Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Alassio dei record europei, se ‘corruzione’ e ‘poltronificio’ sporcano il mare. Reportage esclusivo


Un lunedì mattina di luglio, di sole e scirocco. Il vento, contrariamente alla tramontana, non ‘tiene pulite’ le acque del golfo. Bagnanti (per caso) sul litorale di levante di Alassio. Tra i primi ad arrivare nell’ “Ultima spiaggia” (Sla 1) da due anni affidata alla cooperativa Jobel, emazione de Il Cammino di Sanremo. Rapporti di collaborazione con la Caritas di Albenga. E’ l’unico stabilimento balneare a fare quasi il pienone, documentano le sequenze fotografiche,  grazie alla politica dei ‘prezzi bassi’ (7 € mezza giornata, 10 intera). Deserti e semideserti, almeno la mattina, altri ‘bagni privati’ compresi tra il vecchio bastione e passeggiata Cadorna. Con tante sorprese. Acqua del mare sporca, estesa massa oleosa (non da idrocarburi), bollicine bianche. Un bagnino, 40 anni di esperienza, sostiene: “Sono conseguenze della mancanza del depuratore“. Un cliente-avvocato: “Qualche pomeriggio fa era peggio, con la striscia gialla del piscio”. E giovedì mattina, primo agosto, davanti alla scogliera di levante grande chiazza giallo-verdastra.

Pochi giorni dopo il leader Pdl alassino, il loquace Marco Melgrati, esperienze di assessore,  sindaco, consigliere di minoranza, infine rinunciatario, ma capogruppo in Regione e tenacissimo avversario del governo Burlando, dichiarava alla Stampa (firma Barbara Testa): “…Questa città è considerata la ‘perla della Liguria’….vive di turismo ancora qualificato, grazie alla sua spiaggia finissima, al suo mare, all’offerta alberghiera, commerciale di alto livello e l’estensione più lunga d’Europa…con i benefici conseguenti all’apertura del Grand Hotel che era di proprietà comunale e il centro talassoterapico aperto al pubblico….”.

Bengodi in miniatura? Perchè  lamentano la crisi, commercianti, esercenti, albergatori, artigiani, stabilimenti balneari? Su questi ultimi, da cronisti di una mattina ad Alassio, possiamo testimoniare e documentare. Parlano le foto  istantanee. Per fortuna sia l’orchestra della politica ed affini, sia il ‘palcoscenico’ del commercio, nelle sue diverse realtà, sono concordi nel ‘silenziare‘  lo stato pietoso delle acque marine. Non si fa raccolta di firme, mobilitazione. Al massimo si riservano per gridare (con l’omnipresente copromotore Melgrati) l’innocenza del parroco condannato anche al terzo grado di giudizio, in Cassazione. Sempre di ‘toghe rosse’ si tratta ? Manco a dirlo. Tutti innocenti, perseguitati? L’ha detto, implacabile, martedì sera a Imperia Tv, pure il cristallino Claudio Scajola dalla sua megavilla nella prima collina, per via di un’anfora romana, pare sottratta negli abissi della Gallinara da sub esperti. Uno finito in manette, Gianfranco Pesce, imprenditore e appaltatore di Ceriale, già assessore comunale!

Scajola ha elencato il suo ‘rosario’ delle assoluzioni e dei 7 avvisi di garanzia. Tra i ‘persecutori’ il Pm alassino doc, Alessandro Bogliolo e Giovanni Battista Ferro, figlio di Vincenzo che fu giudice a latere nel maxi processo Teardo, con una memorabile motivazione finita anche negli annali della storia sociologica. E che fu giudice istruttore che dispose l’arresto di Mario Berrino, per ‘simulazione di reato’ (sequestro). Il Pm Ferro che ha costretto, a seguito di remissione di querela per diffamazione, il combattente Marco Melgrati a versare un risarcimento in beneficenza.

