Cara Borghetto. Eterna incompiuta! Da quando conosco questo paese, e ormai sarà mezzo secolo, non c’è stato anno in cui non sorgesse qua e la, per ispirazione superiore, qualche costruzione, qualche opera il cui completamento poi, secondo gli estri e le convenienze politiche del momento, veniva tirato in lungo, quando non addirittura dimenticato nel tempo.
Ora, ma sono opere iniziate ormai da anni, abbiamo dinanzi agli occhi, che so, tre quarti di porticciolo, due terzi di passeggiata a mare, mezza passerella sopraelevata sugli scogli… Per non parlare del centro storico dove una cazzuolata di cemento negli anni pari, una pennellata di giallo shocking negli anni dispari, mortificano sempre più le vecchie mura.
Qualcosa di definitivo però a Borghetto c’è. Altrochè se c’è. Ben saldi e incontrovertibili, bloccati alle estremità da solidi cancelletti, si stagliano nel mezzo del paese, in via Giardini, i rosseggianti cinquecento metri della pista ciclabile. La pista sì, la pista c’e! Ciò che manca sono, come dire, gli utilizzatori finali: i ciclisti. Già non sono molti in giro per il paese e quei pochi limitano le loro escursioni, per lo più nella bella stagione, sul fronte mare, vista bikini.
In via Giardini cosa potrebbe stimolare le emozioni di un malcapitato ciclista: una quarantina di box inframmezzati da piazzuole cieche? Mah!
Comunque ora che ce l’hanno data, la pista, guai a chi ce la tocca! Quella strada mezza rossa e mezza nera potrebbe diventare, se convenientemente utilizzata, una struttura polivalente in cui i cittadini potrebbero sfogare, oltre alla loro passione velocipedistica, ogni altro uzzolo, dal più innocente al più trasgressivo.
Provo a buttarla giù in rima questa storia, fa più figura, confidando poi nell’efficacia del paradosso.
Con il paradosso, in fondo, la verità si svela, e l’opinione comune viene spinta a riflettere sull’errore, magari inconsapevolmente accettato.
ON THE ROAD
C’è qualcosa di nuovo in via Giardini:
una rossa ferita che accompagna,
fin quasi al limitar della campagna,
il nero asfalto, tra gli aranci e i pini.
*
Strada smorta, per nulla suggestiva,
come cruda metafora di vita
sembra andar chissà dove ed è finita.
Parte dal niente e fino al nulla arriva.
*
Rossa e nera: passione e desiderio:
con un po’ d’estro e tanta fantasia
qualche lampo su quell’opaca via
si potrebbe riaccendere sul serio.
*
Rouge et noire! La roulette ritorna in mente!
Un Casinò si potrebbe organizzare,
qualche azzardo allor si può tentare
e trovar la fortuna, finalmente!
*
Quel poco che il sor Monti ci ha lasciato,
sarebbe meglio impiegarselo lì
anziché acquistar bond o bitipi:
l’investimento è meno risicato.
*
E’ sera e sulle rosse passerelle
piove la luce rossa dei lampioni:
lucciole intorno ed anche luccioloni.
Palpitan di passione pur le stelle.
*
Qualsiasi ebbrezza ci faran provare
dolci e suadenti, quelle signorine,
siano russe, albanesi …magrebine.
Ma infine i conti devono tornare.
*
Dall’altra parte tenebrosa e oscura,
brillano gli occhi bianchi a chi promette,
con polvere, pasticche… sigarette,
estasi, sogni, oblio della paura
*
Appagata dei sensi la ragione,
alla mente bisogna pur pensare:
che c’è di più profondo che tifare
per undici in mutande ed un pallone?
*
Il Garden’s Milan Club sarà fondato:
verrà il Berlusca e Ruby Patonzina,
sempre pronta a un palleggio e una sveltina.
E pur Galliani col cranio lucidato
*
Ma per diritto la Vecchia Signora
dovrà aver la sua parte: oh basta là!
Sorgerà un covo di sfrenati Ultrà
Presso le strisce bianconere, allora.
*
Poco più avanti, a tiro di fischietto,
anche un deposito di arbitri venduti:
orbi, sciancati, alcuni anche cornuti:
gestisce Moggi e vince lo scudetto.
*
La politica non potrà mancare
nella pulsante arteria rossa e nera.
Ed ecco gli onorevoli in carriera
a contar palle e gli animi infiammare
*
Saetta intorno lo sguardo vellutato
il torbido e vezzoso Nicolino.
Manda luci corrusche il brillantino,
negli occhi del suo popolo estasiato
*
Arriva Fini, e a passo di parata,
di vu cumprà una ben scelta schiera
intonerà per lui Faccetta nera
E lui saluta ardito a mano alzata
*
Dice una nota legge di natura
che gli estremi si devono incontrare:
rossi e neri assiem potran marciare,
a maggior gloria politica futura
*
Usanze perse potremmo riscoprire
organizzando un giorno in quella via
una gran fiera di gastronomia
e antiche tradizioni rinverdire
*
Cosa c’è di più verde per Borghetto
che il color del suo ortaggio preferito:
il cavolo, da sempre tanto ambito,
sia verza che cappuccio o broccoletto
*
La fragranza di cavolo bollito
stuzzica voglie di cibo genuino:
patate e coi, sancrau col cotechino.
Di rosso nero resta il vin passito
*
Per una sera si può trasgredire:
musica, balli, echi d’una canzone,
detterà il tempo il digei Francone.
Semel in anno licet insanire
*
Avverrà che la strada desolata
perderà dei Giardini il fresco nome
per la fama acquisita, sappiam come,
via del Cavolo allor verrà chiamata
°°
Per ora basta: potrei continuare
cercare nuove idee altre occasioni ,
via dei Giardini si può in fondo amare
come ogni mamma i figli scaraffoni
*
Non cambiatela dunque quella strada,
vedrete allor che ben presto diverrà,
così com’è , variopinta e scombinata,
patrimonio mondale dell’Umanità
Renzo Patetta