PERCHE’ LA SINISTRA COMUNISTA NON SI LIMITI ALLA MEMORIA MA AVANZI UNA PROPOSTA POLITICA.
Care compagne e cari compagni,
Mi rivolgo direttamente ai promotori della nuova associazione “Futura Umanità, per la storia e la memoria del PCI” e ai promotori dell’Associazione in memoria di Lucio Magri, allo scopo di porre alla vostra attenzione un’ipotesi di riflessione politica collettiva.
Ovviamente la scaturigine di questa iniziativa risiede nella constatazione dell’assenza di una soggettività politica della sinistra comunista in Italia: un’assenza che pesa enormemente in questa fase, sia dal punto di vista della capacità di riflessione teorica, sia dal punto di vista della pratica politica diretta.
Non faccio qui l’analisi dello stato di cose in atto: la situazione del PD, la subalternità di SeL, il disastro, vero e proprio disastro, in cui sono ulteriormente precipitati PRC e PdCI.
Questa situazione, riassunta “in extremis” in una forma che avrete ragione a giudicare come riduttivamente politicista, richiede l’avvio di un’iniziativa ben diversa da quella di una semplice conservazione e diffusione della memoria.
Richiede, da parte nostra, che abbiamo attraversato quella storia sia pure in posizione di diversa responsabilità soggettiva, di non limitarci allo studio di ciò che è stato, nel bene e nel male, putando a una “indagine storiografica libera”.
Sono cosciente di collocarmi compiutamente controcorrente, ma prendendo spunto dal testo sulla base del quale si propone di costituire “Futura umanità” e di cui mi permetto di citare alcuni passaggi: “…Subiamo i colpi di una crisi globale che investe non solo l’economia e la finanza, bensì la totalità dell’ambiente sociale e naturale, distruggendo un immenso patrimonio di forze produttive e di cultura. Mentre nel mondo crescono venti di guerra, si affermano in Europa preoccupanti processi di svuotamento della democrazia. Nel nostro Paese si pratica la retrocessione del lavoro da diritto a pura merce, smantellando così l’intera architettura della Costituzione. L’obiettivo è di abbattere una conquista di portata storica che, ponendo il lavoro a fondamento della Repubblica, ridisegna in termini moderni la questione della libertà e dell’eguaglianza. Al rovesciamento dell’impianto costituzionale, e al conseguente azzeramento della sua visione moderna e innovativa è funzionale la cancellazione della memoria collettiva dei partiti e delle culture che hanno scritto la Costituzione, l’hanno difesa e hanno lottato per applicarla…
…La dannazione della memoria del comunismo italiano abbatte uno dei pilastri storico – politici su cui è stata eretta la Repubblica democratica fondata sul lavoro…
…Al contrario, il recupero dei principi della nostra Costituzione, in Italia e in Europa, è lo strumento per guardare avanti, per uscire dalla crisi verso una civiltà più avanzata, in cui la persona che lavora sia il fine e non un mezzo da cui trarre profitto…”
Mi fermo a questo punto, care compagne e cari compagni, per dirvi che questo non è un testo valido semplicemente per un’associazione di difesa della memoria, ma è un pieno programma politico che deve essere portato, attraverso la formazione di opportuni meccanismi di strutturazione organizzativa, al centro del dibattito e dello scontro politico nell’attualità di questo disastrato “caso italiano”.
Ciò che manca, in tutti i soggetti oggi esistenti, è il necessario grado di autonomia teorica proprio sul piano del riferimento alla storia della sinistra comunista italiana (da Gramsci a Ingrao, dal Berlinguer dell’alternativa e della “questione morale”, al ”Manifesto” di Magri e Rossanda, al sindacato dei consigli) che fu bruscamente interrotta nel seminario di Arco del 1990, dal quale scaturì un’ipotesi di Rifondazione Comunista del tutto inadeguata, come abbiamo ben visto, alla prospettiva politica futura: un soggetto che ha subito almeno 5 scissioni dal 1991 in avanti, tutte – quelle da destra o quelle da sinistra – sul tema dell’incapacità di reggere la questione del governo (proprio a causa di quell’assenza di autonomia teorica cui facevo cenno).
Inoltre il PRC ha commesso due errori fondamentali durante la gestione Bertinotti: ha accettato il meccanismo maggioritario – presidenzialista e ha confuso l’autonomia del politico con il movimentismo soprattutto in occasione del G8 di Genova che ha rappresentato il vero punto di chiusura della spinta propulsiva del partito. Fino a questo “triste solitario y final”. Tutto questo basta e avanza per chiederne lo scioglimento (che dovrebbe essere la stella polare della nostra linea) assieme a quello delle altre formazioni collocate a sinistra, fuori e dentro il parlamento, per avviare finalmente una costituente della sinistra comunista italiana che, ovviamente, non dovrà vedere impegnati semplicemente i militanti dei vecchi partiti, ma allargandosi provocando un’effettiva riflessione di fondo.
Senza preoccuparsi del movimento 5 stelle che non può, per ragioni di composizione del proprio quadro politico e di natura del soggetto, esercitare – nella direzione che ho cercato di indicare – alcuna egemonia essendo destinato a trasformarsi in un soggetto “centrista” di natura interclassista dove conviveranno proposte di sinistra e proposte liberiste. Il tutto presto verrà a galla con chiarezza, anche con effetti positivi sul quadro politico, ma che non riguarderanno l’eventuale costituente della sinistra comunista che avrà un altro spazio e neppure troppo minoritario, anche se all’inizio ovviamente ci sarà da penare.
Sono perfettamente conscio di correre il rischio di non ricevere alcuna risposta ma credo sia valsa la pena aver tentato: se poi da qualche parte si avviasse anche un semplice lavoro di consultazione e di riflessione collettiva attorno a questo tipo di suggestione, resto convinto si tratterebbe di un fatto fortemente positivo.
Grazie per la vostra attenzione.
Franco Astengo
Savona, 9 Marzo 2013