Ci sarebbe un savonese nelle indagini sul riciclaggio ed il tesoretto immobiliare dell’Aspa, l’organismo vaticano competente per il patrimonio della Santa Sede. Si tratterebbe di un promotore finanziario molto vicino ad un sacerdote che ha ricoperto importanti ruoli nella diocesi di Savona Noli e in Curia. E’, inoltre, trapelato che il vescovo Vittorio Lupi avrebbe firmato un ‘decreto’ per riabilitare tre professionisti ed un diacono dipendente Carisa che erano stati sollevati dall’Istituto per il sostentamento del clero nell’ambito dell’azione civile promossa contro la Carige di Genova e Carisa Savona per l’operazione immobiliare da 30 milioni di euro con la società Olmo Spa – ex complesso colonie Bergamasche (vedi…..).
La settimana scorsa la conferma, di quanto era già trapelato e cioè che Vittorio Lupi sarebbe andato in pensione nel prossimo mese di aprile, col traguardo dei 75 anni. L’occasione per l’annuncio durante la cena che si è tenuta al ristorante Nazionale in occasione della commemorazione e Santa Messa a 25 anni dalla morte del vescovo Lorenzo Vivaldo. Tra i presenti Giulio Sanguineti, vescovo emerito di Brescia. Ai tavoli del ristorante una ventina di commensali. Tra una portata e l’altra, peraltro assai frugale, qualcuno ha fatto cenno alla decisione di monsignor Lupi, un uomo umanamente provato, di riabilitare sotto ogni aspetto, nell’ambito della diocesi, il rag. Giuseppe Testa, i dottori commercialisti Sandro Marchisio e Gerolamo Scarrone, il dr. Maurizio Vivalda, diacono, vice presidente dell’Istituto Sostentamento Clero di cui è responsabile don Camillo Podda. Il vescovo si sarebbe impegnato, oltre a ‘ripristinare’ gli interessati nei loro incarichi, a divulgare un comunicato, dando atto della piena fiducia e forse parole di scuse per quanto era accaduto. Una storia complessa, sempre rimasta tra le mura e gli uffici del vescovado. Del resto, come dimostrano i fatti, è facile mettere in croce delle persone e poi dare atto che le cose non stavano proprio così. Meglio tardi che mai, recita un vecchio adagio.
E’ altrettanto pacifico, soprattutto per chi ha seguito più da vicino, alcune vicende della diocesi di Savona – Noli, che il vescovo Vittorio Lupi abbia ereditato una situazione a dire poco incandescente. Al di là degli ‘scandali’ e delle inchieste penali che hanno coinvolto un ristretto numero di sacerdoti, al di là degli errori nella gestione episcopale di casi difficili e scabrosi, restava il tallone d’Achille di alcune operazioni immobiliari e societarie che, in parte, avevano avuto come protagonista e dominus il vescovo Domenico Calcagno ed il suo entourage. Calcagno elevato alla porpora cardinalizia, con gli applausi di molti sostenitori savonesi, fino all’amministrazione della potente Apsa. Non sono pochi coloro che a Savona hanno continuato a ritenere plausibile un cordone ombelicale, si fa per dire, tra Calcagno e Lupi, diventato una sorte di parafulmini. Il cardinale, da parte sua, è rimasto molto legato alla terra ligure. Sulle alture di Noli avrebbe una casa, una seconda a San Giacomo in Latronorio (Varazze) dove coltiva la passione per un paio di cavalli.
Negli stessi giorni è andata in crescendo la voce che dal Vaticano sarebbe partita una richiesta di rogatoria allo Stato italiano affinchè sia chiamato a deporre, come teste, un promotore finanziario di Savona, con due abitazioni e due studi in quartieri diversi della città, che avrebbe operato in passato con un sacerdote molto introdotto nell’ambiente curiale. Quale sia la materia del ‘contendere’ è probabile si celi appunto in operazioni immobiliari e finanziarie che in qualche modo hanno interessato la provincia di Savona, l’operato di qualche presule. Anche in questo caso prudenza e cautela non sono mai troppi. Il personaggio savonese pare abbia già cambiato almeno un paio di istituti di credito e c’è chi ritiene di poterlo anche annoverare ai Cavalieri del Santo Sepolcro, una loro delegazione era presente in cattedrale ad Albenga per il 25° del vescovo di Albenga – Imperia, Mario Oliveri. La sede di Savona dei ‘Cavalieri’ risulta ‘vacante’.
Una delle zone grigie, negli anni, ha investito proprio l’economato della diocesi di Savona – Noli di cui non si è mai saputo a quanto ammonti l’esposizione bancaria e il patrimonio immobiliare amministrato, anche per tramite delle parrocchie e degli ordini religiosi. Ad Albenga, invece, era emerso e già pubblicato che il ‘buco’ – passivo nella cassa della diocesi di Albenga – Imperia sarebbe di poco inferiore ai 5 milioni di euro. Forse il bisogno di trasparenza urlato da papa Francesco e condiviso dalla stragrande maggioranza dei cattolici praticanti e dal clero, non investe solamente la Santa Sede, l’Apsa, si espande alle periferie delle diocesi, spesso alle parrocchie, alla Caritas diocesana. A volte i bubboni, le macerie vengono a galla, finiscono nella cronaca dei giornali, ma più frequente il tema di “immobili e affari’ rimane sotto la polvere. Non molto tempo fa un vescovo di lunga esperienza e più volte finito nel mirino della cronache confidava: “Si parla tanto e sempre della nostra diocesi, dimenticando che problemi e casi molto simili o anche peggiori sono comuni a tante altre diocesi anche non lontane. Eppure nulla si sa, niente trapela e al pubblico ludibrio siamo sempre gli stessi. E’ una realtà complessa fatta di uomini in carne ed ossa, con pregi e difetti, virtù e peccati”.