Nelle scuole dell’obbligo di Loano da qualche anno si festeggia la giornata degli alberi su iniziativa dei sindaci (prima Angelo Vaccarezza, ora Luigi Pignocca, con tanto di immagini promozionali). Con alberelli in dono da trapiantare nella miriade (?) di giardini verdi della città che adornano il centro cittadino. Nessuno finora, a Loano, pare abbia svelato il simbolo dei tempi scampato ad asfalto, cemento, villette agricole. E’ la maestosa pianta di via Bulasce, indenne sulla carreggiata comunale. Non può essere il fico maledetto descritto nel Vangelo di Marco.
Difficile immaginare sia l’erede della pianta del Getsemani. Assai più verosimilmente è l’ultimo orgoglio che resiste alle malattie, alle devastazioni naturali, alla furia distruttiva dell’uomo cementifero. Perchè allora non fare un pubblico elogio a quanti, negli anni, in silenzio e senza squilli di tromba, hanno difeso la pianta. L’immagine non è un trucco, anzi l’abbiamo lasciata invecchiare un anno e qualche mese. Temevamo di renderla nota persino agli 11 fedeli lettori di un umile blog di provincia, con un vecchio cronista rimasto a rimuginare i tempi andati, mentre le giovani generazioni sono attratte da ben altri scenari naturali. Il nostro ‘fico’ non disturba, se non con foglie cadenti con l’avvento autunnale ed invernale. Si rigenera, si espande, mentre auto e moto sfrecciano incuranti della sua sopravvivenza sull’asfalto, appoggiato al guardrail liso dagli anni.
Temevamo per la sua sorte, abbiamo detto. Poi rinfrancati dal fatto che il percorso, ormai tra i più ‘battuti’ a monte dell’Aurelia per la destinazione di Verzi, del polo commerciale ed artigianale, delle accoglienti villette e villini, tra chi venera ed esercita l’agricoltura. Dopo aver accertato che l’amico albero fa sempre bella mostra, ammirato da pubblici amministratori, vigili urbani, dunque beneficiario di salvacondotto. Loanesi e turisti, finora ignari, possono godersi il cimelo verde. Altre ‘gemme’ di specie diverse hanno via via dovuto soccombere per far posto al progresso immobiliare, agli asseriti rischi di crolli, alle radici tosate negli scavi pubblici e privati, alle cure del verde di nuova generazione. Qualcuno ha proposto di dare un nome alla pianta, arricchirlo con un targa che illustri il curriculum. La garanzia della salvaguardia.
Tre almeno le prime opzioni: Ciribì, anzi Bri-bri, a testimonianza di un personaggio eccentrico e che nelle sue camminate qualche volta entrava in conflitto violento con i tronchi, avendone la peggio. Ad effetto bicchiare concluso, si prendeva la colpa. Al secondo posto un altro nomignolo di levatura sociale da far invidia e conquistata sul campo dello scacchiere; