Più o meno alle sette e un quarto di mattina stavo per mettermi sotto la doccia, quando squilla il cellulare. “Porcu boia!! Sempre in questi momenti suona sto catorcio!!” penso e guardo il display per controllare chi è che rompe a quest’ora e vedo uno stranissimo numero: **#]000111000*#11100[. Sto per interrompere la chiamata, ma la curiosità è tanta e schiaccio il tasto verde.
“Pronto?”
“Buongiorno sig. Silvestro, sono Ortsevlis INILOPMAP, il marziano che è venuto a Borghetto S.S. un po’ di tempo fa. Si ricorda di me?”
“E come no! Guardi che a Borghetto di marziani ne girano pochetti. Come sta? E la famiglia?”
“Bene grazie. Il ragazzo più grande a scuola non rende granché, ma alla sua età ero come lui. La chiamo per farle una proposta : visto che si avvicinano le Feste di fine anno, cosa ne direbbe di venire a trovarci e stare con noi per qualche giorno?”
“Beh, il suo invito mi prende un po’ alla sprovvista. A dire il vero io e mia moglie, per le Feste, avevamo deciso di andare a trovare dei cugini e non saprei proprio cosa dirle.”
“Guardi, se è per questo non è un problema. Si ricorda il discorso che le feci sulle meccaniche celesti e sul fatto che il nostro tempo è sfasato di sei mesi confronto al vostro?”
“Certo che me lo ricordo.”
“Ebbene grazie a queste circostanze, ogni tanto, ci possiamo permettere di fare qualche giochetto col tempo e le posso assicurare che quattro o cinque giorni qui da noi sono come neanche quarantacinque minuti da voi sulla Terra.”
“Però, questa si che è bella. E’ come se uscissi alle 6,30 per fare la solita passeggiata e alle 7,15 sarei già di ritorno?”
“Esatto, ha capito perfettamente”
“Allora va bene. Quando ci vediamo?”
“Io direi domani mattina”
“Ottimo, ma facciamo alle 6,20 che poi alle nove ho un appuntamento col dentista”.
*****
Arrivare su Marte fu un attimo. Non avevamo neanche fatto in tempo a entrare nell’iperspazio, che ne fummo subito fuori. A dire la verità mi batteva forte il cuore: un borghettino su Marte, chi l’avrebbe mai più detto. E poi chissà, se lo avessi raccontato al bar, magari mi avrebbero preso per un contamusse.
Ortsevlis prima di sbarcare mi disse di coprirmi bene, ché lì era un po’ ventilato. Quando si aprì la porta del disco volante il vento fortissimo quasi mi buttò per terra (alla faccia del ventilato pensai) e di fronte a me si presentò una landa desolata color ruggine che si estendeva a perdita d’occhio. Non c’era l’ombra di un albero, di una casa, di un manufatto neanche a pagarlo oro: un deserto flagellato dal vento e basta.
“Mi scusi”- chiesi – “dov’è il Borghetto S.S. marziano, dove tutto è in ordine, dove tutto va bene a parte il prezzo del caffè espresso?”
“Non c’è”
“Come non c’è”
“Mi spiace, ma è stato tutto un sogno, un’illusione e quando si sveglierà avrà in bocca quel “gusto un po’ amaro di cose perdute…” come diceva Gino Paoli”
“Ma almeno lui era sulla spiaggia, coricato vicino a una ragazza che, anche se sapeva di sale, era un gran bel pezzo di donna. Però adesso mi deve spiegare tutto, dirmi dov’è il trucco, altrimenti mi arrabbio davvero e le faccio scoppiare un casino che neppure se lo immagina”
“Mi spiace molto, glielo ripeto, ma il Borghetto marziano dove tutto funziona non esiste. E’ solo il frutto del suo desiderio di vivere in una Nazione e in un Borghetto terrestre che siano in ordine, a posto, armoniosi, contrariamente alla brutta realtà che lei vive quotidianamente. E’ il desiderio di
un mondo migliore che, da sempre, è insito nella natura umana. Ce l’ha presente UTOPIA di Tommaso Moro?”
“Certo, certo, ma non me lo a spettavo. Lei non potrebbe fare qualcosa?”
“Non credo proprio. Io sono un sogno, un’illusione”
“Quindi ci dobbiamo tenere i presidenti che non presiedono ma che governano, i governi che non governano ma che inciuciano, i sindaci e le giunte incapaci ad amministrare, i consiglieri comunali che non sanno da che parte stare, i faccendieri da sagre campestri e i cortigiani disonesti e interessati?”
“Non necessariamente”
“Come sarebbe a dire non necessariamente”
“Sarebbe a dire che tutto questo si può cambiare nella misura in cui riuscirete a cambiare voi stessi. Ognuno di voi deve diventare un cittadino vero, che abbia il concetto dello Stato e rispetti le norme che regolano la società, altrimenti i governi saranno sempre e solo lo specchio di una nazione o di un paese dove tutti si arrangiano, si arrabattano, si fregano l’un l’altro, dove vincono i mediocri perché avete rinunciato a combattere o, forse, non avete mai iniziato”
“Facile a dirsi”
“Ma non impossibile caro signore. Volere è potere”
“Che fregatura. Mi porti a casa per favore”.
*****
Più o meno alle 7,20 il disco volante si alzò dallo spiazzo pieno di scogli dove era atterrato e lentamente si diresse verso l’orizzonte che il sole nascente stava trasformando in una linea color fuoco. Poi cambiò rotta e ritornò su Borghetto: compì tre giri sempre più ampi e all’improvviso sparì.
Silvestro Pampolini