Pd, in allarme per i maldipancia interni e i sospetti di cambiali all’incasso, schiera a sostegno i ministri Orlando e Boschi. Caprioglio in ascesa con l’appoggio del governatore della Regione Toti e della Lega. M5S in pole position attingendo dal serbatoio di scontenti e delusi della giunta Berruti. Sui prossimi amministratori il rischio di non poter prevedere investimenti a causa del macigno del debito accumulato dal Comune.
LA SFIDA A TRE – Savona va al voto per eleggere il sindaco del dopo Berruti. Sfida a tre in un clima di grande incertezza. I sondaggi, per quanto possa valere e soprattutto azzeccarci, lasciano aperti due scenari: ballottaggio tra M5S e centrosinistra, oppure tra centrodestra e M5S. Una prospettiva che non fa trascorrere sonni tranquilli a Cristina Battaglia, candidata su cui ha puntato il Pd con uno tsunami che ha messo fuori gioco due pezzi da novanta della precedente giunta come il vice sindaco Livio Di Tullio e l’assessore Isabella Sorgini. E che nel Pd vi sia una crescente ansia di prestazione lo dimostra l’accorrere in suo appoggio di pezzi da novanta come i ministri Orlando, la botticelliana e chiacchieratissima (dai guai del padre con Banca Etruria alle polemiche con l’Anpi, sul referendum sulla Riforma costituzionale) Maria Elena Boschi.
Trema anche Ilaria Caprioglio, ex modella, ex avvocato, scrittrice, sponsorizzata senza risparmio di energie e di presenza attiva dal presidente della Regione Giovanni Toti, ma ben sorretta dalla Lega Nord con i pezzi da novanta come il segretario Matteo Salvini e il governatore lombardo Maroni, e dalla pattuglia di Fratelli d’Italia già apparsa su piazza con l’ex ministro La Russa.
Il ruolo del terzo incomodo sembra calzare a pennello a Salvatore Diaspro, cancelliere del Tribunale sbucato quasi dal nulla per tentare la scalata a Palazzo Sisto IV. I 5stelle contano di raccogliere delusi di destra e di sinistra, elettori in libera uscita nei quartieri un tempo feudo del Pd per dare uno scrollone alle tradizioni rosse (ora molto, ma molto stinte) della città, solo una volta interrotte dall’indimenticato Francesco Gervasio nel 1994. Di contorno le candidature di Daniela Pongiglione (Noi per Savona-Verdi), tenace oppositrice della giunta Berruti e strenua ambientalista, Marco Ravera (Rete a sinistra), Giorgio Barisone (Partito comunista dei lavoratori) e Carlo Frumento (Lista Frumento).
SAVONA DELUSA E IN PARTE RASSEGNATA – La campagna elettorale sta andando avanti senza significativi sussulti: dibattiti fiacchi, città distratta, delusa e diffidente, in parte rassegnata (la percentuale dei votanti dirà quanto) dopo cinque anni buttati. Caso bitume, scempio Aurelia bis, piattaforma Maersk, doppio disastro di piazza del Popolo tra contenzioso con Binario Blu per il parcheggione e i giardini ridotti a terra di nessuno, tormentone della Margonara tra spaghettate a frutti di mare e rischio di maxi risarcimento, degrado della città, sollecitano i nervi sensibili dei savonesi.
