“Andate a fotografare il campo comune del nuovo cimitero di Loano, troverete pozzanghere d’acqua. Fosse appena scavate con mezzo metro d’acqua. Non ci si può preoccupare solo dei furti, dobbiamo chiederci perché succede e cosa si può fare per evitare gli inconvenienti…assai poco rispettosi.”
Non è la prima segnalazione che riceve trucioli.it a proposito del camposanto Berbena di Loano. Abbiamo accolto il suggerimento. Ci sono le foto scattate martedì pomeriggio 13 novembre. Parlano da sole. L’interrogativo è abbastanza semplice. Nel fine settimana non c’è stato un alluvione. Normali precipitazioni. Eppure lo scenario in cui si trova l’area comune del cimitero, proprio dove vengono tumulati gli ultimi feretri in ordine di tempo, si trova in condizioni poco consone al decoro del luogo.
E’ vero che lo scavo, sotto la pioggia, può provocare fango, melma, problematiche varie, tuttavia c’è da chiedersi se l’area sia stata opportunamente ‘bonificata’, ‘drenata’ con materiale idoneo prima di destinarla a camposanto ed evitare conseguenze davvero spiacevoli. E’ possibile, ad esempio, calare una bara in una pozza, dove stagna mezzo metro d’acqua? E’ normale che tra le tombe, anche recenti, dove ci sono testimonianze del dolore e dell’affetto che si deve ai nostri cari defunti, resti tutto intorno terriccio melmoso, vistose pozzanghere, utilizzare gli stivali?
Non è il caso di indicare a responsabile tizio o caio, capire perché non si riesca a trovare un rimedio che non sia un paliativo. O ancora se sussistono responsabilità, diciamo pure morali, visto il protrarsi dello stato ‘paludoso’. A questo si aggiunga che in caso di pioggia, almeno secondo alcune fonti, la bara viene lasciata nel ‘deposito’ (un locale) in attesa del prosciugamento. Anche due o tre giorni, se necessario. Di conseguenza dovrebbe essere scongiurato il rischio di deporre la ‘cassa’ a galleggio. Altro aspetto è che si tratta di terra rossastra, e forse i tecnici possono dirci il grado di assorbimento, con la probabile presenza di uno strato profondo di protezione ed antinquinamento falda.
Un altro particolare emerge in tutta evidenza. C ‘è chi, a ragione, ha posto un cartello proprio sul cancello d’ingresso. “Rubare è un reato, ma in un luogo sacro è Vergognoso”. Con la V maiscuola. Accade nonostante sia bene in vista la telecamera all’ingresso e altri cartelli avvertono che l’area è videosorvegliata. Incredibile ma vero, è un deterrente rivelatosi poco efficace.
La zona è lontana dal centro abitato (nel cimitero del capoluogo, più frequentato, infatti i furti sono rari e del resto Loano non è un’eccezione) e pari agevoli i malfattori alla ricerca di vasi ed oggetti di rame o più comunemente di bronzo, contenente leghe che evidentemente fanno gola, hanno un mercato nero. Si parla soprattutto dell’opera di zingari, a caccia di materiali di valore, anche nei camposanti. Ma si rubano – difficile credere a ladri professionisti – pure lampadine e pile che illuminano per un anno. Su questo fronte è certo si tratti di furto ‘casalingo’ (disdicevole) tra chi ‘visita’ i propri cari defunti.
Tra l’altro, il camposanto della Berbana – quando fu realizzato ed aperto ospitò come primo feretro nei loculi il popolare ex comandante dei vigili urbani, Attilio Ripamonti – sta andando verso l’esaurimento, proprio per i loculi. Forse una cinquantina quelli disponibili. Nonostante i prezzi e le assegnazioni a rotazione. Ovvero non si può scegliere, se viene assegnata la parte bassa, il prezzo aumenta rispetto ai posti rialzati. Prendere o lasciare. Per non parlare del capitolo riesumazioni e costi in costante crescita. Anche nel campo comune, grazie ad una legge del governo Berlusconi, con facoltà ai Comuni di fissare dei prezzi. A seconda delle località si va dai 200 ai 400 euro. E per molte famiglie quando arriva la scadenza dei loculi trentennali, 12 anni invece per la terra, e si sceglie il loculo per l’ossario, altre spese. Ricchi e poveri, benestanti o meno. Senza distinzioni. Si può arrivare ai mille euro incassari dal Comune.
Sarà pur vero che nei nostri camposanti ci sono cappelle mortuarie che valgono una fortuna. Liberi di ricordare i propri cari mettendo mano al portafogli, ma non tutti possono permettersi di spendere anche per i defunti. Cappelle e loculi sono una realtà sconosciuta, ad esempio, nei paesi del centro e nord Europa. Si finisce tutti sottoterra o nella cremazione.