Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Massimo Numa giornalista scomodo di Savona nel mirino dei no Tav


Pacco bomba alla Stampa indirizzato al cronista Massimo Numa che si occupa dei No Tav. L’ordigno era mascherato da hard disk, sarebbe esploso cinque secondi dopo essere stato collegato alla presa Usb.  Le pagine di google dedicano 13 videate al fallito attentato. Sulla cronaca web di Savona non si trova nulla. Numa è nato a Savona dove ha studiato, ha iniziato la sua attività giornalistica, prima all’albo dei pubblicisti (1980), poi professionisti. Ha esordito al Lavoro, quindi alla redazione di Savona de La Stampa dove è stato vittima di alcune vigliaccate come avevamo scritto già nel 2007 (vedi a fondo pagina) prima  Trucioli Savonesi che abbiamo lasciato per deontologia professionale nell’aprile 2012, poi su Uomini Liberi.

www.corriere.it

Torino, 3 ottobre 2013. Un hard disk carico di esplosivo è stato recapitato al giornalista Massimo Numa del quotidiano La Stampa presso la sede della redazione torinese. Se inserito in un computer, sarebbe esploso. Il giornalista si è insospettito, quando ha ricevuto il pacco, per via del contenuto del biglietto, in cui c’era scritto che all’interno del supporto elettronico ci sarebbero stati filmati e documenti «delle forze dell’ordine» Numa ha quindi chiamato la digos che ha sequestrato l’hard disk e ha proceduto alle verifiche. È emerso che conteneva sostanze esplosive.

LA PROCURA INDAGA – La procura di Torino ha aperto un’inchiesta, coordinata dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo. Numa è stato più volte minacciato negli ultimi anni per i suoi articoli relativi alla Tav e ai movimenti antagonisti torinesi, che lo considerano troppo «vicino» alle forze dell’ordine. Alla Stampa era arrivata una busta con esplosivo anche il 9 aprile scorso. Aperta da un impiegato, non era esplosa solo per caso. L’azione era stata rivendicata pochi giorni dopo dagli anarchici. Gli inquirenti seguono anche questa volta la pista legata ai gruppi torinesi vicini a quest’area. La consegna della busta è avvenuta ieri, il giorno in cui è stato appiccato un incendio doloso a un macchinario della Geomont di Bussoleno, impresa che lavora per la Tav. Il direttore del quotidiano torinese, Mario Calabresi, ha affidato a Twitter un commento: «Si capisca che è in atto una deriva violenta».Tav: bomba a La Stampa, confezionata da mano esperta. In Valsusa imprenditore si arrende, ‘i No Tav hanno vinto’

Mauro Barletta- ANSA

 Torino, 4  ottobre  2013.  Un ordigno confezionato con grande abilità. Una miscela di polveri (una verde, che di solito si trova nelle munizioni per la caccia, l’altra rosa, che avrebbe fatto da detonante) ad altissima pericolosità. La mano misteriosa che ha recapitato il plico esplosivo al giornalista Massimo Numa, del quotidiano “La Stampa”, aveva intenzione di fare molto male. La procura di Torino valuterà se procedere per tentato omicidio alla luce dei risultati della consulenza tecnica che sarà eseguita nei prossimi giorni.    Per adesso basta e avanza l’articolo 29 della legge del 1975 sulle armi, che punisce con il carcere da 5 a 15 anni chi impiega esplosivi per “mettere in pericolo la vita delle persone mediante la commissione di attentati”.

 

IL PRIMO DI ALCUNI ARTICOLI SU MASSIMO NUMA SCRITTO UOMINI LIBERI

QUELLO SPILLO DI BELFAGOR

Massimo Numa (occhiali e sciarpa), anni ’80, a Savona, durante un arresto della squadra mobile

Il 7 giugno 2007, Uomini Liberi pubblica un articolo dal titolo: <Osteggiato (e deriso) a Savona- A Torino cronista di successo. Storia inedita (e istruttiva) di un giornalista scomodo derubato>. Se può interessare (vedi….).

In sintesi è il racconto sulla sorte toccata e sulla vita da cronista che emergeva da La Stampa di Massimo Numa, 53 anni, primi passi nel giornalismo a Savona (Il Lavoro e altro), poi alla redazione locale de La Stampa. Il suo impegno sul fronte giudiziario e soprattutto la raccolta di un dossier su “rifiuti ed ambiente” a Savona.

Il libro che stava scrivendo gli viene “rubato” dalla scrivania e finisce, a quanto sarebbe poi emerso, in qualche ufficio del Palazzo di giustizia, a Savona. Sul tavolo di un procuratore capo? Tutto finisce nel dimenticatoio. C’è qualche “vendetta” trasversale di troppo, ma è acqua passata.

Numa viene “autotrasferito” a Torino dove si distingue nella cronaca cittadina e nell’approfondimento di delicatissime inchieste, pure sulla corruzione.

Concludeva Belfagor quella testimonianza sul giornalista Numa: …Ora  in provincia di Savona anche di fronte ad enormi colate di cemento che sbancano colline o sorgono persino a ridosso dei centri storici c’è solo qualche mormorio dei soliti cittadini, sempre più soli ed isolati. Anche di fronte a migliaia di vani tecnici e pertinenze regolarmente destinate ad abitazioni, ma escluse dai vani catastali. Anche di fronte a decine di opere pubbliche vistosamente malfatte, da rifare a pochi mesi dal collaudo. Anche di fronte a quello che succede in certi ospedali. Di fronte ad ingenti o vistose fortune ad opera di sconosciuti o poveretti per il fisco. Anche di fronte a qualche funzionario attratto, con moglie  e suocere, dalle sfavillanti banche di Montecarlo, rifugio per i bene informati. Anche di fronte a qualche centinaio di affaristi o cooperative che hanno concluso l’affare immobiliare in quel di Savona e provincia, sciolto in fretta la società e poi chi li ha più visti?

Tutti ligi al dovere e alla legge, come si addice ad uno Stato in cui esiste la cultura della legalità. Pensiamo agli Stati Uniti, all’Inghilterra. A morte, invece, a chi fa dietrologia permanente, seppure a futura memoria. A morte i moralisti (falsi?) che indicano fatti, circostanze, casi.  Forcaioli fuori moda e meno parlano, meno scrivono, più fanno felici. I solitari bisogna assolutamente emarginarli, facendo loro terra bruciata…non importa come. Forza Massimo Numa, anche perché a Savona non hanno più bisogno di te. Da queste parti resteresti disoccupato. <Qui non abita più la corruzione ambientale>. E la coerenza grida vendetta.

Luciano Corrado




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