Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Albenga e nonno Bruno, 83 anni:
quanta nostalgia per Angioletto Viveri !


Vecchia Albenga quanto ci manchi !  Bruno Lantero, per 20 anni autonoleggiatore ad Albenga, per 20 tassista, poi agricoltore per passione a Leverone. In città, giovani a parte, conosce tutti ed ogni angolo, strada per strada, le famiglie e la loro storia. E’ rimasto uno dei nostalgici di Angioletto Viveri sindaco. Primo cittadino per 8 volte (16 anni in tutto), 5 con l’emblema del Pci, 3 come lista civica Alternativa Democratica. 

Bruno Lantero ripreso nel centro storico, è tra le memorie storiche di Albenga, il suo idolo era Angioletto Viveri

Un pensionato 83 enne, con lo spirito e la vitalità della prima ‘terza età’. Bruno Lantero attraversa il ‘suo centro storico’ dove ha vissuto quasi una vita a passo felpato.  Gli anni non li dimostra, la saggezza ed il peso delle parole sono un’altra caratteristica. Piazza San Sanfrancesco è stata per anni il suo luogo di lavoro, gestiva un’autorimessa. Oggi  la piazza è uno degli angoli più frequentati e caratteristici della città, anche per via di locali pubblici e commerciali ( è qui che si svolge la tradizionale festa di Santa Lucia patrona della comunità sicula- albenganese), ristrutturazioni, ospita anche un ospitale Bad  & breakfast , una trattoria tipica ed originale, e ultimo , ma non meno rinomato le delizie della cantina di ‘Re Carciofo’, Norcinoteca apprezzatissima. Chiusa l’autorimessa, Bruno è passato alla vita di tassista, alla stazione ferroviaria ed inizialmente in piazza del Popolo.  Un’esperienza forse unica per una persona tranquilla e ricca di valori famigliari. Nuove conoscenze, viaggi brevi e lunghi, in Italia e all’estero, lavoro di giorno, ma anche diurno, più che parlare quando si è al volante si ascolta. Tante storie, a volte da non credere. Imparare è sempre utile. Accresce il bagaglio, la memoria storica. Scambio di idee, di ricordi.

Bruno Lantero parla volentieri di tre cose che continuano ad affascinarlo. La sua ‘carriera’ giovanile sui campi di calcio. Non era un fuori classe,  si distingueva, un mastino tenace e svelto. “Ho giocato a pallone nell’Albenga San Filippo Neri – ricorda con un lampo di gioia che avvolge il volto per nulla segnato dagli anni – , anzi pure nella squadra della Croce Bianca. Da militare ero titolare nell’Orvieto calcio, poi nella Loanesi, con me ricordo in quell’epoca Vignola, il gigante buono di Pietra Ligure. Ora non mi resta che la campagna, la mia seconda passione.  E la famiglia che occupa manco a dirlo il primo posto, proprio avvicinandosi il viale del tramonto: due figli, cinque adorati nipoti “.

Un’altra passione è quella che lo ha legato per qualche decennio con il mondo politico – amministrativo locale. “Sono sempre stato un simpatizzante di Angioletto Viveri, quasi un renziano ai nostri giorni.  E non era soltanto il mio idolo, credo sia stato l’unico che fosse capace a coinvolgere, a creare entusiasmo, a confidare nel valore della tenacia e del coraggio, che con la sua maestria sapeva insegnare. Errori e limiti, soprattutto nella vita privata. Come primo cittadino, per me, resta ineguagliabile.  E’ stato l’unico sindaco a lasciare un’impronta di attivismo, opera pubbliche, realizzazioni proiettate verso il futuro della città, una visione molto lungimirante in una realtà che non sfuggiva alla politichetta, ai personaggi di bassa lega, alle banderuole, ai traditori e voltagabbana. Basti pensare a cosa accadde quando si intestardì per la realizzazione del ponte Viveri sul fiume Centa. Se n’è andato senza arricchirsi”. Ha almeno lasciato alla vedova una piccola pensione da consigliere regionale. Le proprietà della famiglia, fratello incluso, sono state travolte dai guai di operazioni spericolate e non certo da trafficante ed affarista. Per Angioletto prima di ogni cosa c’è la sua Albenga, il coinvolgente fervore che sconfinava nell’esaltazione. Non è stato un caso se i suoi funerali passeranno alla storia per una grande folla, la presenza di sindaci di ogni colore politico, cittadini agitati e poveri, umili, commozione e lacrime che hanno persino coinvolto uno degli oratori, il compagno e avvocato Franco Vazio, tra i seguaci che grazie  pure all’eredità viveriana ha raggiunto il Parlamento. Terzo parlamentare nella storia di Albenga. Dopo il marchese Marcello Amero D’Aste Stella (nominato senatore da re Vittorio Emanuele III) e Bartolomeo Bolla, l’agricoltore democristiano, originario di Stella, il paese di Sandro Pertini.


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