Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Auguri a Alberto, Diego, Elisabetta, Fausto, Margherita e…


Buon onomastico ! Torniamo alle belle abitudini, alle buone tradizioni che regalano bontà d’animo, sorriso e gioia da parte delle persone care, degli amici di ieri e di oggi. Un piccolo gesto che sarà apprezzato. Questo le date da ricordare. Sarà una gradita sorpresa ! 

 

La settimana dal 13 novembre a 19 novembre contempla la ricorrenza degli onomastici di: Diego, Giocondo, Alberto, Margherita, Elisabetta,Oddone, Fausto.

Non trascorre giorno senza compleanni e onomastici. E’ l’occasione buona per fare gli auguri ai propri cari: il coniuge, i genitori, i figli, i parenti, gli amici e i conoscenti.

Spesso succede che, presi dai tanti problemi della vita (in fase crescente ai nostri giorni!), non si guarda il calendario che normalmente è appeso alla parete o posto su una scrivania, un mobile della cucina o della sala da pranzo.

Nulla di grave (per modo di dire!), però quale probabile delusione per chi – incontrando un parente, un amico o conoscente – si aspettava che gli facesse gli auguri. Viceversa: una grande gioia!

Ritenendo cosa utile agevolare chi naviga in internet e i sempre più numerosi lettori di www.trucioli.it continua la rubrica settimanale, con la trascrizione – per ogni nome – di testi inseriti nei siti: Martirologio Romano e/o nel sito Santi e beati e/o Avvenire.

Giovedì 13 novembre ricorre l’onomastico di Diego. Nel Martirologio Romano è indicato San Diego di Arcalà religioso.

E’ uno dei santi più popolari di Spagna e delle Americhe, dove portano il suo nome fiumi, baie, canali e varie città, tra cui San Diego di California. Nulla però sappiamo della sua famiglia e dei suoi primi anni. In gioventù si fa eremita vicino al paese nativo: prega, coltiva un orto, fabbrica oggetti di uso domestico, che poi scambia con panni per vestirsi. Ma se ne va quando la gente intorno a lui diventa troppa. Lo accolgono i francescani di Arizafe, presso Còrdoba, e lì egli fa il noviziato come fratello laico, addetto ai lavori vari per la comunità.

Nel 1441 lo mandano nelle Canarie – lui che non è prete – a radicarvi meglio il cristianesimo, in un ambiente ancora percorso da vecchie superstizioni. E cinque anni dopo viene promosso guardiano del convento di Fuerteventura. La sua predicazione irrita i colonizzatori (le isole non sono ancora ufficialmente dominio della Spagna) ai quali gli “indigeni” vanno bene superstiziosi, disuniti, sottomessi. Nel 1449 fra Diego ritorna in Spagna, e nel 1450 è a Roma per il Giubileo e per la canonizzazione di Bernardino da Siena, in maggio. Nell’estate, però, arriva la peste, che blocca l’afflusso di pellegrini e provoca diserzioni tra i vertici ecclesiastici: anche papa Niccolò V fugge (a Fabriano), e i dignitari della Curia “fuggono da Roma, come gli apostoli fuggirono da Gesù il Venerdì santo!”): così scrive indignato un autorevole pellegrino tedesco. Fra Diego non fugge. Assiste
i confratelli appestati nel convento dell’Aracoeli e cerca di organizzare distribuzioni di viveri a Roma in mezzo al caos di Roma. Tornato in Spagna, ricomincia a servire varie comunità, fino alla morte nel convento di Alcala’ de Henares. Negli ultimi anni corrono fitte voci di suoi prodigi: il Signore lo avrebbe aiutato un giorno a far uscire dal convento il pane per i poveri, trasformando le pagnotte in rose; e quando il lavoro di cuoco si faceva pesante, ecco scendere in cucina degli angeli per aiutarlo… La fama di santità intanto perdura, e nel secolo successivo la causa canonica viene sostenuta anche da re Filippo II di Spagna;

suo figlio don Carlos è sfuggito a un mortale pericolo, ed egli ne dà merito alla intercessione di frate Diego. Papa Sisto V lo proclama santo nel 1588.

Autore:Domenico Agasso

Martirologio Romano: Ad Alcala’ de Henares in Spagna, San Diego, religioso dell’Ordine dei Minori, che sia nelle isole Canarie sia a Roma nel monastero di Santa Maria in Ara Coeli rifulse per umiltà e carità nella cura degli infermi.

