Era il mese di agosto del 1974. Dall’ufficio postale di Pietra Ligure viene inviato al corrispondente del Secolo XIX (responsabile della zona Andora – Noli) un esposto dettagliato. Chiamava in causa, per asseriti episodi di ‘malamministrazione’, esponenti della vita pubblica pietrese, del mondo imprenditoriale, nomi e cognomi. Negli anni assurgeranno alla onori della cronaca. Non ci interessano profili e valutazioni penali, sarebbero prescritti. Il nostro obiettivo è riscrivere, con materiale inedito, pagine di storia locale. La città di provincia alla quale sono stati forse dedicati più libri (una cinquantina), ma racchiude un capitolo dimenticato: gli agricoltori. Non abbiamo trovato molte citazioni. Ai nostri giorni almeno tre concittadini meritano la pergamena di ‘nonni al lavoro nei campi‘. Due abitano a Ranzi: Felice Rembado, 88 anni e Beppe Rembado, 80 anni, Paolo Pesce,87 anni, valoroso presidente dell’Anpi. Rimasti giovani nello spirito e nell’ardore. Lavorano la terra (orto, vigna, oliveti), guidano le quattro ruote.
“La morte di un vecchio è paragonabile all’incendio di un’intera biblioteca” ha scritto il cav. Giacomo Accame, ex sindaco, in uno dei libri della collana del Centro Storico Pietrese. E ancora: “Difendere le tradizioni significa perpetuare la nostra identità etnica”. I tempi andati per questi personaggi straordinari del mondo agricolo che quasi hanno difficoltà a riconoscersi in una ‘Città’ (Pietra) ormai trasformata, dove ‘la gente è sconosciuta‘ annotava E. Laganà nel prologo dell’opuscolo ‘Pietra addio’.
Gli anziani, come Felice Rembado, Beppe Rembado e Paolo Pesce, ultime memorie storiche viventi, vorremmo sussurrare che sono trascurati’ rispetto agli spazi che giornali, televisioni, web, radio dedicano ad altre realtà spesso effimere e magari poco educative delle nostre origini.
Ad iniziare dal dialetto, dalla serenità della vita: gente di mare o di campagna. Non bastano le sagre, sempre più ‘commerciali‘, a tenere viva la conoscenza della cultura locale. Iniziando dalle scuole, dal rispetto dell’ambiente naturale.
Per non parlare dell’importanza di riscoprire gli autentici piatti tipici locali: dalla farinata alla panizza, dalle fave, in particolare la fricassea, alle frittelle, al cavolo verza ripieno. Da tramandare e difendere in ogni circostanza, raccomandavano studiosi e dialettologi pietresi, al di là degli aspetti folkloristici. E poi l’alfabeto Pietrese: si compone di 24 lettere, dittonghi, accenti. I modi di dire pietresi: una settantina, Gli antichi proverbi marinari, i numeri della tombola secondo la loro allegoria nella parlata pietrese. C’è il ‘popolare’ (un tempo) Vermentino di Pietra Ligure; le credenze magico-popolari delle nostrane seguaci di Esculapio e per finire streghe, asine e somari nella frazione Serrati.
UN ESPOSTO (anonimo ma non troppo) E GLI INTERROGATIVI SENZA RISPOSTE
Soltanto dopo parecchi lustri e confrontando altre lettere ufficiali (senza perizia, ovviamente); verificando gli spazi tra le parole, l’uso degli accenti gravi e acuti, le parentesi, le maiuscole, l’incolonnamento grafico, abbiamo avuto la consapevolezza che l’autore era persona (o forse più di una) capace di ‘assemblare’ dossier su fatti, misfatti e personaggi, con possibilità di attingere a fonte diretta. Niente gossip tuttavia, né ‘metodi Boffo‘ dei tempi recenti (l’ex direttore del quotidiano cattolico L’Avvenire, i cui asseriti vizi furono messi in prima pagina da Il Giornale della famiglia Berlusconi e che si rivelarono una bufala nella parte sostanziale). Nella nostra ‘Pietra story‘ non ci sono vizi privati, marachelle da debolezza umana. Del resto Papa Francesco va ripetendo: “Peccatori sì, corruttori no”.
IL SINDACO MORELLO – Il primo obiettivo dell’anonimo era il sindaco in carica, il compianto Aldo Morello (non è l’unico citato e non più vivente, ce ne scusiamo con i parenti qualora interpretino in modo errato il nostro ‘viaggio’del recente passato ); si parla di lottizzazioni di fatto, piatto forte di chi fa business nelle aeree edificabili e nel mattone. Era esplosa la ‘guerra’ per l’edilizia selvaggia sul Trabucchetto, dove diverse ‘personalità’ hanno realizzato la loro casa.
