Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Monte Carmo, risorsa della Riviera. Rifugio, progetto di ampliamento. Impegno del Cai


La Riviera savonese-ponentina possiede una straordinaria risorsa. Lo splendido territorio del Monte Carmo. Un eccezionale contenitore di ricchezze naturali da promuovere, per attrarre turisti, escursionisti. Dare concretezza e contenuti  alla cultura ambientale  preservata e la sua storia centenaria. Dove c’erano i prati ora ci sono gli alberi, il fascino e l’incanto della natura. I  suoni notturni e diurni, pietre, ruscelli, silenzio ‘rumoroso’, invisibili ‘abitanti’. Una giornata al rifugio di Pian delle Bosse organizzata da uno tre soci fondatori del Cai di Loano che  conta oltre 400 iscritti e locomotiva di iniziative benemerite.

Iniziamo con le ultime buone notizie. Il rifugio di Pian delle Bosse, nel territorio del Comune di Pietra Ligure, un tempo nell’area del Comune indipendente di Ranzi, sarà ampliato sul lato nord. Una stanza e servizi per i gestori-custodi, ampliamento dei locali di pertinenza dell’ultimo piano e al piano terra più spazio per la cucina, il rinnovo dei servizi igienici destinati al pubblico.  Il progetto, redatto dall’architetto Angelo De Francesco, ovviamente prestazione gratuita, su incarico del Cai, dovrà  percorrere il suo iter. Non c’è da meravigliarsi  sui tempi lunghi e laboriosi, tenendo conto che la burocrazia e la legislazione normativa sulle costruzioni montane non sono una passeggiata alla stregua di quanto si realizza nelle città.

Un’iniziativa che attende il sostegno finanziario pubblico, oltre all’intervento Cai. C’è da sperare che ad iniziare dalla Regione Liguria, per passare alla Provincia di Savona, agli enti, alle fondazioni bancarie, si tenga in dovuta considerazione la riscoperta e valorizzazione di questa terra.  L’impegno di tanti volontari. Il Carmo dovrebbe essere uno dei volani della Riviera delle Palme savonese, così come succede per la spiaggia. Anzi, capace di diversificare la vacanza, oggi assai più di ieri. Vivere nell’ambiente incontaminato, scuola di vita sempre più praticata dalle popolazioni del centro e nord Europa, principale bacino d’utenza del turismo ligure.

La seconda buona notizia, connessa alla prima, è che finalmente la gestione ricettiva-ristorazione del rifugio è  affidata da tre anni ad una giovane coppia di toscani (si è già scritto vedi…..) capaci di offrire un’ospitalità ed un menù che sta riscuotendo lusinghiero successo. Si sono moltiplicati i clienti del ristorante, di domenica senza prenotare è difficile trovare posto. Pochi piatti, preparati alla casalinga, gustosi. Prezzi onesti. Un primo traguardo meritato. Un incoraggiamento doveroso.

RITROVO A TAVOLA DI DIECI AMICI

L’inesauribile volontario e promotore (degno dell’opera meritoria di papà Cencin, Vincenzo De Francesco),  il rag. Giobatta De Francesco. Voleva fare una ‘rimpatriata’ di loanesi, con barriera degli ‘anta (sessantenni), per ritrovarsi al rifugio. Il tempo incerto ci ha messo lo zampino e dieci ‘arditi’ hanno sfidato il clima e la nebbia. Non poteva mancare la visita di benvenuto  al nuovissimo sentiero botanico- naturalistico che si snoda poco dopo il rifugio con un percorso, a tratti, spettacolare. Il ritrovo finale  gioioso a tavola – come documenta la foto – presenti  i coniugi Patrizia Monti e Giacomo Tassara, il noto accompagnatore e podista di lunghe distanze Beppe Peretti, Gianni Orso, Gianni Oliva, Aldo Biselli, Laura Panicucci, Piero Chiola,  Cesare Zunino, Mario Chiappero,  Giobatta De Francesco. Tutti iscritti alla locale sezione Cai.

Lo sfoglio-ricordo dell’elenco dei soci fondatori. Erano 167 (vedi ….). Iscritti al Cai sono rimasti 3:  Piera Ronzio, Mauro Oliva, Giobatta De Francesco. C’è la pagina scritta da Sandro Milesi, ricordava: ” Eravamo in sette, Orlando Vigliani, Palmiro Gotti,  Domenico De Gregorio,  Tino Rustichelli,  Domenico Orso,  Gandolfo Marziale. Alla ricerca del luogo più adatto alla costruzione del rifugio, giungemmo vicino alla grossa castagna, tuttora esistente, nell’ampio pianoro sito più in basso a levante di Pian delle Bosse, alla fine del sentiero dei Cunei. Ci rendemmo tuttavia conto che mancava  della fonte d’acqua necessaria e salimmo un po’ in alto  fino a raggiungere  Pian delle Bosse, dove si trovava una sorgente.

Era in tal sito esistente una piccola  costruzione in pietra (casella) semidiroccata.  Avevamo deciso, quello era il luogo adatto.  Presa la storica decisione, scendemmo più in basso a preparare pranzo, che consisteva  in una padella di totani fritti, accompagnati naturalmente da buone bottiglie di vino.  Dal momento che non avevamo forchette, risolvemmo  di adoperare dei rametti d’erica, che servirono egregiamente allo scopo. Fu cosi in breve che  durante quel pranzo, apprestato alla bell’e meglio,   iniziammo a far progetti sulla costruzione del nostro rifugio.”

QUEL GIORNO SULLA VETTA DEL CARMO ANCHE IL MINISTRO TAVIANI 

Una tappa della ‘rifugio story’.  Loanesi, pietresi, e tanti altri conoscono la piccola meraviglia, non lontano dalla vetta più alta della Liguria. Il Carmo appunto (già monte Calvo). Su questa cima c’è stato il più illustre ministro della Repubblica della Liguria ed amico di tanti savonesi, Paolo Emilio Taviani, un galantuomo nonostante i tempi e tutto il suo potere esercitato per anni. La foto del giorno dell’inaugurazione (30 agosto 1968)  del secondo rifugio meno ‘ospitale’, denominato “Rifugio Amici del Carmo”.

Oggi  meta apprezzata da turisti stranieri, resa viva con estrema solerzia dalle nuove generazioni e dirigenti Cai, ad iniziare dal dinamico presidente Franco Moreno e dai più assidui collaboratori.   ‘Amici del Carmo’ e sezione Cai Loano hanno continuato a collaborare da quel lontano 1965, con la posa della croce sulla vetta, a 1389 m. .  Quando, dopo aver pagato tutte le spese, rimasero in cassa 40 mila lire gli’ amici’ decisero di costruire un rifugio nei prati sottostanti. Poi il secondo rifugio inaugurato da Achille Compagnoni,  fraterno di Cencin, il loanese che adorava la maestosa solitudine di Pian delle Bosse.  Loano gli deve tanto, peccato che si sia portato via una pezzo di tradizione e di storia recente, col suo attivismo presenzialista e buon esempio. Ammettiamolo, ai nostri giorni  siamo tutti un po’ smarriti ed ingialliti. Ci manca Cencin.




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