Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Cosio d’Arroscia ‘borgo del benessere’, ma una troupe inglese scopre la ‘baia del letame’


Il primo a parlarne, già qualche anno fa, durante un pranzo in occasione della festa patronale, era stato un ex assessore imperiese della Regione Liguria: “Quello scandalo sulla strada del paese, tra letame, baracche, teloni, rifiuti di ogni genere, bombole di gas, ferri vecchi, è un pugno nello stomaco, perché non intervenite ? “ Come accade spesso nel Bel Paese, tutto è rimasto come prima.  Anzi.  Ora una troupe inglese che in passato aveva fatto riprese nei paesi dell’Alta Valle Arroscia, è tornata nei mesi scorsi e questa volta ha ‘scoperto’ l’impresentabile. Diciamo subito che non è il caso  di puntare l’indice contro il pastore protagonista involontario dello ‘spettacolo’, delle brutta cartolina. Sono gli amministratori provinciali, comunali, gli attivissimi componenti della Pro Loco che dovrebbero farsi promotori di un’opera di sensibilizzazione al decoro, all’igiene, al bon ton. 

Il piccolo insediamento pastorizio si trova quasi sui confini tra Cosio d’Arroscia e Mendatica, lungo la stretta e tortuosa strada provinciale di mezza costa che unisce i due centri.Con tratti suggestivi e panoramici. Lungo un percorso sui cui sorgono i cartelli “Benvenuti a Casio D’Arroscia Antico Borgo Medioevale“; “Benvenuti a Mendatica“, ‘Conzorzio Alta Valle Arroscia tra i comuni di…..’.  Una strada assai frequentata, in particolare dalla comunità tedesca che ha comprato casa sia nella zona di Ormea, sia nella bassa valle Arroscia. Impossibile non essere attratti o se volete distratti dallo scenario certamente insolito per chi non ha dimestichezza dei luoghi. Lasciamo la parola alle immagini che descrivono meglio di qualsiasi parola lo ‘spettacolo’  che hanno trovato i colleghi giornalisti e cameraman  inglesi, impegnati in un tour in diverse zone della Liguria e della Costa Azzurra. I servizi, secondo consuetudine, saranno elaborati ceduti a televisioni europee.

FARE UN CLICK SULLE FOTO PER INGRANDIRLE

 

  

  

 

Cosio e Mendatica, due realtà montane molte attive e presenti sul fronte della promozione locale  e regionale, alla ricerca del rilancio, della riscossa. Con la fortuna di aver coagulato, negli anni, sindaci, assessori, consiglieri comunali, ricchi di entusiasmo, tanta buona volontà, spirito di iniziativa, dedizione ed amore al paese che ha dato i natali. Devono recuperare ciò che in parte si è perso per tante ragioni ed altrettante responsabilità. E’ il caso di ripetere che la Liguria dei monti, delle Alpi del Mare, non ha ricevuto le stesse attenzione, o meglio scelte della politica, strategiche, che si riscontrano in Alto Adige, parzialmente in Val d’Aosta, oppure nelle confinanti aree della Costa Azzurra, della Provenza,  della Borgogna, dei Pirenei. Qui lo stato centrale e gli organismi elettivi periferici hanno imposto  priorità alla salvaguardia ed allo sviluppo economico, di conseguenza turistico, delle aree montane più disagiate, dunque più bisognose di investimenti pubblici che di pari passo hanno favorito, invogliato, quelli privati. Il primo risultato è stato l’incremento demografico, il fiorire di investimenti, il presidio sociale a 360 gradi.

L’Alto Adige del quale il cittadino comune italiano sa molto poco anche per il disinteresse dei mezzi di comunicazione di massa, è diventato una vera e propria perla di benessere diffuso. La Provincia autonoma di Bolzano da almeno 30 anni privilegia, nei suoi bilanci, nei piani poliennali, incentivi e aiuti, a fondo perso ed in conto capitale, per le aziende agricole e la pastorizia, per le baite agro-turistiche, le infrastrutture primarie e secondarie, dalle strade, agli acquedotti, alle seggiovie, cabinovie. Con un turismo straniero in costante crescita, attratto dal fiorente sistema ricettivo, alberghi di qualità soprattutto e dalla possibilità escursionista della rete di sentieri. E stato persino un fiorire di centri di benessere: cura del fieno, cura dell’uva, cura dell’acqua (proprietà dell’alta montagna).

Le nostre Alpi, le nostre vallate sono ancora più privilegiate da madre natura; basti pensare alla vicinanza del mare, ai percorsi mozzafiato, al bassa percentuale  di presenze turistiche che li rende un piccolo paradiso terrestre in quanto a tranquillità e relax, possibilità di svago naturale ( a piedi, in bicicletta – montainbike, ciaspolate, ecc.). Il nodo resta quello dei collegamenti viari, con strade spesso ‘strette’ e  pericolose. Non incoraggiano e non incentivano il turismo. Gli interventi assistenziali profusi dall’avvento delle Regioni, almeno nel  nostro entroterra montan0, non ha dato risultati, i frutti necessari. Ci troviamo di fronte, non solo in provincia di Imperia, a paesi afflitti dalla desertificazione, centinaia di immobili abbandonati, fatiscenti. Gli anziani raramente sostituiti dei giovani. Sporadiche le iniziative di ricambio.

