A Ortovero due km di coda in direzione Pieve di Teco. Automobilisti infuriati che ignari della corsa (senza cartelli o notizie) protestano con l’incolpevole pattuglia dei carabinieri sulla strada, nel centro del paese, dove c’era la deviazione per Villanova. Quasi un’ora e mezza, dalle 10,30 alle 11,45, bloccati sulle strade, in particolare la trafficata provinciale per la Valle Arroscia. E’ su questa arteria che la domenica la viabilità si fa intensa, migliaia di autoveicoli, passeggeri che si spostano per la gita, per far visita ai parenti, per tornare ai paesi d’origine. E’ la terza domenica da fine anno, con le strade bloccate per gare di ciclismo. Ma per il Granfondo Laigueglia, con oltre 3000 mila partecipanti (50 € di iscrizione, tante famiglie al seguito) si è toccato il colmo della vergogna.
Era accaduto, con inevitabili disagi, pure per il Trofeo Laigueglia, la classicissima che porta in Riviera professionisti e promozione con giornali e tv. Con un notevole sforzo organizzativo e finanziario da parte della cittadina rivierasca. Si è trattato, tuttavia, di una gara che ha visto l’interruzione del traffico sulla provinciale per una quarto d’ora. Stessa cosa è successa, in precedenza, per un’altra pedalata organizzata a Loano. Invece domenica 17 marzo senza che la beniamina e seguitissima Rai 3 Regione, o i quotidiani cartacei e on line più letti informassero i cittadini. In stragrande maggioranza tutti colti di sorpresa, neppure una riga nell’edizione domenicale. Insomma si può essere degli sprovveduti, ma se anche i diligenti rimangono in trappola vuol dire che c’è qualcosa che non ha funzionato. Ad ascoltare le lamentele che riceveva la pattuglia ( un gentilissimo brigadiere ed un carabiniere scelto) le più frequenti possono essere così riassunte. Per quale motivo nei maggiori incroci che immettono dall’Aurelia e dalle arterie più trafficate non si è messo un cartello di avviso, di interruzione del traffico ? Perchè centinaia di automobilisti – pure i pochi pullman di linea – sono rimasti imbottigliati un’ora e mezza senza via d’uscita ? C’è chi, ad esempio, doveva raggiungere il paese dove si celebrava la Prima Comunione per parenti. C’è chi doveva consegnare materiale. Chi recarsi da congiunti, magari con destinazione altre meta fuori provincia. Chi doveva raggiungere famigliari anziani per sostituire la badante, assente nel giorno di festa. Chi doveva arrivare sul posto di lavoro nei ristoranti dell’entroterra. Uomini, donne infuriati perchè mai più immaginavano la lunga sosta forzata e senza che qualcuno (a parte i primi della colonna) potesse essere informato di quanto stava accadendo e soprattutto dei tempi di attesa.
E a quanto si è ascoltato l’organizzazione della corsa faceva acqua da tutte le parti. Poco personale, parliamo di volontari. Hanno supplito gli addetti comunali alla protezione civile della Liguria, ma non toccava certo a loro fare da megafono lungo i due chilometri di incolonnamento. Nè posizionare cartelli di avviso, meglio qualche giorno prima. Invece nulla di nulla. La corsa con due auto della polizia stradale che precedeva (faceva strada) e cinque in motocicletta. Poi le staffette di volontari in auto e in moto, tre o quattro autoambulanze della Croce Bianca. Una forza in campo impari rispetto al numero dei partecipanti e soprattutto un serpentone protrattasi per quasi due ore. E si perchè dopo l’ultima auto del ‘fine corsa’, mentre si dava il via libera nei due sensi di marcia, lungo la provinciale, continuavano ad avanzare i ritardatari (una sessantina) con i rischi immaginabili.
Vittorio Mevio del Gs Alpi aveva spiegato con una nota stampa “E’ stata una settimana veramente impegnativa per riuscire a trovare dove posizionare la Granfondo Laigueglia Alè. Si è dovuto tener conto di tantissime variabili e muoversi in pochissimo tempo, ovviamente dando priorità alle esigenze dei ciclisti e non alle nostre”. Un lavoro complesso, pare di capire, che ha impegnato gli organizzatori anche grazie alla possibilità, si faceva rimarcare, di avere due manifestazioni vicine organizzate dal GS Alpi.
Sarà pure meritorio, manifestazioni che animano la Riviera, la costa, in bassa stagione. Però chi tiene conto che esiste un entroterra, assai meno beneficiato, anzi danneggiato, per il quale bisognerebbe almeno scongiurare i disservizi più macroscopici, iniziando dai cartelli informativi sulla chiusura delle strade. Evitando che non poche decine, ma migliaia di persone, come è accaduto domenica, si trovino loro malgrado in una trappola. Hanno diritto di essere informati preventivamente ed organizzare la domenica secondo le loro sacrosante esigenze. Non si tratta di remare contro il ciclismo e chi organizza manifestazioni, semmai tener conto che ci sono altre esigenze primarie di cittadini, automobilisti. C’è un entroterra ‘povero’ che almeno di domenica non può essere ulteriormente penalizzato, tagliato fuori perchè in Riviera si attraggono ‘turisti’ delle due ruote, per la gioia di alberghi, ristoranti, pizzerie, bar, negozi.
Forse è il caso che gli stessi sindaci dell’entroterra facciano sentire la loro voce. Un problema, comunque sia, che riguarda tutti. La libertà degli uni non può nuocere ad altri. Almeno si rispetti l’abc dell’informazione preventiva. Non si può certo dire che sulle nostre strade, di domenica soprattutto, manchino i ciclisti. Dall’Aurelia, con i suoi semafori e ridotta a gruviera nell’attraversamento urbano, alle provinciali, alle comunali. Dal litorale alla collina. Ciclisti, viene da concludere, nuovi padroni della viabilità ordinaria. Meritano rispetto, purchè si rispettino le esigenze di tutti, senza sopraffazioni. Ce ne sono già troppe nella società italiana. Non si fomenti altro populismo, rivalità, malessere.