produce tale oscillazione]; il rippaggio e le risacche del moto ondoso che è particolarmente elevato in quanto siamo a contatto con il mare aperto; l’aumento della temperatura che favorisce il distacco di rocce o gruppo di esse [vedi Alpi e Dolomiti]; l’inclinazione dell’asse terrestre che porta la variazione climatica da temperata a sub tropicale umida, con aumento temperatura del mare, piogge e temporali violenti, nubifragi sempre più frequenti [bombe d’acqua], scomparsa progressiva della macchia mediterranea e desertificazione umida.

E’ assolutamente evidente la grande funzione attrattiva di capo Noli, la zona carsica finalese più suggestiva dell’intera Liguria di ponente: i turisti vengono attratti da tutta Europa ed oltre, ma il magnifico ambiente naturale è anche una grande piacevolezza per chi abita nella zona e percorre l’Aurelia sul capo Noli. Pertanto mantenere questa fruizione intatta è sicuramente un grande motivo di interesse sia per il turista che per il cittadino.

E’ evidente che la destinazione della attuale Aurelia a futura pista ciclo-pedonale non darà una soluzione ai problemi di sicurezza e manutenzione attuali, infatti le pietre continueranno a cadere come lo hanno fatto finora, e ci saranno sempre equivalenti spese di manutenzione periodica o straordinaria.

 Presidente del Comitato Casello Albamare, scrive:

“Al mondo è più facile “copiare” “prendere ispirazione” che inventare ex-novo: ed allora perché non vedere soluzioni “belle” esistenti? Una di queste soluzioni è già stata realizzata a Riva del Garda, provincia di Trento sulla Gardesana occidentale. In una zona con gli stessi problemi di capo Noli è stato realizzato un sistema di parasassi [vedi figura 1] in acciaio che lascia una grande visibilità verso il lago e l’ambiente. Molto di più di una galleria parasassi, è una bella “cornice”: è’ stata realizzata in una regione d’Italia tra le più rispettose dell’ambiente, …”

Tra le voci che circolano, vista la già esistente proposta di galleria di by-pass, c’è quella di sfruttare l’esistente galleria artificiale Fs, per avere un intervento migliorativo rispetto alla sicurezza, che sia più economico ed efficace.

È una soluzione  non fattibile per questi motivi:

Nel campo delle opere in galleria, relative al settore stradale, le norme che stanno maggiormente caratterizzando gli indirizzi progettuali negli ultimi anni sono le seguenti:

– nel campo geologico, geotecnico e strutturale: D.M. 14.01.2008;

– nel campo della sicurezza: Dlgs. 5.10.2006, n. 264;

  • – nel campo della progettazione stradale: D.M. 5.11.2001, G.U. n°3 del 03/01/2002; D.M. 14.01.2008.

  • La galleria di Capo Noli è, si fa per dire, in un discreto stato di conservazione ed è percorribile lo stretto necessario, con la formazione delle falesie, e sotto la spinta di fenomeni scarsici e di fessurazioni – può poco oltre il ciglio della grande falesia, a partire dalla zona dell’osservatorio fino a circa la galleria del Malpasso, è presente una frattura aperta di diversi centimetri, che corre più o meno parallela al ciglio e separa verticalmente la parte esterna della parete dalla zona retrostante – [A] [la stessa condizione è quella della Caprazoppa].

La frattura è simile, ma meno eclatante, di quella detta “Faglia di S. Andrea” in California, e la sua origine ha inizio con la chiusura dell’oceano ligure piemontese [vedi Natura, Scienza, Paesaggio : “L’orogenesi alpina e la geologia delle alpi”], che all’epoca dei dinosauri, separava l’Africa dall’Europa. [Placche] Il destino degli oceani è quello delle montagne sono legati insieme: per ogni oceano che scompare una nuova catena montuosa nasce. A questa regola non fanno eccezione  le nostre Alpi, iniziate sotto il dominio dei grandi rettili e più precisamente a 250 milioni di anni fa.

