Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il Secolo XIX Imperia racconta: la tenacia di un galantuomo ha vinto. Quel giudice vittima e anti massoni


Dopo l’articolo pubblicato da Il Secolo XIX Savona, ora anche l’edizione imperiese del primo quotidiano ligure ha raccontato l’odissea giudiziaria (più volte denunciata da trucioli.it) dell’ex pretore capo (anticemento) di Sanremo, poi procuratore della Repubblica di Savona, Michele Russo, oggi oltre la soglia delle 83 primavere.  L’articolo, a firma di Paolo Isai, ricostruisce in sintesi il calvario di un uomo onesto che non potendolo ‘fermare’ l’hanno crocifisso e condannato al pubblico ludibrio. Un ‘pentito’  ha svelato ai giudici, dopo 25 anni,  che il magistrato era stato “vittima di un vero complotto da parte di una certa massoneria che voleva in tutti i modi allontanare quel personaggio scomodo dalla Liguria”. E quale la prova regina ? Leggi articolo del Secolo XIX Imperia.

E’ lo stesso dr. Russo (la moglie era insegnante e preside, una nipote già commissario di polizia)  a rivelarlo. Ai giudici ha dimostrato che la testimonianza di uno dei due avvocati, testi d’accusa, era inattendibile. Il giornale evita di fare nomi. Ma è cosa risaputa tra quanti hanno seguito i processi a Michele Russo. Si trattava di Giampiero Mentil,  avvocato penalista e civilista, giornalista pubblicista, personaggio non solo nell’albenganese: è stato  assessore regionale del Pri. Non si era certamente arricchito con la politica, viaggiava in Ferrari grazie al prestigio che riscuoteva anche tra una clientela benestante ed imprenditoriale della riviera ponentina. Aveva abbracciato da giovane la fede massonica, dove ha ricoperto  ruoli importanti (obbedienza di palazzo Giustiniani, loggia ad Albenga e Savona) e seguito vicende delicate nella veste di ‘pubblico ministero’ in loggia, facendosi qualche nemico. Ma quando si trattò di difendere il confratello dr. Alessandro Barbanti, tra i titolari di Fin Riviera, specializzati nella raccolta di denaro e prestiti,  il teste Mentil si schierò contro Russo e a favore delle tesi d’accusa dell’ex primario ospedaliero che aveva lavorato pure nell’allora ospedale di Loano (Ramella).

Il nodo della questione : era vero che il prof. Barbanti era entrato, una mattina… nell’ufficio di Russo, al sesto piano del Palazzo di Giustizia a Savona; il magistrato, in quella precisa circostanza, gli chiese di ritirare l’esposto- querela contro di lui e  stava indagando sulla finanziaria ingauna,  altrimenti avrebbe subito…Michele Russo ha sempre negato sia la minaccia (tentata concussione), sia l’incontro. Mentil che accompagnava Barbanti, confermò che il suo assistito era entrato effettivamente nell’ufficio del procuratore.  Michele Russo ha dichiarato al Secolo XIX Imperia: “Dopo molti tentativi sono riuscito a trovare, negli uffici della Regione Liguria, il registro dell’ auto blu che l’assessore Mentil aveva utilizzato quel giorno e a Savona non risultava si fosse recato…”.

Michele Russo ha amministrato la giustizia per 42 anni, come ogni uomo avrà avuto limiti umani e professionali, non apparteneva alla categoria schierata nel sindacato, non era salottiero, non frequentava associazioni lobbistiche. Con i suoi difetti aveva la schiena dritta. Non era ricattabile, né personalmente, né per i suoi  congiunti. A gran parte della ‘fratellanza’ dava fastidio, anzi era diventato un ‘nemico’ da abbattere ha testimoniato nell’ultimo processo il comm. Antonio Fameli, agente immobiliare, ora in pensione, al centro di decine di procedimenti penali in Calabria e in Liguria.

Quella massoneria che, nonostante i tempi, ha continuato e continua a mantenere saldo il cordone del potere trasversale in gran parte dell’imprenditoria privata, nelle istituzioni,  in enti e società pubbliche, uffici statali, parastatali, banche, società partecipate, Usl, ospedali, cliniche private, centri universitari, centri diagnostici. Sarebbe una grave errore sostenere che ‘sono tutti uguali‘ e fanno del loro segreto l’arma vincente per penetrare nei gangli vitali della società civile. Ci sono fratelli e personaggi irreprensibili, attratti dalla vocazione esoterica per i più svariati motivi.

Per molti osservatori resta difficile capire perchè devono restare segrete le affiliazioni, le cerimonie, alcuni scopi pratici ed immediati sul reciproco aiuto. E perché siano sempre più numerosi i massoni che vengono coinvolti in vicende giudiziarie, a volte di notevole spessore ed impatto socio- economico. Per quale motivo non si ha mai notizia, ad esempio,  della sorte di un ‘processo massonico‘, cosi come era accaduto al piduista Licio Gelli. Addirittura per quale ragione in altri paesi  della stessa Europa democratica quando muore un ‘fratello’ si possono leggere annunci funebri, sui manifesti e sui giornali, in cui risulta la partecipazione  della loggia stessa a cui il defunto era affiliato. In Liguria, per fare un esempio, in dieci anni Il Secolo XIX, il quotidiano preferito per i necrologi, ha riportato in 4 casi, l’annuncio della ‘morte’ di un massone.

Gli stessi giornali, e questo accade soprattutto nella civilissima e ricca Svizzera, quando danno notizie di inchieste giudiziarie, non è difficile leggere che tra i coinvolti  ci sia un ‘maestro venerabile’. E’ accaduto di recente nella vicenda che riguarda lo scandalo Carige- Berneschi – crediti facili.  L’ex  deus ex macchina della banca  ha sostenuto, tra le altre cose,  di aver portato soldi in Svizzera, una ventina di anni fa,  e di essere stato aiuto in queste operazioni  da Giancarlo Puccio, maestro venerabile  della loggia Il Dovere di Lugano (di cui trucioli.it ha già scritto, vedi in archivio) e dall’avvocato – notaio Rocco Olgiati. Senza andare lontani nella Svizzera ‘italiana’ la massoneria non si nasconde dietro un dito, non si ‘vergogna’, non cerca di occultare la sede, quando si ritrovano non pretendono che il locale sia riservato a loro e chiuso per quella sera agli altri clienti.

E quando viene a mancare un “fedele  e solerte apostolo degli ideali massonici” è facile leggere  annunci di partecipazione anche di personalità ed aziende di primo piano. Perchè da noi non accade ?  Per un falso pregiudizio verso i massoni che poi ci ritroviamo di fronte quando entriamo in uno studio legale, medico, notarile, di un architetto, piuttosto che geometra o ingegnere, un direttore di banca, un funzionario dell’Usl, del Comune, della Regione. Proprio di recente la Casa della Legalità, onlus di Genova, come abbiamo già documentato, ha consegnato alla Commissione parlamentare antimafia, in missione a Imperia, una relazione, dove tra le altre cose è citato un certo ruolo della massoneria ligure, savonese, imperiese.  Forse è una questione di pulizia che non riguarda solo i partiti. Una linea di rigore etico morale per chi ricopre cariche pubbliche dovrebbe essere estesa a 360 gradi, compresi Rotary, Lions,  Opus Dei.

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ARTICOLO DEL SECOLO XIX DELL’APRILE 2012

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L.Corrado

L.Corrado

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