Compie 30 anni il negozio – parrucchiere per uomo di Luigi Tridico, Gino per gli amici. Si affaccia su via Untoria, centro storico di Savona. Uno spaccato di vita esemplare quello di un barbiere, oggi tra i più apprezzati. Lavora solo su appuntamento ed occorre prenotare in tempo. Apre la serranda alle 7,30, per chiudere alle 20,30 e spesso con breve pausa pranzo. L’artigiano professionista era arrivato, con mamma e papà, all’età di 7 anni, dalla natia Rossano (Cosenza). A 14 anni, studente al mattino, di pomeriggio voleva imparare un mestiere, ‘guadagnare una paghetta’. Il sogno era fare il meccanico, gran passione per i motorini. Ma un giorno lesse un cartello in vetrina: ” Cercasi apprendista barbiere“. Decise di entrare. Il titolare era Antonio Fabiano, un cognome e fratelli conosciuti nella città della Torretta: panettieri, idraulici, elettricisti, titolari di negozio. Gino, a Savona, ha frequentato elementari e medie. poi, a piccoli passi, il successo che non gli ha dato alla testa. Lucido testimone dei tempi, dei cambiamenti. La concorrenza, sempre più agguerrita, dei cinesi, dei moderni saloni uomo – donna. Ciò che non cambia, per Gino, è amore e attrazione per la terra natia : “Mi manca l’atmosfera, il profumo di un’aria che ti avvolge e ti circonda, la genuina famigliarità calabrese.”
La narrativa racconta che i barbieri esercitano un mestiere antichissimo. Capitoli di storia li descrivono persino arbitri di grandi eventi. Famosi in particolare quelli di Napoleone. Oppure confessori di personaggi illustri del potere, delle arti, della scienza, della politica, dei giornalismo, dello spettacolo. Complici di trame, matrimoni, intrallazzi, complotti, avventure. Il cliente che di fronte al pennello da barba si lasciava andare in confidenze e segreti. Del resto è il barbiere di paese o di quartiere che sa tutto di tutti . Informatore di verità e pettegolezzi. Più anticamente il mestiere aveva le funzioni, oltre che addetto al taglio dei capelli e alla rasatura della barba, di praticare piccoli interventi chirurgici, come estrarre un dente o un salasso.
Gino Tridico non assomiglia quasi in nulla agli ‘storici’ predecessori. E’ persona semplice, alla buona, non si impiccia degli altri; è uno di noi che vive la realtà dei nostri tempi. Certo, a suo modo, è assurto a personaggio anche se schivo, piuttosto riservato. Non è neppure appassionato di esibizionismo. Il papà, oggi pensionato, faceva il muratore – operaio, la mamma casalinga. Vivono a Savona. Gino ha una sorella più giovane. E’ sposato, un figlio che non ha seguito la strada del lavoro paterno.
Gino e i ricordi di infanzia, giovane immigrato. “In terza elementare, alle Colombo, un insegnante prese per un orecchio uno studente ” Vai fuori terrone !…”. “In quegli anni noi meridionali della prima e della seconda generazione – ricorda – facevamo gruppo a se, ci frequentavamo, legavamo amicizie”. Alle medie Chiabrera di via Aonzo si manifestavano con più evidenza le coesioni. L’amico diventato più ‘famoso in città è Luca La Cava della Rari Nantes. E, tra i clienti del negozio, tiene un album particolare ? ” Credo proprio di no, ho professionisti e persone semplici, impiegati e uomoini in divisa, direi che l’unico vip è stato un giovane e brillante giornalista, diventato negli anni passati stretto collaboratore del presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi. Per me un cliente come tutti gli altri”.
La scuola di vita e di lavoro per Gino Tridico è iniziata da apprendista – garzone, con parentesi di un anno in un salone di Spotorno fino a dopo il servizio militare. ” A 19 anni cercavo un negozio per mettermi in proprio ed ancora una volta il destino mi ha portato in via Untoria. Era il 1984, Antonio Fabiano aveva deciso di cedere. Sono subentrato, in affitto. Dopo due anni il proprietario ha scelto di vendere i muri, ho fatto un mutuo ed ho comprato, cercando col tempo di rinnovare il locale, senza lusso e senza strafare. Mai passi più lunghi della gamba. Inizialmente collaborava un ragazzo che voleva imparare, è durato poco…”.
