Ho perso per strada un amico che non meritava di andarsene a 72 anni. Sergio Castagnino era il decano dei tassisti loanesi, nel 2014 avrebbe tagliato il nastro del mezzo secolo alla guida. Ci eravamo conosciuti, collaborando, ai tempi della campagna elettorale del compianto sindaco Felice Elice, nell’ottobre 1967. Non ci frequentavamo, ma ad ogni incontro rifiorivano i ricordi, uno sguardo al presente. Il suo saper essere moderato, costruttivo, determinato verso tutto ciò che riteneva un’ingiustizia. Da tempo gli stava a cuore il disordine regnante della stazione ferroviaria; testimone di fatti, misfatti, inadempienze, menefreghismo. Eppure era un tollerante, uomo di pace, un cuore grande.
Sergio Castagnino (nella foto) ci lascia il testamento di chi, nella vita, si è guadagnato il pane col sudore, l’onestà, il sacrificio, l’impegno quotidiano. Era figlio di un operaio dei cantieri di Pietra Ligure, originari di Cerisola (Cn), ma era nato a Loano ed aveva perso il padre nel 1969, a 55 anni. Sergio era figlio unico, lascia nel dolore, in lacrime, il figlio Alessio e la vedova Luciana che adorava.
Sergio era uno dei tanti loanesi ‘silenziosi‘. Ha fatto l’ultimo viaggio alla guida del taxi domenica sera, a Pietra Ligure vicino alla chiesa di Sant’Anna. Al mattino ha accusato un dolore, la corsa al Santa Corona dove tantissime volte si era recato per lavoro e conosceva tutti. Diagnosi, un’emorragia cerebrale. Inutili le cure. Poi il coma. Il suo cuore si è fermato per sempre e domani, venerdì, alle 14, i funerali nella chiesa dei Cappuccini.
I tassisti loanesi sono in lutto, Sergio era anche la loro memoria storica. Il collega remissivo che sapeva mostrare ‘i muscoli’ (non della violenza) quando non ne poteva fare a meno. Un amico che mi ha telefonato per darmi la triste notizia parla di Castagnino “profondo conoscitore dei flussi turistici che conosceva a dito, così come ha fermato, da ligure chiuso, la voglia di cambiamento di alcuni colleghi più giovani che avrebbero voluto fondare una cooperativa; Sergio stimava soprattutto quelli che davano il massimo nel loro lavoro, come faceva lui”. E ha concluso: “Un’energia e una memoria storica come la sua se fossero state usate meglio avrebbero portato benefici per tutta la cittadinanza“.
L’ultima volta che ci siamo visti mi ha esortato: “Almeno te non desistere, seguo il tuo blog anche se non sono grande esperto di internet. Purtroppo la gente ha paura di esporsi, c’è chi pensa ai figli, alle figlie che magari hanno un lavoro, uno studio professionale. Non sono più i tempi di Elice, un gentiluomo vecchio stampo che quando da Genova, al sabato mattina, raggiungeva Loano, a volte mi chiamava e voleva sapere se quanto gli avevo segnalato sulle strade o nelle piazze era stato risolto. Mi stupiva perchè spesso lo incontravo al mattino presto a piedi, in questa o quella zona della città, voleva rendersi conto di persona. Era generoso e onesto“. Un altro amico ricorda Sergio: “Non mancava mai alla festa di San Pietro a Toirano, era affezionatissimo e si presentava carico di bottiglie di vino per il pranzo“.
Ciao Sergio, avrei voluto incontrarti ancora a lungo, ascoltare suggerimenti, consigli, rimproveri, confrontare le nostre rughe. Invece, in silenzio, sei fuggito. Lasci nel mio animo un grande vuoto per aver perso un amico galantuomo. La tua eredità morale vale un patrimonio così come per te erano tesori quell’orto, quel frutteto che coltivavi con passione, amore, dedizione, nelle poche ore libere. Le tue olive, la tua piccola vigna, le tue pesche. Altri li hanno sacrificati a suon di cemento, potere e deturpazione insensata. Anche in questo eravamo in sintonia.
Luciano