Ha fatto bene Gian Marco Sanfilippo, amministratore di Aquarius Alassio Srl, a farsi vivo e ricordare, oltre ai lettori dell’Alassino, ciò che definisce “l’errata l’affermazione che l’impianto sia stato mai abbandonato o la società sia fallita” Anzi, nata cooperativa, nel 1995, ha affrontato difficoltà finanziarie e associative, ha interrotto la produzione ed è ripartita con importanti novità. Altri soci, sperimentazione di allevamento di nuove specie, in particolare ostriche. E’ possibile il pescaturismo all’interno dell’impianto, visite guidate sotto il mare, pesca a bolentino e traina, immersioni controllate nelle gabbie, collaborazione con le scuole e corsi organizzati da Slow Food. Non solo, analisi Asl “confermano che nulla è mutato dalla posa delle gabbie ed il fondale è addirittura migliorato”. Non c’è più fango, ma “colonie bentoniche e concentrazioni di vita grazie al divieto assoluto di pesca a strascico“. Eppure aleggia una minaccia: gli alassini tra qualche anno potrebbero dover pagare centinaia di migliaia di euro di danni alla Aquarius !?
Eppure le novità pare siano passate inosservate. La notizia merita semmai pagine d’informazione nazionale ed oltre. A fine marzo del 2014 alla redazione dello ‘storico’ periodico l’Alassino e al presidente geom. Gianni Gardini è stata inviata una lettera di 2 pagine, carta intestata Aquario Alassio srl, a firma di Gian Marco Sanfilippo che trucioli.it aveta citato nel 2013, numero 1 del 1° agosto, nel contesto di un servizio giornalistico a proposito di ‘record’ europei. Titolo “Alassio, se ‘corruzione’ e ‘poltronifici’ sporcano il mare”, a firma di Luciano Corrado. Nessuna smentita, né querele o cause civili. Ma lo scorso anno pure un allarmato articolo de La Stampa, a firma di Stefano Pezzini. Vedi a fondo pagina.
ANTEPRIMA – Si legge sul sito internet dell’Aquarius Alassio: “….Dopo infinite lungaggini burocratiche, ha iniziato l’attività nel 2002, con la posa delle gabbie sommerse e la semina di avannotti di spigole e saraghi. Il ciclo produttivo ha avuto la durata di circa 18 mesi per portare il pesce ad una taglia commerciale di circa 350 g. Detto lungo periodo – enorme rispetto ad altri allevamenti, soprattutto esteri – è dovuto essenzialmente alla scelta di un habitat e di un’alimentazione del tutto naturale, che non forza in alcun modo l’accrescimento, a scapito ovviamente di costi di gestione più elevati. Detto ciclo però, fa sì che si eviti di avere un prodotto finale con quelle “classiche” carni grasse, flaccide e prive di sapore, tanto comuni nel pesce allevato, in special modo quello estero….” Inoltre: “Perché l’impianto, di piccole dimensioni e distante appena 2 km. dalla costa, permette di andare a prelevare solo la quantità richiesta dal mercato locale e solo al momento della effettiva richiesta. In queste condizioni il nostro pesce arriva sulle tavole dei consumatori dopo sole 3 – 4 ore dalla pesca. Questo è garanzia di freschezza e bontà…..E’ più sano perché si nutre e vive bene. Perché il golfo di Alassio è famoso per le sue acque pulite e le correnti forti e costanti che lo caratterizzano. Questo fa sì che il pesce che vi abita si trova da un lato, in un ambiente con costante ricambio d’acqua che apporta grandi quantità di ossigeno, plancton e altri nutrienti, dall’altro, nella situazione di doversi muovere in continuazione per far fronte alle correnti marine. Il pesce allevato in queste condizioni, in un area di mare con una profondità di circa 50 m., ha carni sode, prive di grasso, ma soprattutto dal caratteristico “profumo di mare’….Altra peculiarità dell’allevare il pesce in mare aperto, sta nella possibilità di evitare l’utilizzo dei tanto temuti ANTIBIOTICI, in quanto trovandosi in condizioni così simili al proprio habitat naturale, il pesce non viene attaccato da virus o altre malattie di varia natura.”.