Gino sfoglia l’agenda dei ricordi: ” Una volta si lavorava parecchio sulle barbe, chi veniva a farsi i capelli si faceva radere la barba. Non si prendevano appuntamenti, i locali dei barbieri erano affollati. Forse più di me, può parlare uno dei pionieri ancora in attività, tra i più anziani, Signorini di piazza Sisto IV.” Non basta tuttavia imparare a far pratica in negozio. “Personalmente – narra Tridico – ha frequentato per sette anni la scuola da parrucchiere che da diritto al diploma di ‘maestro di acconciatura maschile’ . Non era scuola statale, ma riconosciuta. L’ultimo presidente ? A Savona ricordo Antonino Pittalis. Una scuola nata per uomo, distinta da quella delle donne, poi riunificata. Lo stesso è accaduto per le licenze. A mio parere sarebbe stato meglio tenerle distinte. Oggi ci sono scuole legalmente riconosciute. Che dire: nei tempi andati l’attività restava chiusa la domenica, il lunedì, con qualche eccezione nelle città turistiche. Ora c’è libertà assoluta, pure negli orari”.
La difficoltà maggiore per un’artigiano’ del taglio ? “Per me stare in piedi…ore e ore…”. E la soddisfazione ? ” La passione che ti coinvolge, la clientela che torna, il passa parola tra i clienti. Più che soldi, non si diventa ricchi, conta nel mio caso la soddisfazione morale”.
E qualche delusione ? “Il cambiamento dei regolamenti che invece c’erano al mio esordio. Penso solo alle norme che prevedevano le distanze tra negozio…Non mi pare che il liberismo alla fine dei conti abbia prodotto risultati positivi. Io cercherò di resistere finché la forza fisica lo consente, del resto non saperei fare un altro lavoro. Tra queste mura è racchiusa la mia esistenza terrena, oltre ovviamente alla casa, agli affetti famigliari. Importante è essere in salute, presenti, puntuali, disponibili verso la clientela. Una volta sola ho dovuto assentarmi, chiudere, ma ho ripreso a tamburo battente, con i clienti davanti alla porta. Per stare dietro al lavoro ho di fatto rinunciato all’unico hobby che mi distraeva, la canna da pesca. E’ rimasta la passione di seguire il calcio, fare due passi a tarda sera e di buon’ora con l’inseparabile amico a quattro zampe”.
Come si evolveranno i figaro al maschile e al femminile del terzo millennio ? ” Credo che si vada a passi veloci verso i grandi saloni, sul fronte femminile esistono già. In altre realtà ci sono centri in cui sono associati più operatori. Forse io e pochi altri apparteniamo alla schiera degli ultimi superstiti”. Un giorno non lontano entreranno nei libri di storia, delle usanze, delle tradizioni. Difficile eguagliare il collega più famoso è forse mai esistito, Figaro appunto. Personaggio principale della famosa opera lirica Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini e delle nozze di Figaro di Mozart. Tale era stato il trionfo che il termine figaro è diventato un modo scherzoso e bonariamente ironico, largamente diffuso, per indicare la professione.
“Mi accontento di non entrare tra le celebrità – conclude Gino Tridico, gentiluomo di via Untoria -, festeggio quando vince il Milan, sono felice quando a Natale e Capodanno si riunisce tutta la famiglia dei Tridico. Mi sento, nel mio piccolo, fortunato. Via Untoria, negli anni, era diventata una strada malfamata, tra le peggiori, frequentata pure da spacciatori, sporca e maltenuta. Oggi le cose sono cambiate, in meglio. Con l’impegno di tutti. Con una fortuna in più, avere un parroco, don Piergiorgio, carmelitano esemplare, maestro del Vangelo e del buon esempio”.
Gino saluta: “Lei ha i capelli dritti !” Non lo so, sono venuto l’altro giorno. ” Ho usato una forbice ribelle e per lei non va bene”. Anche questo si impara dal ‘mitico’ figaro di via Untoria.
L. Cor.
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I compagni di classe di Gino il parrucchiere (ci scusiamo per possibili errori): Lorenzo Stumpo, Mauro Briano, Flavio Isopo, Adriano Bianchi, Daniele Beardo, Nino Carabbriniere, Paolo Rapetto, Ivano Scarrone, Ferraris, Bosca, Luciano Vacca, Mosca, Intili, Smecca Gaetano, Massimo Costa, Calogero Sciampagna.