Or dunque esaminando il “terreno” dove corre il vecchio tunnel ferroviario [vedi figura 2], teniamo presente che la linea Genova-Ventimiglia risale a circa 150 anni fa e che la sezione della galleria dovrebbe essere quanto meno raddoppiata. tale raddoppio andrebbe ad interessare ed operare in un contesto che attraversa ammassi rocciosi instabili, dove le venute d’acqua si sono accentuate, dove corre la frattura sopra detta e quindi lo stato complessivo è di precarietà. [A]

                   Capo Noli – Come gran parte della Liguria, è in forte sollevamento lungo le faglie

(indicate in rosso)

[A] – Foto (14,11) gentilmente concessa in esclusiva da Michele Motta, tratta  a pag. 236 dal volume:

        ”I  processi di modellamento del paesaggio terrestre” – 2015

Motta Michele, nato a Torino il 4.9.1965, residente a Torino, Via Martiniana 20 (tel. 011336067). Laureato in Scienze Geologiche in quattro anni, con 110 e lode nell’A.A.1986-1987 con una tesi su “Geomorfologia climatica e strutturale dell’altopiano carsico delle Manie e dei bacini idrografici limitrofi” con allegate “Carta geomorfologica”, Carta dell’acclività dei versanti”, “Carta della superficie delle vette”,”Carta della stabilità geomorfologica”.

Nel 1988 è stato ammesso al Dottorato di Ricerca in “Mineralogia e Cristallografia” (IV ciclo), che ha frequentato per due anni occupandosi delle interazioni fra posizione geomorfologica, clima e sviluppo di fillosilicati argillosi in suoli e prodottid’alterazione.

In quest’ambito ha seguito lo stage di formazione

“Techniques d’analyses et d’imageries par microscopies electroniques” organizzato dal CPMSI, Université d’Aix-Marseille 2, e il corso teorico-pratico di Microanalisi-X presso l’Istituto di Mineralogia e Petrologia di Modena, conseguendo il 7.1.1991

l’abilitazione all’uso del SEM-EDS presso il Dipartimento di Scienze della Terra di Torino.

Dal 1990 è ricercatore, e dal 1999 professore associato presso la Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università di Torino, raggruppamento D02A, afferente al Dipartimento di Scienze della Terra.

Fa parte dal 1988 del Gruppo Geografia Fisica e Geomorfologia.

E’ membro cooptato del Comitato Glaciologico Italiano, di cui è anche operatore glaciologico sin dal 1984.E’ membro dell’Unità Operativa di Torino del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide, sottoprogetto Glaciologia e Paleoclima.

Sul fianco settentrionale di Capo Noli, ad una quota di alcuni metri s.l.m., affiorano depositi fossiliferi.il tratto compreso fra Villa Meyer e la punta estrema del capo è costituito da una falesia subverticale. Vi affiorano due formazioni prequaternarie, entrambe appartenenti alla Serie di Carpe dell’Unità brianzonese esterna di M. Carmo-Rialto:

Dolomie di San Pietro dei Monti  

A Capo Noli sono costituite da calcari dolomitici grigi, a stratificazione spessa e ben definita. Sono interessati da abbondanti microfratture, variamente intersecantesi, che sulle superfici esposte agli agenti atmosferici favoriscono la formazione di un fitto reticolo di graffi carsici, rendendo questi litotipi facilmente riconoscibili

Calcari di Val Tanarello  

Sono rappresentati a  Capo Noli da calcari ceroidi, rosati, bianchi o grigio azzurrini, a stratificazione spessa o massicci. Sono molto sensibili all’aloclastismo, che conferisce un caratteristico aspetto saccaroide. Sono datati al Malm.

Queste due formazioni sono a contatto per una faglia [] inversa [1 parallela alla costa. Su di esse, in tasche di varie origini, si osservano in discordanza le brecce, le pelite e le alabastriti.

Questo tratto di costa è costituito da una falesia subverticale, in parte protetta attualmente dall’abrasione marina grazie alla costruzione di una scogliera artificiale.

