I loanesi non hanno voluto mancare al sincero e commosso abbraccio al loro concittadino Lodovico Caramanti, 90 anni, esemplare maestro di vita, virtù, umiltà. Ultimo economo (fino al 1978) a Palazzo Doria. Una nobile figura (ormai dimenticata dalle giovani generazioni) entrato la prima volta in Municipio nel 1955 con concorso pubblico. Forse più delle parole di circostanza fanno riflettere, lasciano un segno, le lacrime di Luigi Zignego, già ‘ giudice conciliatore’, presidente di seggio, cultore di storia locale, tra gli amici del Carmo e delle tradizioni locali. Nell’album dei ricordi di Lodovico la prigionia in campo di concentramento. Coronata la meta dei 58 anni di matrimonio, origini a Modena, in Liguria dal 1947.
Raccontiamo l’aneddoto di un ex sottufficiale dell’Arma nei suoi primi giorni di servizio nella caserma di via Aurelia, allora proprio a fianco della Pensione, ora hotel ‘Villa Caramanti’. Alle esequie, domenica pomeriggio, il cav. Stefano Ferrari che, dopo la pensione, ha ricoperto la carica di presidente della Fondazione Simone Stella (scuola materna). “ Nella mente e nel cuore è rimasto un ricordo indelebile – ricorda-; nel ’75 ero arrivato alla caserma di Loano, brigadiere e vice del maresciallo maggiore Giuseppe Pantè. Avevo una scrivania spoglia, priva di tutto. Mi rivolsi all’economo del Comune che conoscevo approssimativamente, ero molto giovane. Poche parole e con solerzia mise mano ad un blocco e compilò un ‘buono acquisto’ presso una cartoleria. Mi disse ‘Non sono soldi miei, ma della cassa comunale, penso sia nostro dovere aiutare chi è al servizio dei cittadini, quando ha bisogno bussi alla porta…”.
Tra i loanesi presenti ai funerali Giacomo Morelli, dipendente comunale dal 1952, nel 1966 distaccato all’Ufficio Igiene quando ufficiale sanitario era il compianto dr. Rinaldo Ghini. Morelli, andato in pensione dopo 39 anni di diligente servizio, nel 1989; è stato segretario Ipab, Fondazione Simone Stella, quando era presidente il dr. Felice Bosisio, negli anni della realizzazione della nuova struttura.
Loano ancora una volta, così vuole il destino, è rimasta orfana di un cittadino comune, ma ricco di meriti e benemerenze conquistate senza cerimonie, onorificenze, passerelle. Non ha vissuto i riflettori della cronaca, delle feste, delle associazioni. La sua esistenza terrena è stata contraddistinta dal dovere coniugale, di padre, di dipendente comunale, la collaborazione nell’esercizio alberghiero della famiglia e appena gli era possibile l’orto e l’oliveto che ha curato con passione quasi fino all’ultimo giorno. I suoi primi amici sono stati quanti, negli anni, dopo il trasferimento agli inizi del ’70 della caserma, da via Cesarea alla via Aurelia (nell’immobile del geom. Remigo Burastero e della consorte). Qui si sono avvicendati i comandanti Cosentino, Pantè, Chiola (ancora in vita), oltre a decine di giovani militari e appuntati veterani. Dalle finestre e dall’ingresso di ‘Villa Caramanti’ si poteva essere involontari testimoni di buona parte di vita loanese, quella che magari il giorno dopo appariva sulla cronaca locale, oppure vicende più ‘riservate’. Lodovico Caramanti, con la sua discrezione, era diventato confinante perfetto della Benemerita.
La buona sorte gli ha riservato che chiudesse gli occhi come ha sempre desiderato. Si è spento seduto davanti alla porta dopo aver avvisato la moglie: ” Esco a prendere un po’ di sole…”. Al mattino era andato dal medico di famiglia per la visita di routine (8 anni fa ebbe un intervento di angioplastica) e la consueta prescrizione di farmaci. Nulla lasciava presagire un infarto fulminante. Era già scampato qualche anno fa ad un malore e provvidenzialmente subito assistito dalla presenza del prof. Alberto Sulli, specialista al San Martino, figlio del compianto Ervino, a lungo in servizio al Marino Piemontese e da ultimo al S. Corona, stroncato da infarto, a 83 anni, mentre si accingeva ad una battuta di pesca con la sua barca.
Quando Lodovico entrò nello storico palazzo civico di piazza Italia, i dipendenti comunali si contavano alla stregua di una grande famiglia, tra le due figure di spicco il segretario capo e l’economo. Caramanti non ebbe il posto per ‘grazia ricevuta‘ . Era il 1955 e da un anno era sindaco Pietro Ciarlo, Dc che rimase fino al 1962. Poi fu la volta del sindaco – galantuomo, da mozzo loanese a miliardario, morto in povertà: il comm. Felice Elice, (Felisin), a cui subentrò nel 1967 l’avvocato Mario Rembado in carica fino al 1974.
Caramanti usufruì della pensione anticipata di 7 anni per prigionia di guerra e lasciò Palazzo Doria con Giuseppe Guzzetti, insegnante, già direttore dell’Istituto Pedagogico di Toirano che concluse il mandato di primo cittadino con le elezioni amministrative del 1978. I dipendenti comunali nel frattempo si erano moltiplicati. Il Comune è diventato il primo datore di lavoro della città.
Il parroco di San Giovanni Battista, don Edmondo Bianco, ha ricordato che Lodovico Caramanti è stato tra le prime persone che “ho incontrato arrivando a Loano tre anni e mezzo fa, un’accoglienza calorosa, un cuore generoso, aperto, un parrocchiano che spesso vedevo in chiesa a pregare con la famiglia”.
A Loano il novantenne Caramanti, orgogliosamente di origini mantovane, poteva dire di aver conosciuto almeno tre generazioni, di aver vissuto dal ’55 l’esordio di quello che si trasformerà in boom turistico alberghiero e poi residenziale. Tra i testimoni del turismo estivo, della stagione di lavoro che iniziava a Pasqua e terminava a fine settembre. Loano assurta a ‘capitale provinciale’ del turismo invernale, nel ponente ligure primato che inizialmente condivideva con Bordighera. Ma ha pure vissuto l’inesorabile chiusura di quasi un centinaio di alberghi e pensioni in stragrande maggioranza a gestione famigliare. Villa Caramanti ha resistito, sia perché i muri appartengono alla famiglia e per le peculiarità della ‘casa’. Basta sfogliare i giudizi non anonimi della clientela su internet: ” Eccellente e ottima cucina, simpatia, gentilezza, disponibilità, cortesia, pulizia. Pasta fatta in casa, come le tagliatelle, i ravioli, i gnocchi, il profumatissimo pesto. Qui è un modo di sentirsi a casa propria. Un premiato esempio di albergatori che onora Loano, tra le località più belle ed attrezzate della Liguria. …Un menù assai variato, persino per vegetariani…impeccabile rapporto qualità prezzo…Torniamo ogni volta per soggiornare e poco importa se l’esercizio ha qualche camera affacciata sull’Aurelia, l’atmosfera i davvero rigenerante e rilassante…”.
Lodovico accompagnato, nel suo ultimo viaggio terreno, con il magone in gola, dalla moglie Maria Rita, la figlia Laura, il genero Fabio, le nipoti Martina e Giulia, il piccolo Mattia. C’era Anna che per anni è stata fedele collaboratrice, gli amici. Tutti fieri del testamento umano, morale, civile di Lodovico: riposa nel ‘regno dei giusti‘. Il suo sguardo limpido, mite, la sua bontà, il dolce sorriso ci accompagnano.
L. Cor.