Un nuovo iscritto alle scuole superiori su due non riceverà alcuna educazione giuridica ed economica dalla scuola italiana. E’ quanto si ricava dai dati diffusi dal ministero dell’istruzione (http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs260314), secondo i quali più del 50% dei nuovi iscritti appartiene alla platea liceale, dove le due discipline sono state totalmente eliminate dalla pseudo-riforma Gelmini. Le cose non vanno molto meglio neanche agli istituti tecnici e professionali (dove le due materie saranno insegnate solo nel primo biennio): il futuro geometra non avrà più la possibilità di conoscere il diritto urbanistico, la legislazione ambientale o quella dell’edilizia. Lo stesso dicasi per i futuri agronomi, e così via.
E mentre altre discipline, quali geografia o storia dell’arte, sono state reintrodotte nelle scuole superiori sull’onda della spinta delle associazioni professionali, il diritto e l’economia politica continuano a essere la cenerentola dell’istruzione italiana. Eppure, basta aprire un giornale per rendersi conto di quanto è importante, oggi più che mai, l’alfabetizzazione giuridica ed economica in Italia: alzi la mano chi, tra gli stessi genitori, sa raccontare agli studenti le acrobazie della nuova legge elettorale, il mistero tenebroso dall’articolo 18 “forse a termine iniziale differito” dello statuto dei lavoratori, il nuovo assetto delle province o il progetto di legge costituzionale per la pseudo-abolizione del Senato. O, ancora, chi sa raccontare ai nostri giovani le ragioni della crisi economica più devastante dal ’29 e del dibattito tra i neoconservatori sbarcati a Bruxelles e i keynesiani annidati chissà dove per uscire dalla peggior recessione del dopoguerra. Di questo si tratta: privare gli studenti italiani degli strumenti di conoscenza su due aspetti decisivi della realtà in cui viviamo.
In tempi in cui sempre più forte si avverte l’esigenza di un’educazione alla legalità, la scelta di eliminare diritto ed economia politica dalla scuola appare davvero paradossale. Ma la decisione di Gelmini è stata ribadita tra mille contorcimenti anche dall’attuale governo: il documento elaborato al termine del “Cantiere per la scuola” svoltosi tra il 4 e il 6 luglio 2014 a Terrasini prevedeva di inserire in tutti i bienni della scuola secondaria superiore lo studio del diritto ma due mesi dopo, nelle “linee guida sulla Buona scuola” nonostante si riconosca un “analfabetismo finanziario” per gli studenti italiani” non si fa alcun cenno alle soluzioni per rimediare. Il che è tanto più grave se si pensa che tale scelta va contro le indicazioni europee: il Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18/12/2006 sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente (Leggi) richiede che il percorso scolastico sia integrato da una cultura giuridica ed economica. Ma il “Ce lo chiede l’Europa” tanto reclamizzato dai nostri governanti in questo caso, evidentemente, non vale.
Addirittura umoristica, poi, è la vicenda relativa all’educazione finanziaria. In questo campo siamo penultimi al mondo (lo dice L’OCSE: peggio di noi solo gli studenti colombiani :), ma la i governi italiani considerano l’economia finanziaria una materia superflua. Poi, però, qualcuno ci ha ripensato e ha pensato di affidare l’educazione finanziaria… alle banche! (Leggi) Vi immaginate una campagna di educazione all’uso consapevole dei farmaci affidata agli informatori farmaceutici? Ecco.
E, per favore, non tiriamo nuovamente in ballo la barzelletta triste di “Cittadinanza & Costituzione” la pseudomateria che avrebbe dovuto sostituire le discipline giuridiche ed economiche sui banchi di scuola. Una pseudomateria senza valutazione, senza un monte-ore dedicato ad essa e senza professori (gli insegnanti di storia, cui è affidata la disciplina in gran parte degli istituti, non hanno alcuna competenza per insegnarla). Di più: mentre si introduceva la nuova pseudo-disciplina, le ore d’insegnamento di storia passavano da tre a due! Una barzelletta, peraltro, neanche nuova: la vicenda ricorda da vicino, infatti, la storia dell’educazione civica, la cenerentola delle materie scolastiche degli anni ’70 che nessuno ricorda di aver mai svolto seriamente. Fu proprio per ovviare a un evidente gap culturale degli studenti italiani che il diritto e l’economia politica furono introdotte in tutte le scuole superiori. Quarant’anni dopo la storia si ripete. E’ vero: tutto ciò che impariamo dalla storia è che non impariamo niente dalla storia. Ma sulla pelle di chi?
Massimo Macciò