LE ‘CONFESSIONI’ DELL’AVVOCATO

Ancora cronaca.  E’ il bagnante avvocato, esperto di mare ed abituale frequentatore, a farci involontariamente da cicerone: “Ad inizio stagione ricordo qualche giorno con una sporcizia unica, era vento da sud ed arrivava merda a go go.  Chi sa ipotizza il fatto che i campeggi di Capo Mele puliscono le ‘cisterne’ e le correnti riversano tutto verso questo litorale. Le corse cambiano in meglio ed il mare è limpido  quando arriva la potente scopa del nord,  la tramontana. Altra protezione, quando soffia da nord ovest e ci protegge la punta di Capo  Mele. Non sono d’aiuto i venti da Est e Nord Est, riceviamo i liquami-reflui delle fogne di Albenga. Con lo scirocco ed il libeccio siamo ‘inondati’ dagli scarichi non solo di Albenga, Laigueglia, Andora, ma questa zona pure dallo scarico del lungo ‘biscione’ in prossimità della ‘cappelletta’. E’ vietato parlare di inquinamento perché l’industria turistica lo vieta? Liberissimi, io sono tra coloro che prima di andare in acqua ….”.

 IL LIBRO DI FRANCO SCARPATI

Una mattina, dicevamo, clienti sul litorale di Alassio. Accompagnati da un vecchio libro “Alassio, climatologia della baia”, a cura di Franco Scarpati, edito in 4 lingue, nel 1974, dalla Camera di Commercio di Savona. Introduzione: “ Il tratto di costa che si protende da Capo S. Croce al Capo Mele presenta una morfoglogia ad arco la cui corda ha una lunghezza di circa 6750 metri.  La lunghezza dell’arco è invece di 8500 metri.  La baia è orientata in direzione  N.S. e la spiaggia che fa da cornice inizia a levante, poco prima di Capo S. Croce e termina a ponente in corrispondenza della salita di Capo Mele. ….Ci sono i bacini embriferi di  rio S. Anna, rio S. Giuliano, rio Palmero, rio Cardellino, rio Palmero Massabò, rio Tienna, rio Borbona, rio Caudi. ….L’arenile di Alassio occupa un tratto di costa di 3700 metri…la sabbia è costituita da un’alta percentuale di quarzo e silicati (circa 76%) mentre la parte restante è di natura calcarea. Il tenore in polvere è trascurabilissimo e la granulometria, riferita a tutto il manto sabbioso, rivela una percentuale massima (75,61%) di granuli con diametro di mm. 0,177. Gli elementi indicati, unitamente  alla omogeineità granulometrica ed al colore grigiastro, la fanno catalogare tra i migliori sedimenti sabbiosi….Gli strati sottostanti alla superfiice si rivelano privi di umidità fino ad una profondità di 13 cm….Un altro valore importante, connesso direttamente alla radiazione solare, è l’albedo che corrisponde alla percentuale di radiazione solare riflessa da una superficie qualsiasi in ogni direzione....”.

L’ACQUA MARINA NEL 1974   

Continuando l’interessante e impegnativa lettura, altre informazioni: “L’acqua marina della baia, sotto il profilo  batteriologico (coli/litro) risulta molto pura grazie allo scarico fognatizio portato a 800 metri dalla costa ed ad una profondità di 40 metri. Le caratteristiche  del moto ondoso nell’arco dell’anno e la mancanza di dighe frangiflutto parallele alla costa permettono un ricambio continuo  di acque ed una sufficiente ossigenazione tali da impedire qualsiasi sgradevole fenomeno…Alassio si trova in una posizione privilegiata  non solo per mancanza di fiumi e torrenti di una certa portata, ma anche per la notevole distanza di porti di una certa entità. Anche gli idrocarburi provenienti da lavaggi di cisterne al largo tengono a seguire la corrente di deriva verso W interessando maggiormente le coste francesi, spagnole e algerine…”.

