PROLOGO – Tratto da FONTAMARA di Ignazio Silone: Il nostro non è un giornale imitazione. Prima di questo non è uscito nessun altro giornale decise Scarpone. Michele propose un buon titolo La Verità, che voleva dir molto. Ma Scarpone arricciò il naso: La verità ? disse Chi conosce la verità ? Non la conosciamo ma vogliamo conoscerla rispose Michele.Quel giornale si intitolò: Che fare ? Inizialmente volevamo fare nomi e cognomi. Poi però abbiamo deciso che non era necessario poiché, come tante volte ci siamo sentiti dire dai colti perbenisti, non è opportuno sbilanciarsi.
Si accomodino, dunque, Lor Signori, tutti in Carrozza.
In fondo il fare nomi e cognomi, se consentirebbe a chi non li conosceva nella loro vera veste, di scoprirli, questi nobili personaggi, di cui qui vogliamo trattare, li farebbe assurgere ad un ruolo che, in realtà, essi non hanno mai avuto.
Questa è, a ben vedere, la loro colpa: non aver mai ricoperto un ruolo, se non quello di spettatori sfruttati dalla circostanze del momento e di sfruttatori spettatori.
E la cosa buffamente triste è che non se ne accorgeranno mai.
Ognuno fra di voi, cari lettori di quel del Borghetto o di quelle parti, che pure vi ritenete importanti senza forse esserlo, ognuno di voi, dicevamo, potrà trovare tempo e modo di riconoscersi, nelle astratte figure che qui descriveremo, figure appartenenti al mondo umano tragico di questi tragicomici tempi.
Abbiamo commesso, però, un imprudente errore (imprudente nel senso di difetto di saggezza nel significato storico della parola): abbiamo pensato, un po’ ingenuamente, che a Borghetto Santo Spirito, in questa simpatica contrada della Riviera di Ponente, ci fosse un nucleo, una minoranza (non dovremmo usare questo sostantivo che potrebbe portarvi fuori rotta), di esseri umani che avesse, in effetti, buone idee, slancio morale e quant’altro per modificare lo stato delle cose.
Invece ci siamo sbagliati. Non era così. Forse non è mai stato così.
C’è una speranza in chi ha buone idee: che esse possano essere condivise da chiunque in apparenza sembra essere in grado di ascoltarle fino al punto, persino, di migliorarle quelle buone idee.
Purtroppo, però, ci siamo sbagliati ancora una volta, perché, in realtà, chi ci ascoltava non lo stava facendo. L’illusione per chi patrocinava quelle buone idee di aver trovato anche un amico si è dunque manifestata.
Andiamo con ordine.
In questi anni a Borghetto c’è stato chi voleva far vedere agli altri che era differente, diversamente elevato, di buone speranze, buona capacità lavorativa, pronto a svolgere attività di sano volontariato. Ma poi, quando gli chiedevi, se intendeva candidarsi, la risposta era che non ha tempo, che ha troppo da lavorare.
In molti hanno dato questa risposta perché il lavoro nobilita e dunque in questa figura tanti si potrebbero riconoscere, come se gli scriventi avessero avuto tutto questo tempo…
Quando, dopo qualche anno, gli dici che forse, appoggiare una certa lista è un errore, che quella lista o dietro quella lista ci sono persone che appartengono alla vecchia guardia, più vecchia di quella che era al governo, non ti credeva e con fatica apponeva la firma per consentire ad una lista rossa di prendere parte alle elezioni.
La firma serviva per lavarsi la coscienza e per dimostrare di essere davvero democratico. Il pudore fa sempre la sua bella figura.
Poi a Borghetto c’è chi vive di partito, del partito e per il partito. Attenzione, attenti lettori, il partito non deve far pensare per forza alla Politica, perché quella davvero è un’altra cosa: essa non ha mai messo piede sul territorio borghettino.
C’è chi in nome del partito, dicevamo, farebbe i patti con il diavolo, con qualunque diavolo, di qualunque colore, perché il Partito è il Partito. Ed allora questo costui e/o costei e/o costoro (beati i Latini che conoscevano anche il genere neutro), accettava il Padre, La Madre ed il Figlio sempre e comunque. Poi a Borghetto c’è stato, tanti tanti anni fa, chi aveva solo il codice civile in tasca ed in materia di distanze e di altezze nulla poteva fare e dunque eccovi giustificato lo scempio urbanistico ed ambientale, perché a Borghetto c’è sempre una giustificazione per omnia res.
