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Borghetto S.Spirito: possiamo sperare in un futuro migliore?


Alcuni anni fa, il Forum Culturale di Borghetto S.S. , di cui chi scrive faceva parte, aveva sottoposto all’attenzione dell’allora pubblica amministrazione, guidata dal sindaco Ing. Franco MALPANGOTTO, attraverso l’Assessore alla cultura Dott. Aldo GIANATTI, un progetto che si chiamava: “BORGHETTO: QUALE FUTURO?”.

Silvio Torre (al centro) in una foto d’archivio durante una premiazione al Balzola di Alassio

L’idea, di Silvio TORRE, era quella di incaricare un gruppo di tecnici (architetti,sociologi, psicologi) che, dopo uno studio approfondito della storia del nostro paese e, soprattutto, della sua realtà sociale, avrebbe dovuto redigere una relazione nella quale s’individuavano tutti i punti critici della società e del territorio borghettino e fornire delle linee d’indirizzo da seguire per il futuro sviluppo della città.

Da queste rilevazioni sarebbe dovuto scaturire un quadro, il più completo possibile, relativo non solo al territorio, ma a chi sono i cittadini, i mestieri che svolgono, come sono composte le loro famiglie, da quali realtà provengono, quali disagi sociali esistono e quale tipo di sviluppo sarebbe stato auspicabile.

I risultati di tale studio, in seguito, avrebbero dovuto essere resi noti alla popolazione durante lo svolgimento di un Convegno, i cui atti sarebbero stati pubblicati in un libro.

Un progetto ambizioso certo, ma animato da un profondo e civilissimo desiderio di comprendere quale fosse il reale tessuto sociale che esiste a Borghetto (se esiste), quali trasformazioni aveva subito dal dopoguerra ad oggi e quali fossero i nuovi punti di riferimento da proporre per uno sviluppo sostenibile.

Il Sindaco Ing. Franco MALPANGOTTO rispose che al futuro di Borghetto ci avrebbero pensato lui e la sua giunta.

Non possiamo fare a meno di citare alcuni esempi dello “sviluppo malpangottiano“:

il casello autostradale (che ha distrutto buona parte del territorio agricolo); l’approdo turistico (fermo da due anni e macchiato da una brutta storia di tangenti); il nuovo Piano Urbanistico Comunale, che prevede, tra l’altro, una ulteriore massiccia cementificazione del territorio a monte di corso Raffaello; la passerella su Capo S.Spirito per il transito della fogna di Ceriale (quest’opera scandalosa, costata più di 9 milioni di euro, è attualmente inagibile e il percorso è incompleto in quanto non arriva neppure alla fine del Capo stesso); la pista ciclabile di via Giardini e, in ambito sociale, la “Baraccopoli” a ridosso del campo sportivo “C.Oliva”.

Diremmo che basta per far comprendere cosa intendeva e cosa intende l’Ing. MALPANGOTTO per “sviluppo”.

La storia degli ultimi cinquant’anni di Borghetto è significativa: nel 1958 fu rilasciata la prima licenza edilizia che permise la costruzione sul mare di un palazzo di cinque piani: il Condominio Lux 1. Fu l’inizio della fine della civiltà agricola (in quegli anni l’unica realtà sociale) di Borghetto, che allora contava poco meno di 1.500 abitanti (Censimento del 1961: 1459 residenti). Quello che più sorprende e che evidenzia la miopia degli amministratori è che furono proprio gli agricoltori ( che costituivano la classe dirigente di allora) a decretare la loro fine.

Di Condomini ne seguirono molti altri fino alla metà degli anni ’70, quando fu arrestata la selvaggia e disordinata speculazione edilizia ed il Comune si munì di un nuovo piano regolatore approvato nel 1978.

Muore la civiltà agricola e viene lentamente sostituita dalla civiltà del turismo che crea nuovi commerci, costruisce alberghi, fa proliferare le “seconde case”, cambia profondamente l’aspetto territoriale del comune, ma nel contempo non ha la capacità di far nascere un nuovo tessuto connettivo che unisca, nella maniera più armonica possibile, tutte queste nuove realtà.

Gran parte degli operatori “turistici” (dai negozi, ai bar, agli stabilimenti balneari, alle agenzie immobiliari) furono interessati unicamente all’aspetto economico e cioè il guadagno, in quegli anni veramente notevole, tralasciando l’aspetto sociale e ambientale. Le amministrazioni comunali rispecchiarono e furono condizionate da questa “nuova borghesia”. Il tentativo iniziale di migliorare l’aspetto e l’accoglienza del paese, che avrebbe dovuto creare un nuovo modo di proporsi ed una nuova mentalità, negli anni cedette il posto ad una miope avidità.

Nel frattempo si afferma il fenomeno dell’immigrazione che, prima nell’edilizia e poi nel commercio, porta a Borghetto gente proveniente da tutte le regioni italiane, in particolar modo dal sud Italia, dalla Lombardia e dal Piemonte. Numerosi furono anche i pensionati che si trasferirono nella nostra cittadina e con la liquidazione poterono acquistare un appartamento, il cui costo, allora, era relativamente accessibile proprio a causa della speculazione edilizia e ad una fiorente economia nazionale.

