Il marchese Bruno D’Aste Stella Amero è tra gli ultimi nobili (viventi) di Albenga. Un personaggio che nonostante la caratura internazionale (chiamato a far parte a fine anni ‘9o del Cda di Rai Way) è sconosciuto alla stragrande maggioranza degli albenganesi. Un ceppo famigliare del 1600 e risalirebbe al 1200. Discendente di un ammiraglio, Bruno D’Aste vive a Roma e fino alla scorso anno, nella stagione estiva, trascorreva con la famiglia le ferie nella casa – tenuta di Leca che si affaccia sulla provinciale per Cisano. Ai D’Aste apparteneva il palazzo comunale con il salone del consiglio. Palazzo D’Aste fu lasciato al Trincheri e poi acquistato dal Comune.
Le dinastie nobiliari di Albenga si vanno gradualmente estinguendo. E non destano più l’interesse dei media, lontano dai riflettori della cronaca. Forse rimanere nell’ombra è quanto vorrebbero tanti personaggi dell’alta società. Ciò che resta della nobiltà ingauna non ha questa preoccupazione. Se si esclude in piccola parte la famiglia Costa, con l’avvocato Cosimo Costa che compirà 88 anni il prossimo 17 marzo. Un figura splendida, vero gentiluomo e galantuomo. Ha anche il dono, nonostante l’età, di una memoria di ferro, ineguagliabile storico della città e del comprensorio. Anche se un libro del dr. Franco Noberasco di Cisano sul Neva, dedicato a Conscente, al suo castello, esclude origini nobiliari dei Costa. L’avvocato, nato a Genova, iscritto all’albo dei procuratori dal 1954 e dal 1960 a quello degli avvocati. invece l’ha confermato a trucioli.it. Il casato Costa risale al 1400, mentre due secoli prima era De Costa. Oggi resta il faro di Cosimo presidente dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri. Nella sezione ingauna emerge la moglie Josepha Restagno esperta di urbanistica, viabilità e toponomastica dell’ottocento. La sorella Dede è, a sua volta, una affermata conoscitrice e studiosa della ceramica di Albissola.
Chi resta alle soglie del terzo millennio con l’aureola di nobile ? Oltre a Bruno D’Aste Stella Amero, 79 anni, che abita a Roma dove è nato, ci sono i Rolandi Ricci, il figlio Antonio ha sposato Sara Domini Geloso proprietaria di un laboratorio di analisi a Borghetto S. Spirito. Lorenzo Rolandi Ricci fu moschiettere del Duce, dal 1500 provengono dalla frazione Lusignano. I Cepolla che hanno dato il nome all’omonimo palazzo Cepolla Peloso, si sono estinti agli inizi del ‘900, l’ultimo discendente era Agostino Nicolari. I Cepollini, con Prospero, hanno segnato l’estinzione nei primi anni ’70. Così è stato per i Borea – Ricci.
Si ridurrebbero dunque a due – tre le famiglie coloro che possono fregiarsi del titolo ‘marchese’. Nell’albo genealogico degli iscritti alla nobiltà di Genova, c’è Marcello Amero D’Aste Stella che fu ammiraglio della Regia Marina, Ministro della Marina e Senatore del Regno d’Italia. Nacque a Leca d’Albenga, figlio di Giuseppe Amero e Marina d’Aste. Le origini provengono da un’antica famiglia di marinai ligure e discendente del Comandante della flotta genovese durante la battaglia di Lepanto. Lo zio Alessandro D’Aste Ricci, fu senatore e ammiraglio del Regno di Sardegna. Il suo nome completo sarebbe Paolo Camillo, mentre il cognome al momento della nascita è Amero, cambiato con regio decreto in Amero D’Aste Stella. La famiglia aveva ottime tradizioni nella regia marina sarda, entrò nella regia scuola di marina di Genova dalla quale uscì guardiamarina nel 1871. A 18 anni Marcello Amero partecipò assieme al Duca di Genova ad un viaggio di circumnavigazione attorno al mondo. Poi divenne vice ammiraglio e prese parte alla guerra italo – turca nella quale comandò la squadra navale che appoggiava gli sbarchi italiani in Cirenaica, seguirono altri importanti incarichi, compresa l’occupazione di Rodi. Infine ministro della Marina dall’ottobre 1911 al marzo 1912. Sposò Assandri Annunziata, detta Nunzia, dalla quale nacquero quattro figli: Alessandro, Gaetano, Maria Teresa, Bruno e ottenne il titolo di marchese non dalla nascita, ma solo dal 23 giugno 1912. Durante la guerra fu promosso ammiraglio e fino all’agosto 1914 fu comandante in capo dell’armata navale italiana, Venne nominato senatore da re Vittorio Emanuele III con relatore Fiorenzo Bava Beccaris. Da ultimo in ausiliaria nel 1918 e nel ‘1923 terminò da ammiraglio d’armata della riserva. Come senatore ebbe incarichi diplomatici a Costantinopoli, all’Aia e a Loandra. Nel 1921 fu presidente della commissione parlamentare d’inchiesta che censì i danni e le perdite della Grande Guerra e continuò a partecipare ai lavori del Senato fino alla sua morte, avvenuta Roma, il 17 settembre 1931. Riposa nella cappella di famiglia, a Roma, nel complesso Monumentale del Verano.