Poi a Borghetto c’è stato chi aveva in tasca le opere del Buon Sovietico e chi in casa venerava e venera il ritratto di Togliatti.
Poi a Borghetto ci fu anche chi, dopo aver ricoperto importanti cariche, ha sempre dispensato buoni consigli ma, quando si trattava di uscire allo scoperto, era meglio di no… e ciò per amore del Buon Crociato che, in fondo, era opera del Creato.
La non opportunità e il non apparire fanno parte del decalogo del Buon Borghettino. Sussurrare , non esporsi, nascondersi dietro il Velo del falso Pudore, invisibile a chi non vuole vedere. Dunque c’era chi capiva o diceva di farlo, condivideva, ma affermarlo pubblicamente no, non era opportuno, era meglio stare nelle retrovie. Era meglio attendere.
Poi c’era chi contrastava quella lista, ne diceva peste e corna, per poi poco dopo, benignamente assolverla, salvo che per quella nomina, che, fra le Nomine, più di altre, era meglio che fosse condivisa, perché, una volta condivisa, evidentemente, era ammantata di miglior sovranità. In fondo meglio questi che quelli che c’erano prima.
I cattivi sono diventati buoni e i buoni sono diventati cattivi o semplicemente tutti sono stati sempre cattivi o, forse i cattivi siamo noi che scriviamo e i buoni sono tutti gli altri che, a fatica, ci sopportano e ci accusano pure per quello che scriviamo e per quello che pensiamo.I ruoli si confondono fra miserie umane più o meno sopite. I ruoli, ma non le idee: non si confonde ciò che non esiste. Quelle erano e sono merce rara. Quelle vengono dopo, se vengono. E così chi era da un parte ora può anche allearsi con chi era dall’altra. Per essere l’anti di quello che c’era prima e che prima era con lui.
Non avete capito niente vero ? Si questa è l’unica cosa che avete compreso: quella di non aver capito niente oppure, al contrario, la vostra Pena è proprio quella di aver pensato, di aver capito. A vincere, cari perbenisti, che spesso vi conducete con aria sapiente presso la Casa del Signore, sono però altri. Altri i veri vincitori.
L’Oleificio che impersona l’Eternità, il quale sa che non verrà mai abbattuto: Lui l’ha capito e se la gode. Se la godono i resti del Castello Borrelli.Se la gode la Torre Rossa. Se la gode il deprimente panorama urbanistico di una città, che non è pensabile possa ancora chiamarsi Borghetto, perché il Borghetto non esiste più da decenni.
Se la gode l’incompiuto porto.
Se la gode la solitaria passerella su Capo Santo Spirito: solitaria perché non si unirà mai a Ceriale.
E si, Ignazio Silone in Fontamara, difendeva i cafoni. Difendeva lo loro povera dignità. Ma, vedete, i cafoni sapevano quali erano i loro diritti, conoscevano il loro ruolo, sapevano ciò che volevano. Ma non avevano chi fosse in grado di difenderli. Ma a Borghetto, invece, c’è chi non assurgerà mai al ruolo troppo elevato del cafone di Ignazio Silone. Sarà sempre qualcosa di meno perché non solo non ha né avrà chi difenderà i diritti, ma proprio non ha e non né avrà mai, per aver rinunciato al primo fra di essi: quello di avere un ruolo.
Fra Imprenditori, Dignitari di Corte, Figli di Mammà, Sarti, Lavandaie, Agricoltori, Uomini di Sanità, Diplomatici, Dottori, Scrittori ed Intellettuali, Geometri e Tappezzieri, che possono stare tanto di qua quanto di là, Guide Aramaiche, Turchi e Volontari, Piantagrane, Madonne per ogni contrada e di ogni contrada, non c’è nessuno che vi salverà.
Buona Borghetto a tutti.
All’ingresso del Monte c’era la scritta
O Borghettino, dal volto triste, la Veritas ti mena qui al Convento …
non cercar tardivamente il Buon Vento né rifuggir dalla tua colpa ti è oramai consentito.
Fosti avvertito, Tu apparterai, ora più che mai, alla classe di chi visse sanza infamia e sanza lode.
Qui sei avviato all’eterna solitudine del Deserto senza Idee.
Io Monte Piccaro sarò la tua guida in questa valle senza fine.
Giovanni Sanna