IL ‘PARADISO’ CON TROPPI PECCATI E PECCATORI

Il libro di Scarpati, per sorte ‘divina’, va di pari passo con gli anni del boom del turismo alassino.  Impossibile non porsi alcuni interrogativi. Stando così le cose,  ricordiamo i pubblici amministratori che si sono avvicendati, con alcune presenze da detentori di primati: 29 anni di governo, di maggioranza, all’intramontabile Monica Zioni,  attuale vice sindaco; il collega Piero Rocca, a ruota Marco Melgrati, Rocco Invernizzi, Gianni Aicardi, mentre l’esperto di politica-amministrativa, gestione di spiagge pubbliche- private va doverosamente attribuito a Paolo Fracchia, il ‘massone benefattore’ della consorteria cittadina.

Che bisogno c’era del depuratore? Non scherziamo. E che bisogno c’era di tamponare al sempre più frequente fenomeno dell’erosione dell’arenile? Su questo fronte non abbiamo molte certezze, visto nel tempo i risultati obiettivi. Un vecchio lupo di mare lonaese ripeteva: mai andare contro natura, anche in riva al mare. Sicuramente il tema depuratore ha riempito negli anni titoli di cronaca e polemiche più o meno sterili, fine a se stesse. I risultati pratici?

La sinistra rivierasca voleva l’impianto di depurazione ad Albenga, comprensoriale. Con l’avvento dell’era Melgrati (già di fede monarchica, quindi Dc, infine leghista, da ultimo berlusconiano-forzaitaliano-pidiellino e neo promotore locale della ripulita(?) Forza Italia) aveva fatto capolino il progetto di ‘depuratore autonomo’ in regione Sant’Anna. Costituita una società, copia di  possibile carrozzone, Acqua Azzurra. Si affacciò l”interesse pure di abituès del palazzo, leggi famiglia Pizzimbone,  diventati tra i leader in Italia per  appalti della raccolta di nettezza urbana, ma anche pulizie di carceri, supercarceri, ministeri.  Dalla Sicilia alla Val d’Aosta.  Un tira e molla, col coinvolgimento di altri ‘appetiti’ – nulla di illecito fino a prova contraria -, ricorsi al Tar, minacce di richieste danni, Vedremo come finirà.

Il 2 agosto di un anno fa, Luca Rebagliati, scriveva sul Secolo XIX: ” Liquidata Acqua Azzurra. Avogadro sindaco: Un Poltronificio. Quella società era solo una zavorra per il comune e suscitava gli appetiti….”.

La Regione, col presidente Burlando, ha posto fino (cosi sembra) al tiro alla fune, al gran ballo di litigi, imponendo il depuratore unico del ponente savonese a Borghetto S. Spirito –  sede comprensoriale del loanese e relative poltrone, affidate soprattutto a massoni e ad un personaggio che il tribunale di Savona dichiarò fallito per via dell’azienda commerciale che gestiva -. Senza dimenticare il duro scontro, alla ‘magliara’ e durato un paio d’anni, sull’ipotesi depuratore a Villanova d’Albenga.  Insomma l’impianto di trattamento delle acque nere serviva, serve, ma la ‘perla della Liguria‘, oltre alla figuraccia, ha continuato a darsi la zappa sui piedi.

Un po’ come accade per l’acquedotto cittadino supercolabrodo. In questo caso non è servita neppure la proposta dell’ingegner Camillo Enrile, scajolano (imprenditore  di successo di acquedotti, capace di garantire l’acqua dove in precedenza d’estate mancava), di allacciare un tubo di emergenza a poche decine di metri dalla condotta nella zona della variante all’Aurelia, Alassio-Villanova.  Nulla. Evviva l’asineria certificata! Speriamo che ci scappi una querela, così  ascolteremo voci dal vivo ed in pubblica udienza.

L’ALLEVAMENTO ITTICO PER LA ‘DEPURAZIONE’ ? 

A fronte di un idilliaco ‘paradiso’ marino, ben descritto dall’alassino Scarpati,  genialissima l’idea di creare ad un chilometro dalla costa, zona di levante, un allevamento ittico (spigole, orate, ombrine). Uno dei tre della Liguria, gli altri a Porto Venere e Lavagna, finanziati e sponsorizzati dalla Regione.