Per la storia fu il primo ed unico senatore nella storia di Albenga. Negli anni post bellici ci fu l’elezione in parlamento di Bartolomeo Bolla (nato a Stella, 1896 – 1979) agricoltore; nell’attuale legislatura l’avvocat0 Franco Vazio. nato ad Albenga il 2 gennaio 1962.
Con un antenato albenganese che nella vita ha raggiunto vette uniche nell’album d’onore cittadino, Bruno D’Aste Stella Amero rappresenta il glorioso capitolo nobiliare della città. Si aggiunga che ad Albenga dove furono edificate due caserme – Piave 1930 e Aldo Turinetto -, oltre a realizzare nella vicina Villanova, nel 1937, la pista dell’aeroporto in madacam, orientata 100- 280, misurava 1016 m. per 60 m. e utilizzata dalla 119 ° squadriglia di ricognizione della Regio Aeronautica; Albenga, si diceva, può annoverare ben 5 ammiragli. Marcello d’Aste (1853 -. 1931) artefice della conquista del Dodecaneso, Raffaele Borea Ricci (1857 – 1942) primo governatore di Tripoli, Alessandro D’Aste senatore del regno. Alberto Manfredi e Vittorio Emanuele Moreno.
Bruno D’Aste Stella Amero, marchese, ha mantenuto l’usanza di trascorrere con la famiglia la stagione estiva nella residenza di Leca d’Albenga. In parte trasformata in bad & breakfast. Si distingue per la classica torretta. E’ difficile credere ed immaginare che il marchese sia uno ‘sconosciuto’ come dimostra invece la testimonianza dello ‘storico locale per eccellenza’ Gerry Delfino: “Non ho mai saputo che ci fossero discendenti dei D’Aste in vita, pur conoscendo l’esistenza di una casa a Leca, l’unica persona che può conoscere la materia è l’avvocato Costa”. Il basso profilo di Bruno D’Aste non è cambiato neppure quando venne nominato nel consiglio di amministrazione della società che ha visto la nascita di Rai Way, in origine Newco Td Spa. Con i 3 canali di New York, e di cui la stampa e la tv si sono spesso occupati. Tra i designati, oltre al romano – albenganese, figuravano alcune personalità assai conosciute in Italia per i ruoli ricoperti: il prof. Roberto Zaccaria (è stato presidente Rai), il prof. Pierluigi Celli (breve presidenza Rai), il dr. Claudio Cappon.
Negli ambienti ingauni, tra i rari conoscenti, non manca chi conferma la riservatezza quasi maniacale del marchese Bruno D’Aste ed una possibile appartenenza ad associazione esoteriche o filantropiche. Nulla sa, a questo proposito l’avvocato Costa che è tra i ‘veterani’ dei benemeriti Cavalieri di Malta. Albenga, si aggiunga, dove era certa la presenza dei templari, soppressi nel 1300, come testimonia la vendita della domus di San Calogero de Pratis, nel 1191, al vescovo Alnardo di Albenga per la somma di 750 lire genovesi, oltre a 10 soldi di canone annuo. Tale proprietà era situata in regione Calende di Campochiesa, identificata con la chiesa di San Giorgio, ricostruita ed ampliata all’epoca dell’arrivo dei templari. Gli scavi nei pressi del centro storico, vicino al vecchio ospedale e alla chiesa di San Clemente hanno inoltre portato alla luce la presenza di commenda. L’importanza ed il ruolo dei templari ad Albenga è stata anche documentata e riproposta dal libro del medico Mario Cennamo. Importanza che varcava i confini locali, ed era a livello europeo. La loro presenza è datata aprile 1143, 3 gennaio 1267. Ci sono numerosi documenti notarili che testimoniano le donazioni fatte a quest’ordine. Tra esse, una donazione di terreni a Bastia d’Albenga e nell’entroterra, per l’occasione arrivò nella città delle torri il Magister ed procurator dell’Ordine in Italia. Nel 1194 i templari vendettero al vescovo della diocesi Albenga – Imperia tutti i terreni dal fiume di Finale Ligure ai territori di Ventimiglia. L’alone di mistero, per cui i templari sono noti anche ad Albenga, lo fa la loro improvvisa scomparsa; rimane un mistero infatti la decisione di vendere tutti i beni ed allontanarsi per sempre dalla zona.
L. Cor.