Tra i citati dallo scritto, Giuseppe Patrone, esuberante, simpatico, graffiante, eccentrica e a volte sarcastica presenza in consiglio comunale, negli affari, nello svago. Tra l’altro, salì alla ribalta, ma senza essere travolto, nella montagna di atti dello ‘scandalo Teardo e C’. In ballo operazioni edilizie, una in particolare nello spezzino fallita e finita nel mirino degli inquirenti. Patrone chiamato in causa per un giro di assegni- versamenti e collegamenti, vedremo subito dopo. Vicende lontane che alle nuove generazioni poco interessano. Del resto della ‘Patrone story? è rimasto poco o nulla. L’aspetto curioso, non certo per chi ha memoria storica ed ha seguito le ramificazioni, è il riferimento nel ‘pro memoria’ alla casa venduta all’impresario Vaccarezza di Loano, operazione che avrebbe fruttato a Patrone una ‘mancia’ di 30 milioni. E dire che Vaccarezza (il padre di colui che diventerà tra i più agguerriti sindaci di Loano e presidente della Provincia) era stato per un periodo in società di Tele Trill – avanguardia in tono minore del successo popolare di Imperia Tv – insieme a Patrone e un capitolo dell’inchiesta Teardo – come avevamo pubblicato su trucioli savonesi che abbiamo lasciato per motivi deontologici – era riservato ai rapporti di alcuni esponenti del clan con Tele Trill.
ARRIVANO GLI ORSERO – E’ ‘la volta di un cognome ‘blasonato’ meritatamente, gli Orsero ramo oggi indicato tra le facoltose famiglie savonesi. Unico cognome che oggi compare sulla pubblicità delle televisioni nazionali. Nell’esposto si parla di una concessione edilizia, con indice di edificabilità eccessivo, progetto approvato e ritenuto illegittimo.
Sono inoltre citate persone di grande caratura imprenditoriale in città: l’ex impresario ed appaltatore di Opere Pubbliche nel comprensorio, Angelo Caffa, geometra; ancora Orsero con i soci storici Ottonello e Tacchini. Queste ultime due famiglie mai toccate da cronache di sapore ‘affaristico’. Pietresi che si sono tenuti lontano dalla militanza partitica. L’accusa? Avrebbero costruito singoli edifici, violando le norme sulla lottizzazione che comporta iter burocratici particolari, la realizzazione di opere primarie e secondarie. Poi la costruzioni di ville in violazione a quanto avrebbe impost0, in precedenza, il sindaco Dc, cav. Salvatore Caltavituro, benefattore, anima della scomparsa Croce Rossa, grande vicinanza alla Curia e alla parrocchia, estraneo ai ‘grembriulini muratori‘ molto presenti ed attività tra Pietra, Borgio, Loano, Finale Ligure, Ceriale, Albenga, Alassio, Borghetto S. Spirito.
GUARDA DI CHI RIVEDE: L’ING. EMANUELE PIZZIMBONE – Ai comuni cittadini pietresi il punto 8 del documento che riproduciamo, probabilmente dice poco. Invece si avanza l’ipotesi (a ns avviso azzardata, a meno che chi scriveva, non disponesse di indizi precisi) che fosse in preparazione una società finanziaria di cui avrebbero fatto parte l’ing. Pizzimbone, ex componente della locale commissione edilizia negli anni del boom edilizio. Chi era costui? Un tecnico del Comune di Savona, di cui i giornali mai si occuparono. Il cognome emergerà solo negli ultimi anni per vicende assai più intricanti ed importanti correlate ai figli Giovanni Battista, Pier Paolo e la schiva sorella Emanuela. Hanno concretizzato un impero, con capogruppo Biancamano Spa che ha acquistato, nel settembre 2009, la Manutencoop Servizi Ambientali, diventando numero uno in Italia. Fondata nel 2004, la Biancamano (nel 2008) deteneva il 10 % del mercato nazionale dei rifiuti, in concorrenza con De Vizia di Torino (2 %) , Genesu di Perugia (2%). La Biancamano dei Pizzimbone (savonesi di nascita, quasi sconosciuti nella realtà provinciale) ha operato in 20 regioni, 500 comuni, 82 centri, 3.200 dipendenti, 3 mila automezzi, un utile ufficiale di 1, 6 milioni di euro, su un fatturato di un’ottantina di milioni. Dopo l’acquisizione della nuova società era prevista una crescita a 270-280 milioni di euro.