Protagonista dell’affare Gian Marco Sanfilippo della Aquarius coop arl.  Chi lo conosce assicura sia comproprietario di una stupenda villa sulla collina di Alassio, buone frequentazioni e la chiusura sarebbe dovuta a serie difficoltà finanziarie. Da dissesto. Vale la pena leggere questa lettera aperta scritta in tempi non sospetti. (Vedi…..).

Ad Alassio erano gli anni in cui il demanio non era ancora di competenza comunale. Gli imprenditori privati (in società) presentarono richiesta alla Capitaneria di Porto (organo competente), al ministero, alla Regione e solo per un parere, al Comune allora retto dai leghisti al governo monocolore. Capeggiati dal giovanissimo sindaco, poi premiato senatore, Roberto Avogadro.  Della poderosa squadra facevano parte Melgrati,  Zioni, Rocca,  La Florio (ora lanciatissimo  procuratore di calcio), Socco (passato alla Sca), i compianti Bruno Bizzarrini, titolare di stabilimento balneare, ex Pli, vice sindaco e Nini Basso. In minoranza Giancarlo Garassino (sinistra Dc, poi Udc) e Bogliolo (FI).

Alassio, non da oggi, se si esclude il periodo del galantuomo medico Dino Grollero e un secondo di minore durata (Giampaolo Mela), si è ritrovata con i sindaci che meritava, direbbe il più autorevole presidente Romano Prodi. Non si può neppure sostenere che hanno sbagliato tutto, nei fatti hanno dimostrato molti limiti, incapacità di scelte coraggiose e magari impopolari. Alla prova dei fatti lo stesso stimato Sergio Gaibisso è rimasto imprigionato nella rete. E macherebbe altro che non ci siano stati degli aspetti positivi,  risultati apprezzabili. Chi più e chi meno. Resta assai negativo e devastante per le future generazioni il  piatto sulla bilancia, tra danni e benefici. Basti pensare alle scellerate scelte (o non scelte) urbanistiche, la grande rovina ambientale, quel pregio che aveva attratto la colonia inglese e a seguire i popoli-turisti nordici.

Alassio ‘regina del turismo‘, ricorda il  ‘conte Melgrati’, senza depuratore e  di un acquedotto degno di questo nome. Nonostante i miliardi introitati da ‘mattone più o meno selvaggio’, non tutto ovviamente, con ingenti oneri di urbanizzazione, con l’Ici-Imu.  E ancora Irpef e Tarsu, ai massimi, da strangolare  le categorie turistiche più in difficoltà e vulnerabili come gli albergatori, in via di estinzione. Nessun risparmio, invece, per certi segretari comunali-direttori generali, magari venuti dal sud calabrese. Su iniziativa di chi? E nessuna rinuncia alle prebende, semmai corsa alle poltrone. Senza ritegno.

Ora la maricultura, come aveva annunciato in un convegno nel marzo scorso (vedi trucioli.it), l’ex sindaco Sergio Gaibisso, è stata abbandonata, ma pare resistano divieti e soprattutto le strutture matalliche che ospitavano i pesci (vedi foto Fasano). Qui per anni si è taciuto, imposto la sordina, sulle conseguenze dei mangimi e si presume della somministrazione di antibiotici.  Alassio, ripetiamolo, aveva accettato l’impianto  e non l’aveva ordinato il medico.

A quali interessi doveva rispondere? Non serve il gioco a nascondino, è fuorviante credere che il termometro di una buona o cattiva amministrazione pubblica si debba misurare solo col metro delle inchieste giudiziarie, degli avvisi di reato, di eventuali condanne, prescrizioni, amnistie, condoni.  La verità giudiziaria non è necessariamente quella reale, anzi spesso è il contrario. Altrimenti non si spiegherebbe il ‘sacco edilizio’ di Alassio che inizio già a fine anni ’60, con clamorosi servizi in prima pagina de Il Secolo XIX, quando era direttore un giornalista, con la G maiuscola, Piero Ottone; il corrispondente per la zona Andora-Finale, l’esordiente Luciano Corrado e ad Alassio rimase collaboratore una grande firma, Giannetto Beniscelli.