LA MINA VAGANTE – Ma c’è una mina, nemmeno troppo vagante, su cui sarebbe necessario interrogarsi a fondo e che minaccia ogni programma per il futuro della nuova amministrazione comunale. Ed è la necessità di disvelare per intero la realtà del debito accumulato dal Comune di Savona nel corso degli anni. Si tratta di comprendere la composizione effettiva di questo debito e quante delle parti di cui si compone (ad esempio quanto pesano gli importi derivanti dagli interessi rimessi dal Comune sugli investimenti sbagliati in titoli tossici) si prolunghino nel futuro ipotecando qualsiasi possibilità d’investimento pubblico. Nella sostanza si tratta di capire quanto margine di manovra possa essere effettivamente possibile nel futuro prossimo. In soldoni: quanto ci sia di già ipotecato dal debito sulle risorse. Al di là delle mere enunciazioni, ci si chiede come e perché sulla realtà del debito e sulla sua composizione finora non sia stata sollevata richiesta di necessaria chiarezza e trasparenza in termini assolutamente ultimativi. Inoltre deve essere considerato il tema delle cartolarizzazioni fasulle reiterate nel tempo per vendite mai effettuate di immobili comunali: palazzo Pozzobonello, Banca d’Italia e quant’altro.
SAVONA QUALE SVILUPPO – Altro snodo cruciale su cui confrontarsi seriamente e non a colpi di slogan riguarda la necessità di una vera e propria svolta nell’indicazione di possibili prospettive di sviluppo. Il tema, a Savona, non deve essere recintato soltanto nella pure gravissima questione della cementificazione che ha rappresentato comunque il vero e proprio punto di scambio tra il declino industriale e la speculazione: una responsabilità enorme che dovrebbe pesare come un macigno nella coscienza degli amministratori presenti e passati nelle amministrazione di centrodestra e di presunto centrosinistra, senza perdere di vista il ruolo degli amministratori pubblici e privati degli enti di vario ordine e grado.
LA SCHIAVITU’ DELLE CROCIERE E IL FATTURATO MAERSK – Ma c’è di più e anche di più grave come l’aver consegnato la città alla schiavitù delle Crociere Costa senza minimamente prevedere possibilità alternative di sviluppo portuale in tempi nei quali sarebbe stato necessario provvedere a forti investimenti pubblici per adeguarne la struttura alle nuove esigenze del trasporto marittimo. Ancora essersi affidati (in questo non c’è soltanto la responsabilità del Comune di Savona, ma dell’intero Comitato Portuale) all’idea della piattaforma Maersk: a un’azienda, cioè che fin dall’inizio non forniva alcuna garanzia sul piano economico e ambientale e che adesso si trova nella situazione di aver perso, nel corso del 2015, l’82% del proprio fatturato. Scelte prima colpevoli che sbagliate da aggiungere alle questioni di carattere urbanistico, ambientale (vedi la vicenda legata al deposito di bitume in porto), all’insufficienza delle infrastrutture di comunicazione, all’utilizzo erroneo di aree preziose come quelle dell’ex-Metalmetron o di inutilizzo di altre, al mancato recupero d’importanti contenitori storici e di abbandono in mano alla speculazione di altri il cui utilizzo pubblico sarebbe risultato decisivo per una diversa prospettiva economica e di aggregazione culturale e sociale, alle sempre più gravi carenze in materia di servizi sociali e al mancato approntamento di un’alternativa all’abolizione della Circoscrizioni e di nuova rivitalizzazione del decentramento, alle difficoltà nella viabilità e nel traffico in una città disordinata, alle “ombre” riguardanti le società partecipate nei servizi, in particolare al riguardo dell’Ata.
DOVE VA SAVONA E I CACCIATORI DI POLTRONE – Cosa resta e dove va Savona? Cosa troveranno e cosa aspetta i prossimi inquilini di Palazzo Sisto IV? Una cosa è certa. Al successore di Federico Berruti, quale che sarà, toccherà un compito gravoso. Mostrare e trovare qualità nelle idee, capacità nello svilupparle e rigore per difenderle se vorrà provare a imporre una scossa e disegnare un serio quanto realistico progetto per aprire uno squarcio sul futuro della Città. Lo potrà fare solo se nella scelta dei suoi collaboratori saprà tenere a bada i cacciatori di poltrone e strapuntini in servizio permanente effettivo e restituire al mittente le “cambiali” già pronte all’incasso di vecchi e nuovi arnesi della politica savonese.
La redazione di Trucioli.it