Il comandante Renato Piovano da 18 anni trascorre la terza età immerso nella natura, tra querce e prati in quella che fu la cascina Isnardi di Bagnasco. Da lupo di mare, alla sfida della solitudine, del silenzio, Tra i lupi delle Alpi Marittime. Può accadere che per 45 giorni, con la moglie Luigina Guido, resti isolato, causa neve, in compagnia di ‘fido’ e quattro gatti. Un personaggio straordinario, ricco di rigore, sensibilità, coerenza. La storia inedita di un savonese che ha scelto di tornare nella ‘culla’ di papà bagnaschese. Alle pareti e sugli scaffali testimonianze e cimeli. Da ‘patriota’ che ha girato il mondo, oceani, porti. Ha servito la Patria, onorato la divisa, i gradi di capitano, la meritocrazia, la dignità. Nel cuore conserva una miniera di ricordi e benemerenze. Come la massima onorificenza dello Stato di Israele. E’ Cavaliere della Marina Militare, sceriffo onorario, ammiraglio onorario, ambasciatore onorario, cittadino onorario. A 61 anni è stato il più anziano partecipante ad un corso di Economia all’Università di Miami. E’ tra i presenti all’appuntamento annuale, in un ristorante di Ellera, degli ex allievi del mitico Nautico – Leon Pancaldo di Savona: una ventina di glorie.
Nell’album autobiografico il comandante Piovano, classe 1933, può esibire un curriculum straordinario, persino intrigante. Giovanissimo, dopo il Nautico di Savona con l’indimenticabile ing. Pietro Taramasso, ha frequentato l’Accademia di Livorno, poi sulla Corazzata Andrea Doria. Per 20 mesi ha seguito il corso incursori ( ‘Berretti Verdi’), con il capitano Giuseppe Barabino, già X M.A.S. Nel 1967 l’ultimo periodo di aggiornamento. E’ stato ufficiale al poligono per 40 giorni (battalione San Marco). Quindi l’avventura che segna la storia umana e professionale: comandante per 15 anni e più. Si contano sulle dita di una mano i liguri (due i savonesi) chiamati al comando delle prime navi da crociera Carnival dell’armatore – pioniere dell’industria cantieristica statunitense: Ted Arison, impero multinazionale passato al figlio Micky.
Renato Piovano è stato primo ufficiale sulla Mardi – Grass. Non aveva accettato subito di prendere la responsabilità di almeno 600 marinai. “Credo di essermi fatto onore prima di tutto con la modestia, la voglia di misurarmi con le mie capacità, per nove mesi salpai e feci esperienza da passeggero….volevo rendermi conto di tutto….”. Non solo, ci sono altre prove, altri nomi importanti lungo il suo cammino. Le navi mercantili. Gli scali a New York, Vancouver, Val Pariso, Buenos Aires, insomma l’America da Nord a Sud. Un imbarco, da 2° comandante, sulla Exon con la Carbonflotta’. Ha conosciuto ed ammirato il comandante Augusto Migliorini che fu tra i sindaci decisionisti di Finale Ligure. “E’ stato il periodo – racconta Piovano – seguito alla morte di mio papà, per 6 anni, dal gennaio ’64 al dicembre 1969, ho accolto l’invito di Migliorini di lavorare nel porto di Savona. Sorto come ente portuale Savona – Piemonte, in seguito Ente Porto. Ricoprivo il ruolo di capo ufficio statistiche e programmazione. Ho lavorato con il dr. Giovanni Bono, persona squisita, un onestuomo, un dirigente che non rubava, non faceva cresta. Allora era esponente del Psdi, è stato a lungo al vertice dell’Ente Provinciale del turismo. Ci scambiamo gli auguri ogni Natale…”.
Tra gli incarichi nella Marina Mercantile, il comandante Piovano ricorda i 23 mesi di navigazione sulle navi dell’armatore Gaetano Serra di Savona, arrivato a possedere 34 navi. E’ morto all’età di 91 anni, il 6 settembre 2010, lasciando la moglie Albertina e due figli. I funerali si svolsero nella chiesa dei Cappuccini. U ‘Sciu Gaetan‘, così era noto negli ambienti armatoriali cittadini, tra il ’55 e il ’57, acquistò cinque Liberty che pur battendo bandiera liberiana avevano equipaggi, ufficiali e comandanti savonesi, liguri. La flotta era impiegata sulle rotte dell’Estremo Oriente e del Nord America.