Per mancanza di attività produttive, nel particolare è crollata la calamita di Monesi. Ma si è continuato ad illudere, raccontare lo favola del lupo.   Praticare illusionismo di massa. Pensiamo al destino della seggiovia. Una, uguale identica a quella che era stata dismessa (era la più lunga d’Italia, motivo di grande attrazione anni ’60 e ’70), si trova ancora in funzione in Alto Adige; era la gemella di Monesi.  Da noi, non si capisce bene ad opera di chi (pare gli uffici territoriali del ministero dei Trasporti del Piemonte) era stato sancito che non aveva più i requisiti di sicurezza. Dopo anni, si è realizzata la nuova seggiovia, ridotta nel tracciato e solerti funzionari della Regione Liguria hanno scoperto che non poteva essere messa in funzione d’estate per proteggere la nidificazione di un paio di volatili rari. Una follia sociale consumata a quanto pare anche per negligenza  della Provincia di Imperia, di chi si è alternato alla guida e l’ha amministrata. E il secondo lotto-tracciato, fino al Redentore, finanziato, pare sia a bagno maria. Non abbiamo ancora letto dell’inizio dei lavori e soprattutto quando sarebbe fissata la ‘fine opera’, il collaudo.

L’entroterra più dimenticato soffrirà l’agonia fino a quando non sarà decisa la priorità assoluta come ha promesso, per la prima volta nella storia della Liguria, l’assessore Raffaella Paita, tra i pretendenti a succedere a Claudio Burlando nel 2015. E’ un implicito riconoscimento al divario, alle ingiustizie, alle ‘valle di lacrime’ che ha penalizzato fino ad oggi queste terre, i suoi abitanti, la sua economia. Non è possibile che sulla costa e nell’immediato interland si continui a cementificare, ad imbrogliare con il falso sviluppo; con comuni voraci ad incassare milioni di euro in ogni di urbanizzazione, spesi in mille rivoli spesso superflui (come la gara a chi fa i fuochi d’artificio più spettacolari, a caro prezzo, i porticcioli in ogni cittadina balneare, anziché politiche comprensoriali), mentre non c’è alcun intervento legislativo (piano urbanistico) per invogliare gli investitori all’alternativa per i piccoli paesi delle valli.  La città vota, conta, pesa negli interessi e nelle urne.

Da qualche anno la montagna ponentina sta correndo un altro rischio, creare, organizzare meccanismi del ‘fumo e poco arrosto’, puntando sulla folla che accorre a quel paio di eventi che ogni paese organizza nella stagione estiva. E suonare la gran cassa della spettacolarizzazione. Gara a ore di trasmissione e pubblicità a pagamento in tv, paginate di pubblicità sui giornali locali, sempre a pagamento, rincorsa dei siti on line. Si chiama illusionismo che può far perdere di vista gli aspetti fondamentali, le urgenze  e priorità di cui invece si ha bisogno. La prova del nove sono la mancanza di riscontri di cosa è avvenuto dopo la stagione degli eventi popolari. Cosa è cambiato sulla bilancia dell’attivo e del passivo (abitanti, dinamicità commerciale ed imprenditoriale, posti di lavoro). Troppo facile addossare tutte le colpe al ‘governo ladro !

Abbiamo accennato alla rete viaria, agli strumenti urbanistici. Bisogna dire basta al nuovo cemento sulla costa più immobiliare d’Italia (fino a 20 mila euro il mq:, la media è di 5-6 mila euro). Semmai, come primo passo, serve avviare  la riqualificazione urbana dei borghi montani. Migliorare complessivamente la qualità dei servizi e della vita per attrarre giovani coppie, dare opportunità che si creino occasioni di posti di lavoro, insediamenti produttivi. Gli eventi culinari non potranno mai diventare strumenti di propulsione e pianificazione economica. Sono occasioni di promozione, e perché no, di coesione sociale tra le comunità locali, ma quando mancano le materie prime per un turismo degno di questo nome resta un inganno, diventano un bluff : parliamo di alberghi, strutture ricettive, meno tasse e burocrazia. Cosio è uno degli esempi lampanti. Le strutture (tre) sono state dismesse e non se ne sono create di nuove perchè  non bastano i pochi mesi estivi, i pranzi della domenica, delle feste principali. Restano in funzione un ottimo ristorante part time ed un agriturismo, un bar – negozio, un mobiliare- apicoltore.

I politici imperiesi si prodigano in ‘passerelle’ durante le manifestazioni, le feste, le sagre, dispensando gran belle parole che peraltro, chi ha i capelli bianchi, ascolta da qualche decennio già dai loro predecessori.  Grazie se saranno capaci di produrre una svolta a 360 gradi e agli impegni, alle promesse, far seguire i fatti.  Subito. Altrimenti restino a casa e la prossima volta, gentilmente, si meritano anche ‘ calci nel sederino’.

L’aria buona, i sapori, i profumi, i prodotti tipici, la collaborazione tra i paesi, la storia di un’economia agricola, della vivibilità montana, delle bellezze da scoprire, l’invito a venire in villeggiatura, la promozione territoriale, il paese museo, la concretezza di vita contadina, la semplicità,  la conservazione dei valori pronunciati davanti alla telecamera (sempre presente Imperia TV), sono ottime parole, intrise di luoghi comuni.  Il mon amour deve trasformarsi in provvedimenti di pianificazione  e di riscatto a medio e lungo termine. La Riviera, le città hanno già avuto tanto, troppo e di più; hanno anche sprecato e distrutto  ciò che madre natura ha donato e ci è stato tramandato dagli avi. Il grandissimo malato resta l’entroterra.  L’aspirina e le carezze non sono la soluzione. Basta inganni ! Basta facce di tolla ! Dateci finalmente un homo sapiens.

L.C.   

 


L.Corrado

L.Corrado

Torna in alto