Venerdì 14 novembre ricorre l’onomastico di Giocondo.

Nel Martirologio Romano è indicato San Giocondo di Bologna vescovo.

Nel più antico ed autentico catalogo dei vescovi bolognese, l’Elenco renano, Giocondo (erroneamente Locundus) al sedicesimo posto, fra Tertulliano e Teodoro II e si ritiene comunemente vissuto verso la fine del sec. VI. In tal modo perde consistenza l’affermazione che Giocondo sia quel vescovo a cui scrisse nel 496 papa Gelasio (Jaffé-Wattenbach, n. 714). Per quanto riguarda il culto, la prima menzione si ha nella Vita di San Petronio della fine del sec. XII, la quale elenca, tra altre reliquie possedute da Bologna, anche quelle del vescovo Giocondo. Altra menzione si trova in un documento del sec. XIV. Il nome non appare negli antichi martirologi e per primo il Baronio lo inserì in quello Romano. La festa era celebrata il 14 novembre.

Autore:Gian Domenico Gordini

Fonte: Enciclopedia dei Santi

Martirologio Romano:

Sabato 15 novembre ricorre l’onomastico di Alberto. Nel Martirologio Romano è indicato San Sant’Alberto Magno vescovo.

Alberto, della nobile famiglia Bollstadt, prese ancora giovanissimo l’Abito dei Predicatori dalle mani del Beato Giordano di Sassonia, immediato successore del Santo Patriarca Domenico. Dopo aver trionfato nel mondo, al giovane studente sembrò ostacolo insormontabile le difficoltà che incontrava nello studio della Teologia, e fu tentato di fuggire dalla casa del Signore. La Madonna, però, di cui era devotissimo, lo animò a perseverare, rassenerandolo nei suoi timori, dicendogli: “Attendi allo studio della sapienza e affinché non ti avvenga di vacillare nella fede, sul declinare della vita ogni arte di sillogizzare ti sarà tolta”. Sotto la tutela della Celeste Madre, Alberto divenne sapiente in ogni ramo della cultura, sì da essere acclamato Dottore universale e meritare il titolo di Grande, ancor quando era in vita. Insegnò con sommo onore a Parigi e nei vari Studi Domenicani di Germania, soprattutto in quello di Colonia, da lui fondato, dove ebbe tra i suoi discepoli San Tommaso d’Aquino, di cui profetizzò la grandezza. Fu Provinciale di Germania e, nel 1260, Vescovo di Ratisbona, alla cui sede rinunziò per darsi di nuovo all’insegnamento e alla predicazione. Fu arbitro e messaggero di pace in mezzo ai popoli, e al Concilio di Lione portò il contributo della sua sapienza per l’unione della Chiesa Greca con quella Latina. Avanzato negli anni saliva ancora vigoroso la cattedra, ma un giorno, come Maria aveva predetto, la sua memoria si spense. Anelò allora solo al cielo, al quale volò dopo quattro anni, il 15 novembre 1280, consumato dalla divina carità. La sua salma riposa nella chiesa parrocchiale di Sant’Andrea a Colonia. Papa Gregorio XV nel 1622 lo ha beatificato. Papa Pio XI nel 1931 lo ha proclamato Santo e Dottore della Chiesa. Il 16 dicembre 1941 Papa Pio XII lo ha dichiarato Patrono dei cultori delle scienze naturali.Martirologio Romano: Sant’Alberto, detto Magno, vescovo e dottore della Chiesa, che entrato nell’Ordine dei Predicatori, insegnò a Parigi con la parola e con gli scritti filosofia e teologia. Maestro di San Tommaso d’Aquino, riusci ad unire in mirabile sintesi la sapienza dei santi con il sapere umano e la scienza della natura. Ricevette suo malgrado la sede di Ratisbona, dove si adoperò assiduamente per rafforzare la pace tra i popoli, ma dopo un anno preferì la povertà dell’Ordine a ogni onore e a Colonia in Germania si addormentò pienamente nel Signore.

Domenica 16 novembre ricorre l’onomastico di Margherita. Nel Martirologio Romano è indicato Santa Margherita di Scozia.

