Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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ORMEA, i castagni monumentali di Chioraira (e non solo)


Venerdì 15 febbraio 2013, sulla Stampa di Torino è stato pubblicato un articolo firmato da Tiziano Fratus:C’è un gigante di 400 anni che fissa il Monte Bianco”. E questo mi stimola un’altra volta a scrivere dei castagni di Ormea, ripubblicando un articolo che avevo scritto nel 2009 traendolo da un mio libro che non era e non è stato ancora pubblicato “Ormea, 300 opere d’arte nei Boschi e le dolomiti della Liguria”, perché non si è ancora trovato nessuno in grado di finanziare l’editore per un volume troppo ricco di 220 foto a colori.

Il primo solitario

Perché a Ormea, quindici frazioni e trentaquattro chiese, vi sono diverse decine di castagni monumentali alcuni dei quali secondo gli esperti superano i cinque/seicento anni. Ormea, alta val Tanaro, capoluogo di una delle zone più romantiche d’Italia, è tanto bella quanto poco conosciuta. Solo duemila abitanti, ma 124 chilometri quadrati di superficie, dominata dalla prima delle grandi Alpi, il Mongioie (2630 metri), una splendida dolomite nota poco più che ai locali, con la prima zona carsica d’I talia (il complesso di Piag gia Bella, scoperto meno di cin quant’anni fa nel massiccio del Marguareis ha uno sviluppo di 40 km e una profondità di 900), una fortezza fatta saltare in aria dai francesi, chissà perché, a fine Settecento e sopratutto i castagni di Chioraira.

Due alberi, un bosco

I castagni di Chioraira, un villaggio a più di 1100 metri di quota, abitata ormai solo d’e – state, costituiscono una vera e propria zona archeologica vegetale e, insieme, an che un museo a cielo a perto: almeno un centinaio di al beri monumentali, alcuni dei quali si stima che abbiano più di cinquecento anni d’età. Davvero giganteschi, quasi mostruosi per la loro dimensione ma anche per la loro drammaticità di una vita incredibilmente lunga.

Il secondo solitario

E il fatto più notevole non sta tanto nella dimensione, nell’età e nella salute delle piante, quanto nel fatto che costituiscono un vero insieme di boschi dove le uniche piante importanti sono proprio loro. I castagni monumentali di Ormea non sono solo a Chioraira: ce ne sono una quarantina a Porcirette, sulla strada che conduce alle case Rian e alla chiesetta della Madonna della Neve. Ce ne sono alcuni a Prale Merlini e chissà quanti altri ce ne sono che non abbiamo visto o notato. Ma la concentrazione di Chioraria è la più important. E il gruppo più in te ressante, per dimensione degli alberi e per estensione, si trova subito sopra, in una località chiamata Rizzi. Alcuni sono davvero immensi, con una circonferenza di sei o sette metri.

Il Terzo Solitario

Altri sono ridotti a semplici ceppi dai quali escono più di una diecina di tronchi giovani di dimensioni minori. Acuni hanno ancora la forma di albero, nonostante siano bucati, tanto che attraverso gigantesche fessure si vede il bosco, quasi fossero finestre. Uno, alle porte di Chioraira, è tanto scavato che al suo centro sembra ci sia una tana di animali. Ma si tratta di alberi vivi, tutti con una chioma folta e pieni di castagne. Salvo una fila di alberi sul bordo di un prato, subito dopo Chioraira, che esibisce una selva di rami scheletriti su piante che tuttavia sembrano vitali pur avendo perso buona parte della chioma. Qualcuno dice che i castagni di Chioraira moriranno presto a causa delle

Il Bosco di Rizzi

malattie che ai giorni nostri colpiscono questi alberi per via dell’inquinamento generale. Qualcuno dice che moriranno presto perché non sono accuditi come si dovrebbe, perché le loro castagne non interessano più nessuno e perché quindi non vengono neppure potati come si dovrebbe. Qualcuno invece sostiene che, se sono sopravvissuti per centinaia d’anni, è evidente che hanno accumulato anticorpi sufficienti a far superare anche le prove più critiche per il futuro. Queste piante appartengono spesso a proprietari molto piccoli, tanto che qualcuna appartiene addirittura a due o a tre proprietari, perché posta sul confine di diversi appezzamenti di terreno. Nel passato, quando le castagne avevano un’importanza molto maggiore di oggi, c’e rano molte cautele per dividere equamente le castagne di un singolo albero fra i diversi proprietari e liti infinite per qualche chilo di differenza. Non va trascurato che le castagne erano un alimento fondamentale, fresche o secche che fos sero: ne fanno testimonianza i tanti seccatoi spar si in tutta la zona e quasi tutti or mai in disuso.

