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Liguria e Basso Piemonte

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Savona, l’amianto Italsider uccide ancora
A Zinola folla in chiesa per Maria Carmen


Un pomeriggio di pioggia battente non ha impedito a decine di persone di accorrere alle esequie, nella chiesa parrocchiale di Zinola, di Maria Carmen. Una storia struggente che ci riporta all’Italsider di Savona, al dramma  piemontese tornato alla ribalta in queste ore. L’amianto che uccide senza colpevoli. Le sofferenze. La donna, mamma e nonna, originaria di Carcare, figlia di un operaio, per anni ha gestito un negozio di alimentari a Quiliano. Da moglie aveva assistito al calvario e alla morte del marito, dipendente Italsider, al quale fu riconosciuta la malattia professionale.  Ora l’ha seguito, condannata alla stessa sorte. Si sarebbe ‘contagiata’ lavando i panni da lavoro. Per lei ha avuto parole di forte pathos il diacono celebrante.

 

Dopo decenni e tanti lutti, a Savona molti dimenticano le persone che hanno perso la vita perché venuti a contatto con l’amianto, soprattutto nell’ambiente di lavoro. Non pare siano mai stati resi noti dati ufficiali e proprio nei giorni  della clamorosa sentenza della Cassazione (reati prescritti)  per il clamoroso processo di Torino. Nella chiesa di  Santo Spirito e della Concezione, di Zinola, è andato in scena un funerale ‘straziante’, rimasto nell’ombra, nella sfera delle persone umili che non fanno notizia. Il manifesto funebre annunciava la scomparsa di Maria Carmen, 73 anni.  L’annuncio della figlia, dell’adorata nipote, dei famigliari.

Maria Carmen, donna esemplare, eccezionale, con tante virtù e ricca di esempi di vita, ad iniziare dal sorriso e dalla gioia dei giusti.  Non era un personaggio noto, ma il celebrante in servizio diaconale ha ricordato ai presenti che Maria Carmen è stata una persona straordinaria: nel lavoro, nella famiglia, nella società. Altruista ed impegnata. Rigorosa con se stessa, generosa con la comunità, attiva e partecipe alle iniziative sociali.  Attenta e premurosa in famiglia. Aveva gioito e sofferto con il marito quando si trovò a combattere con la croce di una malattia devastante.

Maria Carmen, con la sua fierezza, la sua corazza, la sua semplicità, la sua forza d’animo, l’infinito amore, la scuola di infanzia a Carcare, la dedizione dei genitori. Ha combattuto e resistito in silenzio. Tra le mura di casa, gli ospedali, gli studi medici e specialistici. Le premure della figlia. Rimasta vedova si era fatta forza grazie, c’era l’affetto, il sorriso, le premure dei suoi cari a cominciare dalla nipotina. Poi, poco più di un anno fa, le prime avvisaglie. I dubbi atroci, l’ansietà, i ricordi delle pene vissute con chi porta le conseguenze dell’amianto. Le notizie della gente che continua a morire. Storie di tumori che si ascoltano, famigliari che soffrono.  Maria Carmen aveva alle spalle un vero film,  cosa significa lottare una battaglia impari, che nessuno vorrebbe rivivere. Non basta la forza d’animo, il coraggio, la costanza.

La presenza  di tanta gente, uomini e donne, giovani ed anziani, nel giorno dell’abbraccio alla valorosa cittadina, è la conferma che la comunità sa ancora riconoscere i valori e ciò che rappresentano. Maria Carmen vittima di quell’amianto che ha seminato e semina tragedia indicibili, tra lacrime e dolore.  Una comunità parrocchiale ha salutato la sua ‘eroina’ come meritava. Ha testimoniato vicinanza e riconoscenza. Persone semplici, rette, oneste, buone, come Maria Carmen e di cui la nostra società, sull’orlo della disgregazione, ha bisogno in ogni momento. Per tramandare il bene, le opere dei meritevoli.


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