Nel suo celebre quadro, rappresentante il Paradiso, il Beato Angelico pose fra molti frati, anche un Re e una Regina, volendo significare che la corona reale può unirsi felicemente all’aureola della santità. La Santa di oggi fu infatti Regina di Scozia, e Regina abbastanza fortunata, fatto insolito questo, perché le altre coronate, si santificarono quasi sempre attraverso la disgrazia, l’umiliazione e l’infelicità. Molte sono le Margherite di sangue reale iscritte nel Calendario cristiano: Margherita figlia del Re di Lorena, benedettina del XIII secolo; Margherita figlia del Re d’Ungheria, domenica dello stesso secolo; Margherita figlia del Re di Baviera, vedova del XIV secolo; Margherita di Lorena, allevata come figlia del Re Renato d’Angiò; alle quali si potrebbero aggiungere Margherita dei Duchi di Savoia e Margherita dei Conti Colonna. Quella di oggi nacque nel 1046, nipote di Edmondo 11, detto Fianchi di Ferro, e figlia di Edoardo, rifugiatosi in terra straniera per sfuggire a Canuto, usurpatore del trono d’Inghilterra.

Sua madre, Agata, sorella della Regina d’Ungheria, discendeva dal Re Santo Stefano. Morto l’usurpatore Canuto, Edoardo, poteva tornare in Inghilterra, quando Margherita non aveva che 9 anni, ma dopo qualche tempo, la famiglia reale dovette fuggire ancora, in Scozia, dove il Re Malcom III chiese la mano di Margherita, che a ventiquattro anni s’assideva così sul trono di Scozia.

Martirologio Romano: Santa Margherita, che, nata in Ungheria e sposata con Malcolm III re di Scozia, diede al mondo otto figli e si adoperò molto per il bene del suo regno e della Chiesa, unendo alla preghiera e ai digiuni la generosità verso i poveri e offrendo, così, un fulgido esempio di ottima moglie, madre e regina.

Lunedì 17 novembre ricorre l’onomastico di Elisabetta. Nel Martirologio Romano è indicato

Santa Elisabetta d’Ungheria religiosa.

I nomi di Santa Elisabetta e San Zaccaria non compaiono nel Calendario della Chiesa, ma per lunga tradizione questo giorno è sacro alla memoria dei genitori del Battista, cioè di Santa Elisabetta e di San Zaccaria, suo sposo. Troviamo la loro storia nelle prime, mirabili pagine dell’Evangelo di San Luca, nelle quali è tracciato il prologo del più incredibile avvenimento della storia dell’umanità: l’Incarnazione di Dio tra gli uomini. “Al tempo di Erode, re della Giudea – si legge – c’era un sacerdote di nome Zaccaria, la cui moglie era delle figlie di Aronne e si chiamava Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e camminavano in modo irreprensibile in tutti i comandamenti e precetti del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile, e tutti e due erano molto avanti con gli anni”.

La mancanza di una discendenza era considerata quasi un’onta, e formava il segreto tormento dell’anziana coppia di Israeliti. Ma un giorno, mentre Zaccaria offriva l’incenso nel Santuario, un Angiolo gli apparve alla destra dell’altare, per annunciargli che le preghiere sue e di Elisabetta erano state finalmente esaudite. ” Tua moglie ti darà un figlio – disse l’Angiolo – al quale metterai nome Giovanni. Egli sarà per te

motivo di gioia e di contentezza, e molti gioiranno per la nascita di lui, perché sarà grande nel cospetto del Signore…”. Così il vecchio sacerdote e la sua sterile moglie vengono a partecipare al sublime evento dell’Incarnazione. Nascerà da loro Giovanni, ” profeta dell’Altissimo “, il primo e più grande testimone di Cristo nel mondo. Per aver dubitato delle parole di Angiolo, Zaccaria resterà muto per tutto il tempo della trepidante maternità di Elisabetta. E fu in quel periodo, trascorsi sei mesi, che Elisabetta ricevette la visita di una lontana parente, Maria di Nazaret, sposa del falegname Giuseppe. ” Entrata in casa di Zaccaria – narra ancora San Luca – Maria salutò Elisabetta. Ed avvenne che, appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel seno, ed Elisabetta fu piena di Spirito Santo e ad alta voce esclamò: ” Benedetta tu sei tra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno… Te beata, che hai creduto, perché si compiranno le cose a te dal Signore”. Sant’Elisabetta fu così la prima donna a salutare in Maria la Madre del Redentore non ancora nato.
Si può dire che sia la prima credente nella storia del Cristianesimo. Maria le risponderà con il meraviglioso cantico di ringraziamento, non a lei, ma alla potenza di Dio, il Magnificat.. Dopo la nascita di Giovanni, la lingua di Zaccaria si scioglierà per poter pronunziare il nome di Giovanni, imposto all’Angiolo al figlio, ” profeta dell’Altissimo “. E anche Zaccaria pieno di Spirito Santo, alzerà il suo primo inno di gioia e di benedizione: Benedetto sia il Signore, Dio d’Israele, – perché a visitato e redento il suo popolo; – ha suscitato per noi un potente salvatore – nella casa di David suo servo – come aveva annunziato per bocca dei suoi santi e dei suoi profeti – fin dall’inizio dei tempi “. Con la Natività, Elisabetta e Zaccaria spariscono dalle pagine del Vangelo, spariscono dalla storia, scivolano nella penombra che circonda la luce folgorante della Redenzione. Non si sa altro, ma non c’è bisogno di sapere altro per vedere nei due vecchi sposi l’immagine dell’umanità nuova, ideali progenitori di tutti coloro che lodano la misericordia di Dio, benedicono la prescelta tra tutte le donne, e gioiscono nell’amore del suo divino Figliuolo.