Tra i motivi di orgoglio e momenti di schietta commozione, Piovano accenna all’esame per conseguire la patente. Il compito in classe di cinematica navale, il prof. Capasso, l’ammiraglio Martini. Esaminandi tuti bocciati, tre esclusi: Pittore, Pacini e Piovano. Con il diploma del Nautico si ottiene il titolo di aspirante capitano di lungo corso. Oppure aspirante direttore di macchina. Dopo 36 mesi di navigazione effettiva il primo esame, imbarcati col patentino da 3° e 2° ufficiale. Dopo altri 12 mesi si consegue l’ambita patente per la promozione a 1° ufficiale o comandante; di fatto il direttore di un’azienda che solca i mari, si trasferisce da uno scalo portuale all’altro, attraverso i continenti. Un compito impegnativo, tra rischi, difficoltà, lunghe assenze dalla famiglia, dalla terra natale, dagli affetti, i figli che crescono. Ma anche la possibilità di conoscere e girare il mondo, le civiltà, ricchezze e disuguaglianze, democrazie e dittature, cultura ed ignoranza. I tanti tesori artistici, l’ingegno. Lo stesso percorso appartiene ai meno blasonati macchinisti.
E attraverso queste esperienze che il comandante Piovano può ‘esibire’ – è la prima volta che li mostra ad un giornalista – un ‘medagliere’ unico, di eccellenze, appeso ad una parete. “Non li ho esposti nelle sale dell’abitazione principale perché non sono appassionato di esibizionismo, preferisco il lavorar tacendo. Qui è racchiusa la mia storia, le testimonianze di quanti hanno voluto riconoscermi meriti e doveri. Il loro grazie perenne. Dalla Marina Militare, alle istituzioni dello Stato d’Israele per benemerenze nella Guerra del Kippur, attestati di sceriffo onorario degli Stati Uniti, alla chiavi della Città di Atlanta, ad ambasciatore onorario di San Domingo e del Canale di Panama, cittadino onorario di El Paso, ambasciatore del turismo di Puerto Rico”. Piovano non fa sfoggio, anche quando mostra oggetti rari, rarissimi, acquistati da giramondo. Ripercorre, con lucidità giovanile, la provenienza dei cimeli. La sua tempra tradisce la fierezza di epiche generazioni. Del resto solo un ‘comandane’ d’altri tempi poteva scegliere una dimora che il settimanale Provincia Granda ha definito “un angolo di paradiso“. Una proprietà di 6 ettari, rispettata e curata. Non ha mai chiesto contributi pubblici, non è uso rivolgersi col cappello in mano agli amministratori locali quando si è trovato ad affrontare le problematiche di un’abitazione lontana dal centro abitato, il deflusso delle acque, la strada sterrata, il taglio degli alberi. Non ha chiesto ‘aiuto’ alla Protezione civile.
La cascina di località Gambalogna è una dimora che, senza essere maestosa, affascina, ma occorre possedere la vocazione. Non ci sono soltanto le fastidiose visite dei cinghiali, serve mantenere in ordine la vegetazione che cresce lungo la strada sterrata di accesso. Da qui si raggiunge, a piedi, la chiesa di Santa Giulietta che si festeggia l’ultima domenica di agosto.
Il comandante è coadiuvato dalla consorte Luigina Guido. E’ cittadina di Vado Ligure dove ha abitato, anche dopo il matrimonio. “A Vado – prosegue Piovano – abbiamo vissuto da coppia e con i figli fino al 1995, avevamo casa in via Italia. Ma è rimasto il legame, il richiamo di Bagnasco, il fascino dei semplici, degli onesti. Venivo da ragazzo, con una mamma molto severa. Mio fratello era dipendente Sip. A Bagnasco sono rimasti gli ideali di chi ha visto l’evolversi dei tempi, usi, costumi. Il periodo della guerra, della povertà, delle privazioni. Qui sono cresciute le radici di papà. A 11 anni emigrato in Francia, a 21 trasferitosi a Bordighera, poi a Savona,a seguito il periodo bellico. Nella città della Torretta aprì la macelleria, in pieno centro, all’angolo tra via Guidobono e viale Mazzini. Si lavorava molto, c’erano i duemila operai dell’Ilva che passavano davanti, facevano provvista….“.
Bagnasco forse non si è ancora resa conto che tra i suoi ‘figli e concittadini’, vive un personaggio che ha conquistato stima, ammirazione, rispetto in tante altre realtà del pianeta. Oggi che valori morali e la probità sono esempi rari, quasi caduti in disuso, lo ‘scettro’ di un comandante di nave non trascina nulla di materiale, ma un esempio di vita, da tramandare. Un motivo di orgoglio, di onore per le persone più care e per la comunità.
Luciano Corrado