I processi erosivi agenti sulla falesia sono essenzialmente quattro:

carsismo, che si sviluppa tanto sui calcari puri che su quelli dolomitici;

abrasione marina;

aloclastismo, che tende ad originare forme miste con processi carsici;

processi gravitativi;

All’azione esclusiva di processi carsici sono attribuibili le forme più antiche, originatesi in ambiente ipogeo: la Caverna di Capo Noli, formatesi come tubo freatico, e la piccola grotta che si apre presso di essa, ha invece la morfologia tipica delle cavità formatesi in condizioni vadose [detto di  acqua di origine meteorica che penetra e circola nel sottosuolo]. A queste due grotte si accompagnano numerose diaclasi [frattura delle rocce di dimensioni notevoli] e fori, sovente allargati all’abrasione marina e dell’aloclastismo, che spesso ospitano depositi quaternari.

L’abrasione marina, operando in concomitanza con processi di erosione biologica (molluschi ed altri organismi perforatori) e carsici, ha formato solchi e nicchie di battente, in alcuni dei quali, ormai “inattivi” e sospesi sul livello del mare, si sono conservati depositi quaternari di riempimento.

La concomitante azione del carsismo e dell’aloclastismo ha provocato la formazione di alcune kamenitze marine ed ha parzialmente rimodellato i solchi di battente sospesi. Tutti i processi summenzionati, agendo più intensamente su alcuni strati più erodibili dei Calcari di Val Tanarello e dei depositi quaternari, hanno formato gradini morfologici, che spesso prendono l’aspetto di lunghe e continue cenge suborizzontali o poco inclinate.

,; da queste proviene il grande accumulo di crollo presso Villa Meyer, in cui l’erosione ha formato un arco naturale.

Evidentemente anche il tratto di suolo vicino al Serapeo [ struttura religiosa] subì la stessa sorte: lenta immersione e poi di nuovo emersione. Questo movimento in su e in giù si chiama bradisismo alternato.

Vi sono però altri casi in cui il movimento è in un solo senso. In Liguria vi è la grotta di Bergeggi che presenta incrostazioni di molluschi marini fino a 6 m di altezza. Poiché non risulta che un tempo quella grotta fosse emersa, si pensa che essa, con tutta la zona intorno, si muova solo verso l’alto. Tale movimento si chiama bradisismo negativo (perché il mare viene respinto).

[1]

La faglia di Amatrice

Sin dalle primissime ore dopo il terremoto di magnituto 6.2 della notte del 24 agosto in Italia centrale, molte squadre dell’Ingv si sono attivate per recarsi nell’area epicentrale e studiare più da vicino quanto stava accadendo. Intervenire prima possibile è molto importante per capire cosa è successo durante un terremoto di questa entità.

Per esempio la distribuzione di aftershocks, e quelli che avvengono nelle prime ore sono più chiaramente legati alla faglia stessa. Nelle ore e nei giorni successivi si attivano altre faglie, la sismicità inizia a interessare un volume crostale più esteso e diventa sempre più difficile individuare quale sia la faglia responsabile del terremoto.

La stessa cosa si può dire per i rilievi geodetici, per quelli geologici e geochimici: i rilievi tempestivi sono fondamentali per capire meglio le deformazioni e gli effetti sul terreno direttamente legati alla scossa principale, e per discriminare tra questi e i fenomeni secondari (deformazione post-sismica, frane e distacchi, ecc.).

E la Liguria?

In  data 25 agosto 2016 la Regione Liguria ha lanciato un avviso di selezione per un consulente nell’ambito della prevenzione sismica con l’obiettivo di definire le aree del territorio regionale interessate dalla presenza di faglie attive e capaci (Fac) su cui applicare le relative linee guida per la gestione del territorio

Un segnale di apertura secondo la differenza di classificazione di zone sismiche confrontando le mappe della regione.

Sono 70 i Comuni liguri che rientrano nel limbo della zona 3s ossia nell’area di sismicità tra media e bassa, in cui possono comunque verificarsi terremoti piuttosto forti.