Fonte: Archivio della Parrocchia

Martirologio Romano: Memoria di santa Elisabetta di Ungheria, che, ancora fanciulla, fu data in sposa a Ludovico, conte di Turingia, al quale diede tre figli; rimasta vedova, dopo aver sostenuto con fortezza d’animo gravi tribolazioni, dedita già da tempo alla meditazione delle realtà celesti, si ritirò a Marburg in Germania in un ospedale da lei fondato, abbracciando la povertà e adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri fino all’ultimo respiro esalato all’età di venticinque anni.

Martedì 18

novembre ricorre l’onomastico di Oddone. Nel Martirologio Romano è indicato San Oddone di Cluny – Abate.

Il futuro Abate di Cluny era nato nella regione di Tours, verso l’ 880, da famiglia nobile. Suo padre, privo di discendenza, aveva chiesto la grazia di un figlio e quando nacque lo offrì a San Martino. Oddone venne però avviato alla vita da cavaliere e solo dopo una grave malattia il padre si ricordò del voto e gli permise di intraprendere la vita religiosa. Al tempo, però, la vita monastica era priva di vera spiritualità e spesso si riduceva alla “gestione di una rendita”. Ma Oddone riprese la tradizione benedettina con la massima serietà, rinunciando a tutti i privilegi economici spettanti ad un abate. Fissò la sua dimora a Cluny, da dove iniziò l’opera di riforma e addirittura di rifondazione della vita monastica. Oddone morì nel 942, quando i monaci duniacensi erano sparsi in tutta Europa, salvando il patrimonio culturale del Vecchio Continente e permettendone il progresso.

Martirologio Romano: A Tours in Neustria, sempre in Francia, transito di Sant’Oddone, abate di Cluny, che rinnovò l’osservanza monastica secondo i dettami della regola di San Benedetto e la disciplina di san Benedetto di Aniane.

Mercoledì 19 novembre ricorre l’onomastico di Fausto. Nel Martirologio Romano è indicato San Fausto d’Alessandria martire.

Fu diacono della Chiesa alessandrina dalla metà del sec. III fino agli inizi del sec. IV. Durante la persecuzione di Valeriano, giudicato dal prefetto Emiliano, insieme con il vescovo Dionigi e con i diaconi Eusebio e Cheremone, subì l’esilio nella regione di Kefro in Libia col proprio vescovo e con Caio, Pietro e Paolo; poi, mentre Dionigi veniva trasferito altrove, egli ritornò in Egitto, ove fu costretto a vita randagia insieme con i diaconi Eusebio e Cheremone. Eusebio ha fatto di Fausto questo elogio: “Si è distinto nel confessare la fede ed è stato poi riservato sino alla persecuzione succeduta al nostro tempo (= Diodeziano); vecchio e pieno di giorni ha consumato nell’età nostra il martirio per decapitazione” (VII, 11, 26). Autore: Gian Domenico Gordini. Fonte: Enciclopedia dei Santi.

Martirologio Romano: A riez in Provenza in Francia, san Fausto, vescovo, che, già abate di Lérins, fu esiliato dal re Eurico per aver scritto contro l’arianesimo in merito all’incarnazione del Verbo di Dio e alla consultazione dello Spirito Santo con il Padre e alla sua coeternità con il Figlio.

Fonte: Santi e BeatiMartirologio RomanoAvvenire

 Gilberto Costanza



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G. Costanza

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