Il primo tempo era finito a favore dell’amministrazione provinciale di Savona, che aveva imposto la chiusura del liceo classico-linguistico “Chiabrera” e del collegato liceo artistico “Martini” di Savona al sabato mattina per risparmiare sul riscaldamento. La partita sembrava definitivamente chiusa quando, il 20 agosto scorso, i giudici amministrativi avevano respinto l’istanza incidentale di sospensione dell’esecuzione del provvedimento. Ma la scuola diretta da Alfonso Gargano ha segnato un punto importante a proprio favore con la sentenza del T.A.R. di Genova. dell’8 gennaio 2016: pubblicata il 21 dello stesso mese, leggi……
Il collegio giudicante, infatti, ha stabilito innanzitutto che la Provincia non ha il potere di imporre la chiusura delle scuole né di far adottare agli istituti un calendario e di una modalità di orario in violazione dell’autonomia riconosciuta agli stessi. “Dal complesso normativo – si legge nella sentenza – emerge inequivocabilmente che la determinazione in ordine alla articolazione del monte ore di ciascuna scuola in un calendario articolato su 5 giorni ovvero su 6 è rimesso a ciascuna istituzione scolastica”. Calendario che peraltro – hanno aggiunto i giudici del TAR – “è stabilito con riferimento ad una articolazione su sei giorni settimanali anziché cinque”. Le competenze della Provincia in materia scolastica riguardano, in sostanza, le spese varie di ufficio e per l’arredamento, quelle per le utenze elettriche e telefoniche, per la provvista dell’acqua e del gas, per il riscaldamento ed ai relativi impianti: in altre parole, la Provincia non c’entra nulla né con l’offerta formativa e didattica né tantomeno con il calendario o l’orario scolastico. Anzi, ricorda il TAR, “Il tenore letterale della norma… rende evidente il ruolo meramente servente delle Province le quali devono limitarsi a provvedere alle spese”.
Nella parte finale della motivazione i giudici amministrativi ricordano poi il principio secondo il quale: “Le esigenze di risparmio di spesa, certamente meritevoli di considerazione nell’attuale momento storico non possono assurgere a giustificare l’adozione di provvedimenti autoritativi in assenza di basi normative e ciò vale in speciale modo per la scuola che gode di una autonomia costituzionalmente garantita”. E’ quindi riaffermato a chiare lettere che gli enti locali non possono fare e disfare provvedimenti a loro piacimento senza che vi siano leggi che attribuiscono loro la relativa potestà, e che la scuola è considerata servizio pubblico essenziale e la sua autonomia è garantita dalla Costituzione: un principio importante che qualche legale si starà già preparando ad utilizzare nei prossimi contenziosi che riguarderanno la legge 107 del 2015.
La decisione della Provincia di chiudere il riscaldamento scolastico al sabato mattina aveva costretto il liceo a riorganizzare la propria didattica e aveva costretto gli studenti a rinunciare a molti progetti già preventivati. Una bella soddisfazione, comunque, per i dirigenti dello storico istituto savonese, anche se non è del tutto automatico che gli allievi torneranno immediatamente ad un orario sabato compreso. La riorganizzazione in corso d’opera è operazione molto complicata e il consiglio d’istituto (anche in considerazione del fatto che gli studenti sono divisi sull’opportunità di tornare al vecchio orario a gennaio) potrebbe decidere di rimandare ogni decisione in merito al prossimo anno scolastico.
Ma, forti di questa sentenza, altri istituti scolastici potrebbero decidere di tornare dal prossimo settembre alla vecchia articolazione oraria su sei giorni: chiunque abbia un minimo d’esperienza nella scuola, infatti, sa quanto sia illogica la pretesa di costringere gli allievi a concentrarsi sui libri all’ora di pranzo e, a maggio ragione, di spiegare Hegel, le funzioni logaritmiche o l’art. 33 della Costituzione al rientro pomeridiano. Senza contare i disagi odierni per le famiglie dei ragazzi fuori sede, che vedono rientrare a casa i loro figli all’ora di cena, e per le stesse aziende di autobus & C. costrette a inserire corse non preventivate per il rientro a casa degli studenti. Insomma: la decisione di tornare all’orario tradizionale, potrebbe allargarsi a macchia d’olio.
Da parte sua Federico Larosa, consigliere provinciale (in quota PD) con delega all’istruzione ha annunciato che la Provincia impugnerà la sentenza al Consiglio di Stato, ma è stato subito sconfessato dal presidente Monica Giuliano, che rinuncia al ricorso e lascia trapelare che nei prossimi giorni incontrerà personalmente Gargano per tentare di giungere ad un accordo. Larosa, di cui il forzista Eraldo Ciangherotti ha chiesto le dimissioni, subito dopo la sentenza aveva dichiarato che la Provincia, in fase di smobilitazione, non ha i fondi per coprire le spese per il gasolio: “Gli studenti possono tornare a scuola al sabato, ma lo farebbero al freddo perché non abbiamo le risorse per scaldare le aule. Non dover accendere il riscaldamento nelle classi delle superiori al sabato ci ha permesso di risparmiare 300mila euro”. Cinque anni fa, però, tutte le scuole serali della città erano state centralizzate in un’unica sede (l’Itis di Via alla Rocca), proprio per risparmiare sul riscaldamento. Quest’anno tale decisione non è stata rinnovata: il “Boselli”, infatti, ospita il corso serale nella sua sede di corso IV Novembre. La Provincia, quindi, spende soldi per riscaldare due istituti invece di uno solo. Forse, facendo qualche economia, i soldi per aprire i termosifoni al sabato mattina si potrebbero trovare.