La “società” borghettina cambia, muta, perde alcuni punti di riferimento e stenta, come si vedrà nel tempo, ad acquisirne di nuovi.

Nessuna delle Pubbliche Amministrazioni, che da allora si susseguirono al governo di Borghetto S.S., avvertì questo mutamento, né capì la trasformazione in atto, o perché intenti a speculare, o perché incapaci di comprendere. Si permise la costruzione di un numero abnorme di appartamenti (oggi ne esistono più di 12.000) si coprì il territorio col cemento e con l’asfalto, si interpretò la “crescita” come un fenomeno legato unicamente al metro cubo, senza considerare minimamente la qualità di vita degli abitanti, credendo che il bene di pochi avrebbe potuto rappresentare il bene di tutti.

Nel 1975, dopo quasi vent’anni di “crescita”, cambiò tipo di amministrazione. Dall’egemonia della Democrazia Cristiana si passò ad un governo di sinistra con la vittoria del Partito Comunista. Ciò fu possibile anche grazie ai nuovi abitanti di Borghetto, in buona parte pensionati provenienti dalle aree industrializzate del nord Italia e fortemente politicizzati.

Le costruzioni furono notevolmente ridotte, fu adottato un nuovo Piano Regolatore e iniziò il tentativo di ridisegnare un paese moderno, cominciando dalla nuova zona scolastica con ampi spazi, anche al di là del fiume. Ma il danno ormai era fatto. Il paese aveva perso la sua identità e anche quel tentativo di rinnovamento finì: stava concludendosi un periodo storico che nel 1992 sarebbe sfociato in “Tangentopoli”.

Restarono alcune “isole”, che però avevano il limite di aggregare solamente coloro che ne condividevano i valori o gli interessi: lo sport, i partiti, le parrocchie, i circoli nautici ecc. Ma mai, queste particolari realtà, riuscirono a generare il collante per una “nuova società borghettina”.

Unica eccezione la Scuola (elementari e medie) che quotidianamente, nel periodo 1970/1990, ebbe modo di rilevare il disagio di molte famiglie borghettine attraverso il disadattamento di troppi scolari; disagi che una equipe pscico-pedagogica, aveva il compito di osservare, seguire e segnalare alla Pubblica Amministrazione, attraverso l’ufficio dell’Assistente Sociale.

Anche in questo caso non fu raccolto il messaggio di quel grande cambiamento e di quei preoccupanti fenomeni. Non si intervenne se non, in alcuni casi, con il solo sostegno materiale. Non si avviò quel processo di risanamento sociale e di crescita che avrebbe dovuto essere l’obiettivo primario di un amministratore pubblico: la cura dei cittadini. Né si avviarono progetti a lungo termine mirati a risolvere il problema.

In quegli anni, si registrò anche una concentrazione preoccupante di persone dedite alla malavita, ed il fenomeno ferì gravemente la nuova società che timidamente tentava di prendere forma.

La trasformazione, anche antropologica, che il cosiddetto benessere impresse alla società italiana, la ritroviamo anche a Borghetto S.S., constatando che l’egoismo individuale trionfa nella ricchezza degli anni 70/90, mentre si perdono di vista i valori dell’umanesimo. Molto distante era ormai la solidarietà che aveva invece caratterizzato i primi anni del dopoguerra.

Un’altra causa disgregante può essere identificata nel fenomeno delle finte residenze, tuttora esistente.

Gli abitanti di Borghetto S.S. risultano essere, dall’ultimo censimento del 2011, di poco superiori ai 5.000, ma in effetti non corrispondono al numero effettivo di residenti, in quanto troppe persone che risultano abitare a Borghetto, in effetti, vivono altrove e sono registrate all’anagrafe unicamente per non pagare oneri maggiori in tasse ed utenze. Questo fenomeno può essere rilevato anche confrontando il numero degli aventi diritto al voto ed il numero dei votanti. Non ultimo è da considerare l’afflusso di extracomunitari che a fatica cercano di inserirsi nella realtà borghettina.

Il quindicennio berlusconiano, terminato alle elezione del mese di maggio 2012, in questo campo non è stato più illuminato delle precedenti amministrazioni e anch’esso ha ignorato il “malessere” di Borghetto, preso com’era dalla cura di personali interessi.

Dobbiamo quindi prendere atto che tutto ciò che abbiamo detto finora ha prodotto un cocktail sociale molto strano, il cui risultato è sotto gli occhi di tutti: un Paese dalla scarsa o quasi nulla identità.

Bisogna fare qualcosa per farlo (ri)nascere, bisogna pensare in modo nuovo, nonostante i vincoli economici imposti dal “patto di stabilità”.

Bisogna avere il coraggio di progetti arditi, soprattutto nella cultura: è la cultura che crea l’economia, non il contrario.

Bisogna avere il coraggio dell’utopia: “…è l’utopia il volano che ha fatto avanzare, nei secoli, l’uomo verso il progresso civile e non certo il rambismo, il rampantismo, il vuoto opportunismo contingente di ogni giorno… (Aldo Pastore: cosa significa essere di sinistra, era luglio 1993 – Trucioli.it n. 18 del 22/11/2012).

Silvestro Pampolini




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S.Pampolini

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