L’Expo 2016, quarta edizione, all’insegna dei buoni auspici. Una kermesse – richiamo per la gloriosa ‘capitale’ della Valle Arroscia. Intanto irrompono due significative novità. Il Comune ha venduto, a trattativa privata, l’ex mattatoio comunale. Un immobile fatiscente, all’ingresso del paese. A comprare, a sorpresa, una coppia australiana. Un’eccezione nel panorama turistico – immobiliare della valle che vede la presenza di una numerosa comunità di tedeschi e cittadini europei. Altra buona notizia. E’ prossima l’apertura, sotto gli storici portici , de L’Officina 84 (vineria e cucina). L’iniziativa è di un esercente che faceva il tassista a Milano. Da tre anni ha rilevato il bar One. Ora si accinge, con la moglie cuoca, ad un’altra scommessa assai originale nelle scenario pievese.
Diciamo subito: non si può più dire che Pieve di Teco non sia conosciuta oltre i confini europei. Basti pensare alle delegazione cinese a Expo 2015. Certo non capita tutti i giorni, anzi è una rarità, trovare chi investe persino dall’Australia, continente dove vive una folta comunità di emigrati italiani.
Per Pieve di Teco una significativa iniezione di fiducia ?La conferma di una ripresa del mercato immobiliare e rilancio? Un speranza che si avvera ? Forse è il caso di restare con i piedi per terra. Stagnano le attività commerciali, per alcune non mancano le difficoltà, c’è la chiusura del ‘MiniMarket’ sotto i portici. Illusioni o disillusioni se ne sono già vissute troppe. Tra l’altro, l’orchestra dei giullari, per ogni stagione, resta molto attiva, soprattutto nel mare magnum politichese e dintorni.Il pessimismo non serve, il realismo sì.
Vendita ex mattatoio. Per ora limitiamoci ai fatti, agli atti ufficiali. Il 7 giugno scorso la giunta comunale, presieduta dal sindaco Alessandro Alessandri, con il vice sindaco Angelo Casella e l’assessore Rosanna Zunino, ha deliberato (n.70 vedi….) la vendita, a trattativa diretta, dell’edificio di proprietà comunale denominato ‘Ex mattatoio’, con attiguo appezzamento di terreno. L’edificio sorge sulla provinciale, ad inizio del paese per chi proviene da Imperia. Un affare per chi vende e chi compra? Venduto per 49 mila euro, oltre a 3.312 euro dell’attiguo terreno di 276 mq. Lo stabile a quanto pare risale ai primi del ‘900 e racchiude un importante capitolo storico e sociale del paese e della Vallata. Non c’entra l’arte. Ma il simbolo di una comunità, di un’identità che per secoli ha visto la pastorizia – unitamente ai boschi e all’agricoltura – uno dei fattori primari sul fronte economico ed occupazionale, di sviluppo. I mattatoi erano peraltro disseminati dalla Riviera all’entroterra. Oggi sono una rarità, all’insegna della razionalità. Resistono le grandi strutture, soprattutto nel vicino Piemonte. E il ritorno ai greggi e alle mandrie, a pochi ‘eroi’ che ancora resistono nel ponente ligure, non consente riaperture nelle nostre aree. Basti pensare alla sorte del progetto del mattatoio comprensoriale, sbandierato e ‘sfumato’, di Vessalico.
Cosa si apprende dagli atti del Comune di Pieve di Teco? Ci perdonino i lettori l’elenco in burocratese. Il 22 aprile 2010 il consiglio comunale approva l’alienazione dell’immobile per l’importo di 50 mila euro nell’ambito di un piano di vendita dei beni comunali. Il 16 maggio 2011 la giunta Alessandri stabilisce di procedere alla dismissione, con asta pubblica, ai sensi del regolamento comunale per i beni immobili. Il regolamento era stata varato dal consiglio comunale il 15 giugno 2009.
Per l’ex mattatoio – risulta dai verbali – l’asta pubblica del 20 giugno 2011 è andata deserta. Poi un intervento del consiglio comunale. Il 23 giugno 2011 – a seguito dell’ asta deserta – si decide di procedere alla vendita a trattativa privata aperta, richiamando l’articolo 10 del regolamento. Il 15 settembre un verbale da atto della prima gara andata deserta (15 settembre 2011). Il 21 agosto 2015 il consiglio comunale approva di vendere l’area annessa all’ex mattatoio. Segue, nel frattempo, l’Autorizzazione del Ministero dei Beni e della attività culturali e del turismo. L’immobile è infatti sottoposto a più vincoli. Dunque a precise prescrizioni, sia per quanto riguarda le norme da rispettare per a procedura di vendita, sia per sotto l’aspetto urbanistico- edilizio.
