Ho deciso di scrivere su “Risolleviamo Borghetto“. Il gruppo molto attivo su facebook, che io non uso, si sta interessando, se non vado errato, oramai da più di un anno, alle vicende del paese. Non volevo parlare di Risolleviamo Borghetto per molte ragioni: principalmente perché ogni mio intervento rischia di essere sentito come un giudizio e quindi strumentalizzato e non intendo, invece, giudicare nessuno.
Ho riflettuto a lungo però su un fatto: durante la campagna elettorale del 2007, spesso ho cercato di far capire che i cittadini devono prendere parte attiva alla politica innanzitutto interessandosi davvero ad essa, informandosi e, nel caso di Borghetto, sarebbe stato sufficiente prendere parte ai consigli comunali, ascoltare, cercare di capire quali erano le scelte che i politici stavano effettuando o intendevano assumere.
Questo, almeno nel periodo in cui sono stato in minoranza, non è quasi mai successo.
Le poche persone che mi contattavano erano animate da interessi personali.
Poi, però, fra la fine della passata legislatura e quella attuale è nato questo gruppo che ha anche preso parte alle ultime consultazioni ottenendo 155 voti.
Nei cinque anni di minoranza la partecipazione popolare è stata assente. Questo è ciò che è mancato alla mia opposizione: il PD, così come il sottoscritto (per carità), ha le sue responsabilità per non aver saputo svolgere un effettivo ruolo sia a livello di informazione, che per quanto riguarda il coinvolgimento della collettività nel tentativo (è proprio il caso di dirlo) di risollevarsi da uno stato di apatia sociale impressionante.
Oggi, pur con tutte le cautele del caso, posso affermare che in fondo, Risolleviamo Borghetto, è una speranza, flebile, ma pur sempre una speranza.
Il fatto che persone, che prima non si sono affacciate alla politica o non se ne sono mai interessate, oggi in prima persona lo facciano e ci mettano la faccia nel dire ciò che pensano (a prescindere dalla condivisione), ritengo sia davvero un segnale di rilievo soprattutto in una fase in cui Borghetto sta miseramente avviandosi verso il nulla.
L’attuale giunta non è in grado obiettivamente di assumere alcuna decisione realmente innovativa.
Il fatto è che, quando si formula una proposta (non vendere l’ex Scuola Fasce) e poi questa viene ritirata o comunque modificata (oggi Gandolfo vende ciò che in occasione del consiglio comunale dell’ 8 febbraio 2012 chiedeva a Vacca di non vendere), si pone un problema.
Infatti, allo stato, non c’è più una maggioranza, ma neppure una minoranza in Consiglio Comunale.
Moreno, che un tempo era maggioranza, era favorevole alla vendita.
Gandolfo, candidato Sindaco, chiese a Vacca di non vendere.
Oggi, che è Sindaco, vende e pertanto in Consiglio Comunale non ci sono voci di dissenso (non penso che Moreno possa obiettivamente opporsi) e quando in una assemblea eletta dai cittadini, tutti sono d’accordo o rischiano di esserlo, a mio parere siamo di fronte ad un possibile problema.
Almeno in questa particolare situazione.
A Risolleviamo Borghetto e a chiunque abbia a cuore le sorti del Paese dico che ci sono comunque strumenti istituzionali per farsi sentire su questa vicenda come su altre.
Il Web non basta.
Uno di questi strumenti è il Referendum.
Il Regolamento sul Referendum (qui allegato leggi…) fu una mia iniziativa assunta fin dall’inizio della passata legislatura e condivida da tutti gli appartenenti al gruppo di minoranza.
Non dico ciò per assumermi meriti che non ho, ma perché quel testo poi approvato nel febbraio del 2012 (ironia della sorte proprio l’8 febbraio) comunque non era e non è soddisfacente in molti suoi punti ma con la maggioranza Vacca non vi furono alternative (prendere o lasciare) e dunque occorre un numero di firme pari al 20% degli iscritti alle liste elettorali perché si possa costringere l’amministrazione a subire una consultazione referendaria.
So che è difficile ma, forse, in questo momento storico ricordare ai cittadini che hanno il diritto e il dovere di scegliere il loro destino attraverso un referendum di fronte a scelte incomprensibili dell’Amministrazione, è una possibilità.
Non dico che Risolleviamo Borghetto deve assumersi questo onere, dico solo che c’è questa strada così come ce ne sono altre: formulare petizioni, ad esempio, chiedere conto, sempre ai consiglieri comunali, del loro operato scrivendogli e costringendoli a prendere posizione.
Anche in questo modo è possibile far cambiare idea ad una Amministrazione.
Sarebbe bene che Risolleviamo Borghetto si costituisca in Comitato e possa trasformarsi in soggetto istituzionale con il quale l’Istituzione Comune (naturalmente anche i consiglieri) sarebbe costretta a confrontarsi.
Chiedete un incontro all’Assessore Parrinello e domandategli perché il PD, che prima era contrario alla vendita, oggi è favorevole.
Chiedetegli che cosa ne vuole fare il Comune del ricavato della vendita.
Chiedetegli che cosa pensa dell’Oleificio Roveraro.
Il mio è solo un suggerimento: Risolleviamo Borghetto continui a utilizzare il Web, ma cerchi di muoversi su binari apparentemente più antipatici e difficili. Quali quelli istituzionali, perché è attraverso questi ultimi che l’amministrazione può essere messa in difficoltà ed è su questi che essa è chiamata a misurarsi e soprattutto è abituata a farlo.
Sarebbe interessante perché Gandolfo probabilmente si troverebbe un’altra patata bollente da affrontare ed il PD o quello che ne resta soprattutto verrebbe spiazzato (non ci vuole molto peraltro) e Moreno e Angelucci dovrebbero prendere posizione.
E soprattutto sarebbe molto interessante verificare quali consiglieri comunali, animati da spirito di democrazia, sarebbero disposti ad autenticare le firme …
Era giusto parlare, in fondo, anche di Risolleviamo Borghetto.
Da questo Blog ho solo la veste, per così dire, di osservatore ed io ho osservato.
Giovanni Sanna