Risposta al Signor “Gruppo di abitanti dei Prigliani” di Borghetto Santo Spirito.
Egregio Signor Gruppo di abitanti dei Prigliani,
La ringrazio moltissimo per la Sua lettera, riguardante due miei articoli, che la Direzione di Trucioli.it ha prontamente e giustamente pubblicato (vedi – Lettera da Borghetto: Pampolini sbaglia – nel n. 20 del 6 dicembre 2012 di Trucioli.it).
Avrei gradito maggiormente se fosse stata firmata singolarmente da ogni componente il Gruppo, così come io firmo ogni mio scritto, non tanto per sapere quanti siete, ma per sapere con chi ho il piacere di parlare. Non so se il Signor Vincenzo CATANESE, che ha inviato la lettera, faccia parte del Gruppo o ne sia solo un tramite, comunque grazie lo stesso.
E Le dico grazie proprio perché lo penso sinceramente, poiché la Sua lettera è la dimostrazione di un fondamentale principio della democrazia e della libertà di pensiero: il diritto/dovere all’informazione, che in questi ultimi tempi corre gravissimi pericoli e rischia di essere limitato nelle sue parti più significative. Spero che, chiarendo alcune delle ragioni che mi hanno spinto a scrivere i due articoli, Lei possa capire la mia posizione che non è esclusivamente personale, ma che assume delle connotazioni più generali e non solo per il successo riscosso dagli articoli.
Prima di tutto la Festa della Madonna degli Angeli: non mi permetterei mai di schernire un tale avvenimento e non l’ ho fatto. Posso però criticare l’uso che se ne fa della Festa, questo sì.
Invece, per quanto riguarda la parte meno trascendente, e cioè il famoso pranzo, è noto che alcuni abitanti dei Prigliani si sono adoperati moltissimo per la formazione di una lista civica la cui “culla” migliore e più adeguata” è stato il Pranzo del 2 Agosto.
E di fronte alla vittoria di tale lista non possiamo che ammirare l’abilità dei fini tessitori.
Però Lei deve convenire con me che allora quel pranzo perde i connotati di “privato” per assumere quelli di “pubblico”. Ecco dove interviene la libera informazione.
Infine vorrei poterLe spiegarle il mio pensiero sulla fascia tricolore e sul gonfalone, che, secondo me, è l’argomento più delicato e più significativo che dobbiamo affrontare e che riguarda le Istituzioni, punti di riferimento fondamentali per i cittadini.
Lo stato di degrado in cui versa attualmente la nostra Nazione e la nostra Borghetto S.S. (che della Nazione ne è metafora) è opera, anche, del degrado delle Istituzioni.
Cosa ne pensa Lei di un Parlamento che, tra le altre cose, ha sancito che il Presidente del Consiglio credeva fermamente che una certa signorina minorenne fosse la nipote di Mubarak? Certo anche Lei sarà d’accordo con me che in quel frangente le Istituzioni “Parlamento” e “Presidente del Consiglio” hanno perso il valore che la Costituzione ha dato loro.
Tornando al nostro Paese, esistono realtà che in apparenza appaiono più modeste, come la fascia tricolore e il gonfalone, ma esse rappresentano due tra le Istituzioni di una Comunità e per tale ragione assumono un grande valore simbolico.
La fascia tricolore è distintivo del sindaco nella sua qualità di Ufficiale di Governo (1); il gonfalone è “l’emblema con il quale il Comune rappresenta unitariamente l’intera comunità locale”. Tanto è vero che, a tutela di questi due simboli, esiste un apposito regolamento comunale (La invito a prenderne visione) che, come tutti i regolamenti, deve essere rispettato, principalmente, dalle Istituzioni stesse, in quanto, se di questi simboli se ne fa uso improprio, essi decadono automaticamente a puro folclore.
Le faccio un esempio: alcuni anni fa ai funerali del genitore di un dipendente comunale, fu portato anche il gonfalone. Non era il caso e quella fu una terribile gaffe dell’Amministrazione di allora e la minoranza, capeggiata dall’avvocato Giovanni Sanna, lo rimarcò in maniera talmente incisiva, che fu emanato il nuovo regolamento comunale.
Il gonfalone e la fascia tricolore devono essere esposti e indossati solo in determinate e precise circostanze. E’ la legge. E se il sindaco presenzia a una manifestazione o a una festa religiosa non previste esplicitamente dal Regolamento, lo fa in veste di privato cittadino, come me e come Lei, non come Ufficiale di Governo e quindi non può indossare la fascia tricolore e non può farsi accompagnare dal gonfalone.
Inoltre bisogna mettersi in testa, una volta per tutte, che il sindaco, in quanto Primo Cittadino, rappresenta tutta la comunità del paese che amministra, e se partecipa in fascia tricolore a una ricorrenza della religione cattolica, caricandosi così di un ruolo istituzionale, in tale veste dovrebbe anche partecipare a una ricorrenza di una festa protestante o di una festa mussulmana o ebraica o buddista e via dicendo.
Il fatto poi che”…in passato sia già accaduto che altri primi cittadini abbiano ricoperto il ruolo di “portatore di cassa” e proprio vestendo il tricolore” non giustifica un comportamento errato, anzi, mette in evidenza che anche quegli altri primi cittadini ignoravano le norme. E, Lei mi insegna, che due torti non hanno mai fatto una ragione.
Concludo dicendo che se è vero che “la giustizia non è di questo mondo”, le posso assicurare che la “serietà” può esserla.
Cordiali saluti.
Silvestro Pampolini
(1)
Il sindaco, quale ufficiale di Governo, sovraintende:
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alla tenuta dei registri di stato civile e di popolazione ed agli adempimenti demandategli dalle leggi in materia elettorale, di leva militare e di statistica;
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alla emanazione degli atti che gli sono attribuiti dalle leggi e dai regolamenti in materia di ordine e sicurezza pubblica;
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allo svolgimento, in materia di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, delle funzioni affidategli dalla legge;
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alla vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l’ordine pubblico, informandone il prefetto.