La giunta comunale partendo dal presupposto (siamo al 7 giugno 2016) che l’immobile era invenduto, invoca l’urgenza di procedere alla vendita per finanziare opere pubbliche. Si da atto che in data 3 giugno 2016 è pervenuta agli uffici competenti del Comune dalla signora Jane Susan Downie, nata ad Hobart (Australia) nel 1958 e da George Preston Forster, nato a Boort (Australia), un’offerta di acquisto per un importo di 49 mila euro (immobile) e 3.312 € del terreno adiacente. La giunta Alessandri, Casella, Zunino ‘ritiene congrua l’offerta’, anche alla luce del parere favorevole tecnico- contabile espresso dai responsabili del settore comunale. Si delibera di autorizzare la vendita a trattativa privata, trasmettendo il verbale ai capogruppo consiliari. E rendere immediatamente esecutiva la deliberazione. La pratica, manco a dirlo, ha avuto la supervisione del segretario comunale dr. Antonio Fausto Angeloni.
Tutto bene quel che finisce bene, si direbbe. C’è da augurarsi sia così. Non sappiamo come sia stati superati alcuni ‘problemini’ non del tutto secondari in uno Stato di diritto. Il Comune è dotato di un regolamento (20 articoli) per l’alienazione dei beni immobili comunali e di acquisizione di beni di proprietà privata. L’articolo 9 impone l’asta pubblica per importi superiori ai 40 mila euro, il caso appunto dell’ex mattatoio (49 mila €). Si aggiunga che l’articolo 10 sancisce di rendere nota e pubblicizzare la proposta di vendita. Sull’edificio c’è un cartello ‘vendesi’ e il numero di telefono del Comune. Non sappiamo se ci sia stata altra attività promozionale (giornali o altro). Si sono rispettati i requisiti del regolamento ? Si tenga conto che con la vendita diretta il Comune non ha pagato un possibile intermediario. Insomma ha risparmiato, va benissimo.
C’è un però qualche interrogativo a pesare e far riflettere. Pare che nell’ambito del consiglio comunale qualcuno (probabilmente l’opposizione) abbia sollevato la questione che nel 2010 per il piano alienazioni dell’ex mattatoio era prevista l’asta pubblica, peraltro, ripetiamo, andata deserta nel 2011. In tempi successivi non stata riproposta la vendita tra le alienazioni indicate nei bilanci di previsione. Sta di fatto che dopo 5 anni di attesa si è finalmente arrivati alla vendita. Nel frattempo il mercato immobiliare ha avuto alti e bassi e solo di recente (grazie anche ai tassi bancari ai minimi) sta segnando una ripresa. Il ritorno ad alcuni vecchi borghi montani.
Ma quali sono oggi le condizioni reali del mercato degli immobili (turistici, da ristrutturare in particolare) a Pieve di Teco e nei paesi della Valle Arroscia? Il sindaco – geometra è tra le persone che hanno il polso della situazione, alla stregua delle agenzie immobiliari, degli artigiani edili. Una competenza, dunque. Nel caso in questione è difficile immaginare che l’edificio possa essere raso al suolo e ricostruito. E’ più realistico pensare ad una opera di restauro molto radicale e col piano casa magari all’ampliamento dei volumi. Si possono, in ipotesi, realizzare anche più unità abitative. Trattandosi di australiani è plausibile pensare ad una casa padronale unifamiliare.
Cosa rispondere a quesito – visto il tempo trascorso dalla prima asta andata deserta – che la normativa e la logica ‘consigliavano’ una nuova gara pubblica, adeguatamente promozionata ? Ha un senso invocare, inoltre, il mancato rispetto dell’articolo 10 del regolamento comunale ? Impone che ‘le trattative devono essere condotte in modo che tutti i potenziali interessati siano messi al corrente dell’evento ‘(vendita)’. E’ stato rispettato ?
L’ex mattatoio è pur sempre un bene pubblico ( e non di famiglia). Si poteva ricavare un cifra superiore per le casse comunali ? La circostanza che i neo proprietari siano australiani sta a dimostrare quale sia l’interesse che suscita Pieve di Teco a vocazione stranieri. Forse la coppia non avrà fatto l’affare del secolo o un cattivo affare. Capaci di ‘vedere lontano’, seppure in riva al fiume ed il Comune alla fin fine sia stato beneficiato. L’edificio ha una superficie di 169 mq. su due livelli, adiacente alla statale 28. Al piano strada un locale unico che però ha un’altezza di 6 metri. Il piano sottostante ha un ingresso indipendente. E’ composto da tre vani un tempo adibiti a stalle.