ULTIME INNOVAZIONI – Dall’estate 2014, informa la missiva ufficiale di Sanfilippo “la nuova compagine parte con nuove persone, nuovi entusiasmi e energie…oltre al classico allevamento di branzini, orate, saraghi di qualità pari ai selvatici nota ormai da 15 anni (sic! ndr), si abbina la sperimentazione di nuove specie (ostriche….), poi pescaturismo all’interno dell’impianto, con visite guidate, immersioni guidate nelle gabbie e tra le strutture sommerse, collaborazione con le scuole per mini corsi didattici alla scopo di fornire ai ragazzi consapevolezza del mondo marino, la ripresa delle manifestazioni, delle cene a tema e dei corsi organizzati da Slow Food“. Molto importante, è il caso di rimarcare, aggiungiamo noi, l’informazione sulla qualità per pesce d’allevamento, di cui sono in gran parte all’oscuro il 90 per cento dei consumatori di prodotti ittici. “Il nostro primo obiettivo – rimarca Sanfilippo – è ottenere con le caratteristiche del sapore, consistenza e genuinità pari al pesce selvatico….il nostro allevamento infatti utilizza mangimi composti esclusivamente da farina di pesce, farina di soia non geneticamente modificata e olio di pesce, ….certificati dal produttore e periodicamente verificati da Asl e Nas“. Su quest’ultimo aspetto sarebbe quantomai utile, tenuto conto dell’elevato consumo nella ristorazione pubblica, nella cucina casalinga attraverso l’acquisto in pescheria e sulle bancarelle dei mercati, che proprio l’Asl ed i Nas, rendessero pubblici la periodicità degli accertamenti e statistiche. Non ci risulta accada, se non per notizie di denunce e sequestri. Insomma, solo in negativo. Un’altra caratteristica rilevata da Aquarius di Alassio è che “l’allevamento è ubicato in mare aperto, il pesce si nutre delle stesse sostanze che troverebbe in natura…col risultato di renderlo indistinguibile (il pesce) da quelli pescati, anche perchè non necessità di somministrazione di antibiotici”.
NESSUN INQUINAMENTO – Infine Gian Marco Sanfilippo scrive: “….Vogliamo sottolineare che dal 2001 ad oggi, l’area in concessione occupata dalle gabbie e la zona circostante il nostro impianto è stata oggetto di analisi delle acque e dei sedimenti sottostanti da parte dell’Asl. Ebbene, teniamo a chiarire che per l’acqua nulla è mutato dalla posa delle gabbie ad oggi, mentre per il fondale, le analisi dimostrano che la situazione ad oggi è addirittura migliorata”. Osservazione bis, per quale motivata l’ufficio comunicazione Asl 2, le sue news, tra il fiorire di notizie che abbondano sui ‘ mass medi ‘, non fa sapere ai cittadini i risultati di analisi come quelle appena indicate e soprattutto i controlli ? Manca l’imput del direttori generale o dello sponsor ? A volte sarà una nota negativa, altre invece no, comunque è giusto che il cittadino sappia e sia educato, già da giovane, all’informazione più elementare. Sapere, ad esempio, che il fondale di fronte al litorale di Alassio più ricco di sabbia, più frequentato e richiesto della Riviera, in un’area utilizzata alla maricoltura, “zona originariamente fangosa e pressoché priva di strutture di ormeggio, presenti ora numerose colonie bentoniche e concentrazioni di vita che sono aiutate da un lato, dalle strutture di ormeggio che assicurano rifugio e cibo, dall’altro dall’interdizione alla pesca strascico abusiva che da sempre veniva praticata in questa zona ” è un confortante annuncio. L’efficienza del trasferimento energetico ai tessuti batterici è grandissima, circa il 50%, mentre quella ai carnivori nectonici e bentonici è vicina al 10%. Come le immagini dei delfini che nuotano tra le gabbie di una marina di Alassio felix, semmai sempre in attesa del deputare cittadino.