Quando hanno scritto il libro (La figura di San Francesco in San Bonaventura...) don Rex era parroco di Mendatica e il suo vice sindaco (con due mandati da primo cittadino) Emidia Lantrua diligente parrocchiana. Il vescovo coadiutore Borghetti, dopo aver ricevuto una delegazione del paese, con il sindaco, preso visione di lettere e documenti, ha deciso il trasferimento (vedi trucioli.it). La ‘piaga’ era profonda per una conciliazione. Se il giovane sacerdote indiano e che frequenta l’Università a Roma, ha subito una crisi ‘tremenda’, ma la scelta episcopale, pur sofferta, ha scongiurato nuove lacerazioni. Nel frattempo, ecco fresco di stampa un nuovo libro. Solo 10 copie, un primato.
Don Rex Britto Antohony non è novello scrittore. Da quando è arrivato nella parrocchia dei Santi Nazario e Celso, dopo aver ricoperto analogo incarico a Cosio d’Arroscia, è alla sua terza esperienza. La prefazione è frutto della passione e dell’ingegno della professoressa Emidia Lantrua (5 libri alle spalle), ora in pensione, una fede cattolica profonda e vissuta, un’immensa passione ed amore di ideali verso la propria terra, origini, abitudini e tradizioni virtuose delle popolazioni montanare, l’obiettivo di far crescere il seme dell’amore rivolto ai giovani. L’approfondimento dei valori spirituali che caratterizzano il legame alla chiesa, ai santi, della gente di campagna, di montagna. Il conforto della fede e della preghiera.
Don Rex ha scritto 75 pagine, una ventina quelle del terzo autore – editore, Gerry Delfino. Un personaggio che ha ricoperto in passato la presidenza ligure dei librai, assessore ad Albenga, componente per un periodo della commissione cultura della Provincia, cattolico fervente. Delfino pare abbia una sorpresa, uno spunto in chiave dialettica. Investe un dipinto della chiesa di San Giorgio di Albenga, proprio nel momento in cui (giovedì 23 luglio), con il ritorno e l’apertura della Sagra del Michettin (considerata tra le migliori del ponente in quanto a qualità della cucinae prodotti utilizzati) sarà presentato il libro di Carlo Lanteri, cittadino di Upega (Briga Alta), con parentele cerialesi, per via di don Giacomo Patrone, che fu parroco di Cenesi ed insegnante di religiose nelle scuole. I Patrone, tra le famiglie più note ed apprezzate della cittadina ligure. Lanteri nella ‘Guida alla Chiesa del Michettin’ entra in conflitto, rivela il libro di Gerry Delfino, per via di un’immagine – dipinto che per Lanteri rappresenta Santa Maria Maddalena, mentre per Delfino, che si è avvalso della consulenza del fotografo professionista Fulvio Rosso, si tratterebbe in realtà di San Francesco. Manco a dirlo, nessuna rivalità, resta l’interrogativo e a chi sarà affidata l’ultima parola.
Intanto da Pieve di Teco si è appreso un altro spaccato di vita del vicariato. Nel paese convivono diversi (5-6) sacerdoti di origine indiana. Per motivi pare anche economici hanno deciso una trasferta-ferie di 40 giorni nel loro lontano paese per far visita ai famigliari. Di fatto si è creato un vuoto pastorale al quale hanno dovuto far fronte i confratelli italiani. Ci sono le messe della domenica. Ci sono immancabili funerali, altre incombenze ordinarie e straordinarie. Non c’è dubbio che ha ragioni da vendere quando (monsignor Borghetti) si annuncia l’urgenza di una revisione nell’attività dei parroci, quantomeno logistica. Meno canoniche e più luoghi comuni in cui convivano i sacerdoti per distruburisi meglio i carichi di lavoro, comprese le esigenze personali ed umane.