Non si spiegherebbe il ‘non governo’, i danni compiuti, trovando un formidabile collante tra miope affarismo, massoneria formaggiara e trafficona, corsa al profitto e all’arricchimento facile,  privilegi. Anziché portare al rinnovamento della ‘classe dirigente’ locale, alla meritocrazia. L’ultimo fallimento è stata la sconfitta di una persona onesta e buon testimone-conoscitore della realtà locale e ponentina, quale il collega giornalista Daniele La Corte. Per alcuni ‘persona malvista’ – accade spesso nel mondo dell’informazione locale -, per altri ‘incapace a compromessi’, rigido; per altri ancora ‘troppo ambizioso’.  Sta di fatto che ha fallito ad opera di chi si è messo di traverso e poteva essere un valido alleato, Piera Olivieri. Mettiamo una pietra sopra al “ripetente bocciato” aspirante sindaco Angelo Galtieri, avendolo seguito con attenzione e scrupolo negli anni di presidenza provinciale dell’Unione Albergatori. Più guasti di così non poteva fare, anche se la ‘stampa amica’ e ‘foraggiata’ (non è sinonimo di malaffare) gli ha dedicato qualcosa come  2.900 servizi, tra interviste, dichiarazioni, prese di posizione, annunci. Tra tutti si è distinta La Stampa, con il decano capo redattore (oggi in pensione), il superpremiato Sandro Chiaramonti. Quante colpe abbiamo noi giornalisti- testimoni, informatori dell’opinione pubblica, pur con i distinguo ! Dobbiamo fare autocritica, compreso un big di potere quale è stato il signor Chiaramonti, con  la ‘solita massoneria’  che ha raccolto e fotografato vita e miracoli. A parte il rispetto dovuto alla vita privata, alla sacrosanta privacy di ieri e di oggi. Per tutti, nessuno escluso.

LA LEGALITA’ NON VINCE DA ANNI   

Per 5-6 anni attraverso il blog trucioli savonesi –  lasciato per  ragioni deontologiche – abbiamo raccontato il mondo peraltro noto della ‘spiaggia dorata‘, a lungo ‘gallina dalle uova d’oro‘ alassina.  Prima dalle pagine del Secolo XIX. Chi riusciva ad avere una concessione, era un’assicurazione sulla vita. E’ noioso riproporre storie vecchie.

Cosa abbiamo trovato di diverso una mattina di luglio 2013? Gli stabilimenti balneari privati vuoti o semivuoti, le spiagge ‘comunali’ e quelle libere affollate. E in barba a tutti i proclami, alle notizie sparate sui blitz spettacolari contro i venditori di false griffe, i poveri disperati che sfidano sequestri, multe, denunce. Gli acquirenti (avevamo scritto, con tanto di foto, che tra i clienti più fedeli c’erano lettori de Il Giornale e leghisti dichiarati) indifferenti ai cartelli indicanti sanzioni pesanti anche per chi compra.  Disperati provenienti dalle aree più povere e sfruttate del pianeta, organizzati da mafie in patria e in Italia, in Liguria. Forse nella stessa Alassio. Basti pensare al ruolo di un paio di famiglie marocchine. Ai massaggiatori asiatici, cinesi in particolare. Gli stessi volti, tra queste ultime due figure, che rivediamo da qualche anno. Massaggi, clienti abituali, a 10 euro per mezzora. E stesse facce con borse, orologi taroccati. E tanti volti nuovi, merce di ogni genere. Perchè i bagnini dovrebbero fare la ‘spia’, sostituirsi alle forze dell’ordine?