Il Grande Solitario con l’omino al fianco: ha un diametro di quattro metri, una circonferenza di dodici
Il confronto con la casetta: sembra quella dei sette nani

Sono cose dei tempi in cui la dieta degli abitanti delle frazioni era basata proprio sulle castagne, oltre alle patate e ad altri alimenti della zona, co me le poche uova, gli scarsi polli e il formaggio prodotto da persone del tutto inconsapevoli che la vita, altrove, potesse essere migliore. Co sì inconsapevoli che, non appena hanno capito e si sono trovati una via di fuga, se ne sono andati: all’e stero, in altre parti d’Italia e, al minimo, nella stessa Ormea dove la vita poteva essere diversa.

Il più disturbato

Ma i castagni di Ormea sono importanti indipendentemente dalla dimensione e del frazionamento dei loro proprietari. Sono importanti come fenomeno naturale, storico e mondiale. E siccome nella trasmissione TV “Alle fal de del Kilimangiaro” so no stati celebrati alberi monumentali di mezzo mondo, incominciando con una quercia da sughero in Sardegna, proseguendo con i Baobab africani e arrivando alle sequoie del la California, ho pensato che dovrebbe esserci alme no lo stesso interesse per questi mo stri che hanno solo due difetti: quello di essere caserecci e quello che pochi – perfino a Ormea – sembrano davvero consapevoli del la loro unicità e del loro incredibile valore, un valore che potrebbe attirare turisti da tutto il

Piante verdi e rami secchi contorti

mondo e che invece non attrae nessuno. Nessuno, sia ben chiaro. Io li ho scoperti due anni fa, e siccome li ho scoperti da solo ho immaginato di stare guardando cose normali. Poi ne ho parlato con qualcuno, che mi ha spiegato come, appunto, si tratta di cose normali. Poi he ho perlato con gli Ormeesi, ma per loro questi mostri sono normali: forse a causa della lunga convivenza che fa considerare ovvio tuttob ciò a cui si ha abitudine.

A Porcirette c’è un’intero viale di castagni monumentali

Quindi, forse, non sono neppure accuditi come si dovrebbe. Finché ho concluso che sono del tutto anormali, che normale è solo il fatto che non sono conosciuti, né sono fatti conoscere come meriterebbero. Raggiungerli è facile, perché basta seguire le strade asfaltate che portano a Chioraira e a Porcirette, partendo dalla piazza principale di Ormea.

Albenga e Corsica dal colle di Caprauna. In attesa di una giornata ancora più limpida

Il primo bosco cospicuo è a Chioraira, e s’incontra subito prima del paese. Il secondo bosco, una ve ra foresta, è nella zo na Rizzi, appena un po’ più a monte. E, verso il cimitero c’è il grande prato dove i mostri si trovano al confine, quasi fossero una sie pe. E quasi tutti han no i rami più alti secchi mentre quelli più bas si sono carichi di foglie e di castagne. La causa forse va cercata in qualche malattia, in un’errata potatura o nella mancanza di cura: le spiegazioni sono state diverse. Dove conta soprattutto l’effetto del rapporto tra la morte e la vita, tra il negativo e il positivo, tra il curato e il trascurato. Il terzo bosco è a Porcirette, sulla strada per le case Rian, dove c’è un’intero viale di castagni davvero monumentali, anche se non sono così numerosi come a Chioraira. Il quarto gruppo è a Prale Soprani, dove non si può parlare di bosco perché i castagni monumentali sono piuttosto singoli che raggruppati. Sfortunatamente nessuno di questi castagni fissa il Monte Bianco, tuttavia qualcuno di loro riesce a vedere il Mongioie, uno splendido gruppo dolomitico di 2630 metri che ha solo il difetto di essere sconosciuto, mentre altri si limitano al Pizzo di Ormea ed altri ancora hanno il privilegio di guardare alla Corsica, distante cento miglia ma ben visibile: non è come guardare il Monte Bianco ma ha il suo fascino, accresciuto dalla difficoltà,

Il Mongioie

perché in un anno i giorni in cui la Corsica si vede bene sono proprio pochi e poi succede (o, almeno, qualcuno lo dice) che una volta su mille all’alba, d’inverno e controluce, della Corsica si riescano perfino a vedere alcune luci. Gli umani che hanno avuto il privilegio di questo spettacolo sono pochi, ma i castagni sono sempre lì, inamovibili, e non perdono un colpo. In ogni modo ciò che conta è l’insieme, che meriterebbe gite, pellegrinaggi, visite guidate, notorietà nazionale e internazionale, mentre non c’è nulla di tuttociò. Eppure, solo dalla notorietà può venire una difesa di piante protette per centinaia d’anni perché servivano a sfamare le popolazioni e ora alla mercè del primo cretino fornito di una latta di benzina e di un accendino, o del primo speculatore capace di abbatterle in cambio di qualche vantaggio economico, senza capirne il valore senza pari. Perché non possiamo accettare che la banalità e la trascuratezza possano distruggere in un’ora ciò che la natura ha creato con fatica impareggiabile in un millennio.

Filippo Bonfiglietti


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F.Bonfiglietti

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