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San Giuseppe di Cairo, la diffusione segreta del ghiaccio curativo con il pirata Rojo


L’attività  da cui derivavano i nostri “commerci sensibili speciali” era nata casualmente a Genova, con la produzione del ghiaccio naturale, prima dell’invenzione del ghiaccio artificiale: il ghiaccio naturale era infatti una materia di grande pregio e costo. Ad esempio i grandi ospedali ne utilizzavano quantità enormi e lo pagavano molto bene.

 

Il sig. Musso Piantelli, che possedeva i terreni dove sarebbe poi passata la ferrovia Savona-Torino in quel di San Giuseppe di Cairo, nelle cui vicinanze aveva fatto costruire il Castello di Quassolo tra il 1901 e il 1907  fece una delle più brillanti azioni da imprenditore che la Val Bormida abbia conosciuto: cedette i terreni senza opposizioni…  Nel contempo fece costruire una enorme ghiacciaia a margine dei terreni espropriati poi chiese alle ferrovie di costruire un apposito binario privato che collegasse la stazione di S. Giuseppe con la sua ghiacciaia.

La ghiacciaia era una grande costruzione in mattoni pieni poi coperta dalla terra di risulta ottenuta dagli scavi per la costruzione del castello di Quassolo. Il ghiaccio veniva prodotto d’inverno nella località di Ponteprino verso Cosseria, dove una valletta era stata spianata e chiusa da una piccola diga; la valletta veniva allagata in inverno e il freddo provvedeva a produrre il ghiaccio necessario.

Una volta che il ghiaccio era pronto veniva diviso in blocchi e stoccato nella grande ghiacciaia di San Giuseppe anche per mesi, fino al momento della vendita.

A questo punto era caricato sui vagoni (utilizzando segatura come isolante termico) e portato di volta in volta a Genova e in altri ospedali servibili dalla ferrovia. Però in apparenza fu un business brillante ma sfortunato, perché pochi anni dopo l’inizio della produzione, venne prodotto il ghiaccio artificiale e in poco tempo diventò economicamente più competitivo di quello naturale. E l’enorme ghiacciaia fu quasi abbandonata.

Però l’attività continuò per altri canali, sia pur utilizzando gli stessi contatti, ed in breve tempo approdò al Mit di Cambridge, nel Massachusetts, dove esistevano già laboratori ben attrezzati per le ricerche sulla biologia molecolare. Era stato scoperto come produrre ghiaccio alla temperatura di 3° Celsius con un speciale catalizzatore di erbe officinali e a utilizzare il ghiaccio per il suo potere molecolare attivabile che curava certe malattie genetiche alla radice.


Era divenuto una produzione strategica e sensibile la produzione di

questo ghiaccio e ben presto vi furono richieste da ogni dove che venivano vagliate direttamente dal Massachusetts Institute of Technology in Usa e tutto venne ben custodito sotto chiave. Pochi sanno che anche la Russia si interessò al programma e io stesso venni portato con volo segreto da Bruxelles a Tallin, in Estonia, dove mi fu offerto di lavorare per l’Accademia Militare Medica Russa.

 Bruno Chiarlone

 


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B. Chiarlone

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