E allora siano benvenuti i cittadini australiani a Pieve di Teco, cittadina multietnica. Tra i suoi ‘turisti’ – proprietari ora annovera Jane e George. Speriamo che ‘trasparenza’ e ‘regolamenti’ non rovinino la festa. C’è pur sempre un segretario comunale garante del rispetto delle norme e della legalità di cui c’è tanto bisogno, dal sud al nord. C’è un sindaco, animato da entusiasmo e spirito di iniziativa pubblica. Anche lui ha bisogno di incoraggiamento, facendo attenzione a non scivolare sulla buccia di banana. Per creare fiducia con la credibilità del saggio e disinteressato amministratore della cosa pubblica. Facendo tesoro dei limiti umani e di passate esperienze.
L’OFFICINA 84- NOVITA’ DELL’ESTATE ANCHE PER I BUONGUSTAI
C’è soltanto da attendere l’apertura e soprattutto cosa sarà in grado di offrire L’Officina 84 di Efrem Saggia e della moglie Claudia. Dalle parole, ai buoni propositi, ai fatti, al saper vedere lontano le esigenze del ‘mercato’. Da tre anni i coniugi hanno rilevato il bar One, nel cuore del centro storico di Pieve di Teco, sotto i portici, in corso Ponzoni, ritrovo abituale di abitanti e visitatori. L’esercizio è stato rilanciato, è apprezzato per il servizio, i prodotti, i prezzi. Ad esempio, la scelta di proporre dolciumi freschi artigianali, squisiti. Oppure gelati di qualità. Decoro e pulizia. Ora si apre un’altra sfida. Diciamo più impegnativa, in salita, dove non si può deludere la clientela, il passaparola. O perlomeno è in gioco la professionalità vera; indovinare e mettere in pratica le proprie capacità, le strategie vincenti . “Il nostro fiore all’occhiello – spiega Efrem – è la degustazioni di vini, puntando su alcune etichette di grande pregio che non significa costi proibitivi, riservati ad élite, esclusivi. Ad iniziare da un produttore di Pornassio, la cantina Gianan. Con i suoi vini e un olio extravergine eccezionale, che a nostra volta confezioniamo in un’originale bottiglia dipinta a mano. Manco a dirlo i vero tesoro resta il contenuto. O ancora il vino (barbera) di Pico Maccario di Mombaruzzo. Che aggiungere ! Basta sfogliare le guide specializzate per rendersi conto di chi stiamo parlando. Sono eccellenze riconosciute e garantite”.
Oltre alla vineria, il nuovo locale avrà una particolarità, una caratteristica, forse unica nel panorama culinario ponentino e non solo. Ancora Efrem Saggia: ” Ogni venerdì proponiamo un menù degustazione, dall’antipasto al dolce, rivolto ai buongustai, a chi sa apprezzare il contenuto dei piatti. La leggerezza e la genuinità dei prodotti prima di tutto. La cottura e la preparazione rigorosamente casalinga. Menù, diciamo sfiziosità, preparati da mia moglie, brava cuoca. Non si fa ricorso ai surgelati, agli abbattitori, ai miglioratori, insaporitori. Naturale al cento per cento. Mangiare sano prima di tutto. Ogni mattina si va a fare la spesa della materia prima. Non ci sono grandi numeri, 12 – 15 posti a sedere. Vogliamo anche proporre, nell’angolo – negozio, marmellate, creme, sughi, specialità rare. Con proposte non comuni, penso alla crema di cioccolato e mirtilli. Questo non significa che solo da noi si può comprare e mangiare bene. Non vogliamo strafare, semmai avere un occhio attento, scrupoloso, vigile verso quella clientela straniera che è numerosa, spende volentieri quando trova l’occasione di comprare alimenti e bevande più originali. E aggiungo, non possiamo permetterci di deludere. Ho fatto per anni il tassista a Milano – conclude Saggia – , non voglio montarmi la testa, il bar, il contatto diretto col pubblico consente di imparare, ascoltare, riflettere. Farsi un’esperienza, sapersi mettere in gioco. Credo che a Pieve di Teco e nella vallata ci sia spazio per iniziative un po’ diverse. Ma, si suole dire, se sono rose fioriranno e tutto dipende soltanto dalla nostra capacità. Capaci di non deludere, andare incontro alle attese degli ospiti”. E un po’ di fortuna.