Chi è interessato, per la parte che riguarda le province di Savona e Imperia, può consultare gli articoli di trucioli savonesi, alla voce Pizzimbone. Con la nascita di trucioli.it, nel luglio 2012, è la prima volta che torniamo a parlare dei due fratelli che attraverso la società Aimeri Spa e Ponticelli Spa Imperia hanno caratterizzato, vivacizzato, loro malgrado, decine di articoli fino a poco tempo fa causa ritardi nei pagamenti dei dipendenti. Tra i servizi di nettezza urbana, nel 2008, figuravano Ceriale, Alassio, Pietra Ligure, Cairo Montenotte, Borgio Verezzi, Varazze, Cisano sul Neva; nel frattempo in qualche caso è cambiata la società appaltante.
Nota curiosa. La famiglia Pizzimbone abitava sul lungomare di ponente di Savona, poi si era trasferita a Bergeggi. Ebbene un esponente del locale circolo Pd, l’architetto Elena Fedi, nel febbraio 2010, ha patteggiato, in tribunale a Savona, 570 euro per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. La professionista – difesa dagli avvocati Giuliano Germano e Fabio Celentano – aveva inviato un mail a Pier Paolo Pizzimbone, il più noto e discusso dei fratelli. All’origine dello scritto una modesta questione economica: un prestito di 500 euro che la Fedi avrebbe fatto alla mamma, Silvia Capricci vedova Pizzimbone . Nella mail la minaccia che qualora il debito non fosse stato saldato si sarebbe rivolta ai giornali. Eppure, raccontava la Fedi : “Io e la mamma di Pizzimbone siamo lontane parenti, ci siamo sempre frequentate. Quel prestito, ai primi del 2008, non era stato un problema, però i soldi non erano mai tornati. A una cortese, affettuosa raccomandata spedita ai fratelli Pizzimbone non ho avuto risposta e quando la loro mamma, dopo aver bussato, mi ha risposto ‘Non ti apro’, mi sono imbufalita ed ho scritto questa mail. Non avrei fatto nulla, ero soltanto arrabbiata. A quel punto Pizzimbone ha pagato il debito, però mi ha denunciato e non ha voluto ritirare la querela“.
Pier Paolo Pizzimbone, geometra, alla ribalta della cronaca rosa per i ‘legami’ con l’attrice e conduttrice televisiva Barbara D’Urso. Una classifica l’ha inserito all’11° posto tra gli imprenditori italiani che le donne adotterebbero. Nel curriculum figurava pure Console onorario, a Imperia, della Repubblica Democratica del Congo. Un periodo di impegno politico. Eletto in Sicilia (precedente legislatura) tra i parlamentari Pdl. A Sanremo/Imperia presidente del ‘Circolo del Buon Governo’. Il ‘re dei rifiuti‘ non ha mai nascosto la sua ammirazione per il padre ‘putativo dei ‘circoli’ (33 nel ponente ligure), il senatore Marcello Dell’Utri condannato e in attesa di appello, a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, oggi tra gli uomini di punta della rinata Forza Italia 2. Pier Paolo personaggio abituato a frequentare i salotti bene, tra Sanremo ed Alassio. In Comune ai tempi del sindaco, architetto Marco Melgrati, era di casa. Nulla di male, ovviamente. Amici che si stimano.
Trovare il capostipite a Pietra Ligure, scelto in commissione edilizia (chi lo propose ?). C’è una traccia, ma non sembra il caso di appagare una comprensibile curiosità. Se non altro servirebbe a fare luce sul ruolo di una ‘certa manina’ che a Pietra è stata on-divaga tra centro destra e centro sinistra. Con un abile ‘direttore d’orchestra’. E’ probabile sappiano assai di più autorevoli rappresentanti della stampa locale pietrese.
Infine il caso finale Italcementi al quale dedicheremo un prossimo capitolo, dopo aver consultato il consiglio-parere di un pool di legali. Infatti pur trattandosi di storie passate, l’Italcementi (in Italia) ha rappresentato collegamenti tra affari, politica, Vaticano e ‘pedine’ in loco. Insomma storie scottanti e pare senza risvolti penali. A noi non spetta il compito degli inquirenti, ma raccontare fatti, chiarire i scenari. Non solo, sull’Italcementi a Pietra c’è chi ne sa più di noi, anche se non dispone di un ‘archivio’ e potrebbe aiutarci in questo capito di storia cittadina.
Luciano Corrado
L’ESPOSTO CHE ARRIVO’ AL CORRISPONDENTE DEL SECOLO XIX E PARE ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA NELL’AGOSTO 1974