Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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QUANDO ESCI SPEGNI LA LUCE


Grilli e cicale – aule e occupazioni- occasioni perdute – economie – italiche tragicommedie

    La Democrazia resta, con tutti i suoi mali, le sue contraddizioni, le sue mediocrità, le sue debolezze, il miglior regime per l’esercizio del potere che, di per sé, e senza i dovuti temperamenti, è sempre reazionario: potere che solo in democrazia può trasformarsi ( a volte accade) in servizio per la gestione della “cosa pubblica” e che comunque può, non solo teoricamente, consentire a tutti i cittadini di confrontarsi e affermarsi nella politica.

    

La controprova di quanto soprascritto si ha con l’affermazione del Movimento a 5 stelle  (qualcuno ci ha detto perché si chiama così, ma non riusciamo mai a ricordarlo, a noi vengono in mente solo gli Hotels). Grillo, grande meneur de foules, ha avuto successo inviando in Parlamento, complice il porcellum , persone certamente per bene ma altrettanto sconosciute, le quali sono in grande difficoltà nel razionalizzare la loro presenza politica, per la semplice ragione che sono lì perché ce le ha messe lui e non perché scelte da basi, assemblee o elettori per loro meriti speciali o particolari competenze. Nessuno li aveva mai visti prima, i comizi li ha fatti lui, essi hanno costituito una specie di coro di cicale, dal canto univoco e monotono. Infatti chi tra di loro volesse contraddire i suoi dettati demolitori o contestare la demonizzazione dei partiti, da lui unificati come il male della nazione malgrado le cospicue differenze e le ben diverse responsabilità, viene tacciato di tradimento e rischia la cacciata dal partito monolitico e personale (partito nel pieno senso del termine, questo sì) da lui creato.


    Lo confessiamo: anche noi, come moltissimi altri amanti dello spettacolo e della comicità, abbiamo nutrito per il genovese Giuseppe Grillo una grande simpatia. Ce lo ricordiamo fin dai primi albori della sua profusa e graffiante satira ; veniva, tra l’altro, a Loano, nel locale chiamato “Cabana” e nell’allora maxidiscoteca Ai Pozzi.

    Quello che ora più ci fa patire da parte sua è la perdita totale del senso dell’umorismo che, evidentemente, in un comico è pari ad una grave malattia. E poi, dal punto di vista politico, l’incomprensibile calcio dato alla possibilità di cambiamento e di messa all’angolo del “Caimano” ; un calcio che, se non sarà attutito dal buon senso di una parte dei suoi parlamentari, rilancerà, per la spietata nemesi della truffa mediatica, la più disastrosa classe di marpioni sugli scranni della dirigenza politica nazionale.

    Anziché preoccuparsi di tali esiti, si è deciso da parte grillesca di “occupare” le aule parlamentari per protesta contro la mancata nomina delle Commissioni permanenti alla Camera dei Deputati e al Senato (Affari costituzionali, Interni, Esteri, Difesa, Giustizia, Istruzione, Finanze, Trasporti , Bilancio Tesoro, Ambiente, Lavoro ecc).

In effetti è nelle Commissioni che si svolge il vero lavoro legislativo; sia che si riuniscano in sede referente ( per riferire poi all’aula nella sua totalità, dove si voterà sul disegno o sulla proposta di legge), sia che, laddove consentito dall’art. 72 della Costituzione con rinvio al Regolamento di ogni Camera, si riuniscano in sede legislativa, producendo già il provvedimento come legge formale. Esse sono costituite sulla base del rispetto proporzionale di una maggioranza che sostiene il Governo e di una minoranza di opposizione e, per tutto quanto attiene ai disegni di legge (il disegno è di provenienza governativa), interviene ai lavori il Ministro – o un Vice Ministro- proponente.

    Come si possa, senza il nuovo Governo che abbia ottenuto la fiducia dalle nuove Camere, senza maggioranza di sostegno dello stesso, senza qualificata opposizione, costituire le Commissioni permanenti è un mistero doloroso che nessun grillo e/o nessuna cicala ha spiegato al popolo. E così, anche la parola “occupazione”, che aveva una sua valenza storica indiscutibile per le lotte operaie e studentesche, è diventata definizione di una melensa italica tragicomica dove ci si è preoccupati, per darle un termine, del consumo delle lampadine

    Molti anni or sono avevamo in Parlamento una classe di politici, delle varie fazioni, molto qualificati; uomini che avevano vissuto, combattuto e sofferto nella Resistenza, subendo spesso prigionia e campi di concentramento, che avevano voluto la Repubblica, che avevano costruito e votato la Costituzione ancor oggi considerata, in sede mondiale, uno dei documenti al massimo livello di elaborazione democratica.

    Tra di essi ricordiamo Giancarlo Pajetta, dirigente comunista famoso, oltre che per i suoi trascorsi di lotta antifascista, anche per le sue battute immediate cariche di ironia e umorismo. Avendo una sera, nell’aula di Monte Citorio, interrotto durante il suo intervento il Capo gruppo della D.C. Arnaldo Forlani , contestandogli la lentezza delle argomentazioni, ne ebbe questa risposta: “Ma io, prima di giungere alle conclusioni, ci penso sopra.”

     “Be’, Giancarlo, gli dicemmo, ti ha risposto bene.”

“Soprattutto perché lo ha detto senza pensarci!” replicò Pajetta.

Una volta, un deputato missino, dagli scranni dell’estrema destra, a notte oramai fatta, nel vuoto dell’aula deserta, portava a termine un suo faticoso ed inutile intervento. Pajetta si accingeva ad andarsene dopo avere scritto qualcosa su di un dossier; raggiunto l’emiciclo si fermò un attimo, lo guardò e gli disse:

” Quando esci, ricordati di spegnere la luce!”

    Ci pare che anche i grillini abbiano inconsapevolmente accolto l’invito.

BELLAMIGO



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