La stragrande maggioranza sono in provincia di Imperia, sette in quella di Savona e sei nello spezzino.
La classificazione è contenuta nell’ultima delibera regionale legata a questo tema: la variazione alle norme tecniche per le costruzioni, che ha proprio in allegato l’aggiornamento della classificazione sismica del territorio regionale (n.1362/2010).

Tutto il territorio italiano è diviso in 4 zone: dalla più pericolosa (zona 1, in cui possono verificarsi fortissimi terremoti), alla 2 appunto, per concludere con la zona 3 (forti terremoti ma rari) e la 4 (in cui i terremoti sono rari). A ciascuna zona, inoltre, viene attribuito un valore dell’azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di accelerazione massima su roccia. Le province di Genova e Savona sono divise tra zona di classe sismica 3 e 4. «Differenze – precisa Paolo Caruana, presidente della Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria – che sono solo burocratiche, perché il progettista si basa sull’accelerazione e non sulle divisioni in zone sismiche, tuttavia è proprio la burocrazia a rallentare alcune pratiche».

La 3s è superiore alla zona 3 dove non è necessaria l’autorizzazione sismica, ma inferiore alla 2, dove invece questa autorizzazione è necessaria e da qui iniziano le complicazioni.

Il superamento del limite dell’accelerazione delle zone 3s rientra nello scarto di 0,025g concesso dalla normativa nazionale.

La Federazione degli Ordini degli ingegneri della Liguria lo scorso febbraio lanciava un appello a cambiare la normativa regionale: secondo i professionisti in 35 Comuni liguri oggi si costruisce o si effettuano ristrutturazioni di fabbricati chiedendo obbligatoriamente un’autorizzazione sismica che è inutile. Oppure si eseguono gli stessi lavori in zone a elevato rischio sismico senza il previsto iter autorizzativo.

La legge regionale 50 del 2012 ha allegato un elenco di Comuni classificati in parziale contrasto con i criteri dettati dalle nuove norme tecniche di costruzione (Ntc, decreto ministeriale del 14 gennaio 2008) entrate in vigore nel 2009.

In pratica, secondo queste norme, per ogni costruzione ci si deve riferire a un’accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e in funzione della vita nominale dell’opera. Un valore di pericolosità di base, dunque, definito per ogni punto del territorio nazionale, di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi comunali.

Così non si progetta più con i quattro valori della precedente normativa, ma secondo valore specifico per ogni area del territorio.

La rimane utile solo per la gestione della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti.
Sulla base dei calcoli sull’accelerazione, le province maggiormente interessate dall’anomalia amministrativa sono quelle di Imperia e La Spezia.

Sono stati attribuiti impropriamente ad alcuni Comuni gli obblighi amministrativi della zona 2.
Nello spezzino l’anomalia comprende Arcola, Bolano, Brugnato, Calice al Cornoviglio, Castelnuovo Magra, Ortonovo, Rocchetta Vara, Santo Stefano Di Magra, Sarzana, Vezzano Ligure e Zignago. Nell’imperiese per esempio alcuni Comuni tra loro confinanti e facenti parte dello stesso territorio come Badalucco, Montalto Ligure, Molini di Triora, Triora, che partendo dal mare costituiscono la Valle Argentina, presentano delle accelerazioni pressoché identiche, sono categorizzati in zona 3S, ma solo due (Badalucco e Montalto Ligure) sono soggetti ad esame preventivo.

Ancora: Imperia, Chiusavecchia, Chiusanico, Pontedassio e Pieve di Teco, che si susseguono lungo la Valle Impero, hanno accelerazioni simili, ma vengono suddivise tra zona 3S e zona 3 (Pieve di Teco) e solo per Imperia si richiede l’autorizzazione sismica preventiva. Ma le zone come la provincia di Savona, restano quasi del tutto ignorate. Un peccato, perché senza una conoscenza approfondita del terreno nessuna costruzione, nemmeno la più moderna, può dirsi al 100% al riparo da pericoli.

 Alesben B.


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