Troppi gli impotenti e incapaci, più consoni e bravi a passerelle nelle manifestazioni pubbliche, magari ‘serate vip’ nelle discoteche (vedi passate vicende a Le Vele e La Suerte). Non crediamo, mentre fino alla noia scattiamo immagini parlanti, che il premiato dal voto elettorale, Enzo Canepa, sarà in grado di ripristinare la legalità laddove i predecessori hanno abbaiato alla luna. Canepa voluto dai ‘big dei falchi’ e dei ‘parolai d’eccellenza’, quale il presidente Angelo Vaccarezza.  Forse persino dai ‘soliti noti’. Quel Canepa piediellino, figlio di un rispettato e benvoluto ex amministratore Dc. Che forse ha scelto ‘compari’ troppo onorati di finire nelle inchieste della magistratura.

Che peso avranno, soprattutto a livello personale, il passato-presente dei Raimondi, un cognome noto nella zona e tanti interessi leciti, ma anche vicessitudini? Il compianto capofamiglia. Qualche vicenda finita sulle cronache locali. Forse sbagliamo, pur non avendo le certezze di ‘mister Melgrati’,  ‘re del divertimento e dei voti personali’ che alla Stampa ha di recente proclamato: “ Dopo due anni di lassismo e oscurantismo della giunta comunale di sinistra (l’ex leghista-compare Avogadro ed esponenti Pd ndr) distante dai problemi della città e soprattutto distante dalle capacità di affrontare e risolvere i problemi, anzi creandone di nuovi, come l’inversione di via Dante, finalmente la città respira un’aria nuova, e la ritrovata collaborazione tra gli operatori commerciali e il ‘Palazzo’  nè è buona testimonianza...”.

Che insegnamento dobbiamo trarne dalla fresca designazione di Giampiero Felice Dotti, nominato presidente Sca, coimputato con Marco Melgrati, Gianni Aicardi, Marco Salvo, Giovanni Lagasio (ex dirigente dell’ufficio tecnico firmatario di alcuni atti riguardanti il progetto e le varianti)  di concorso in abuso d’ufficio. Si tratta dell’attesa ristrutturazione dell’ex Grand Hotel, del parcheggio interrato (con qualche acquirente-pubblico amministratore biricchino), del centro talassoterapico.  Dotti (difeso da Mariangela Piccone) sostiene di aver svolto solo il ruolo di consulente. A fronte dell’accusa di non aver bloccato i lavori, a seguito di difformità, la risposta è “ Un’opera di grande interesse pubblico e con il benestare dell’ufficio tecnico del Comune”.  La prossima udienza è fissata per la discussione in aula il 25 settembre. Tra gli imputati i responsabili della società che si era aggiudicata la gara d’appalto. In ballo anche richieste di risarcimento danni per 60 milioni di euro.

Parecchi servizi sul Grand Hotel portano la firma di un’ apprezzata e ‘sfortunata’ corrispondente (Barbara Testa, alassina) che ha conosciuto da vicino il mondo dei giornalismo ‘marchettaro’ , ieri e oggi osannato, premiato esempio deontologico, informativo.  Alassio dovrà aspettare anche il ‘messia’ Quaglieni?

Dimenticavamo la lezione all’ottimismo:  arrivano i miliardari russi, rilanceranno Alassio e il plurimorto aeroporto di Villanova d’Albenga, dopo la fuga degli azionisti imperiesi e la designazione nel Cda  di Maurizio Esposito, agente immobiliare di Alassio, per imposizione dell’insuperabile presidente Vaccarezza. I debiti di bilancio, si ripetono da decenni, ma pagano i cittadini. Il nostro ‘unto dal signore’ si è dichiarato a Imperia Tv: “Professionista vero della politica al servizio del bene comune “.

Luciano Corrado 

ECCO LA SEQUENZA FOTOGRAFICA DI UNA MATTINA DI LUGLIO SUL LUNGOMARE DI LEVANTE 

 


L.Corrado

L.Corrado

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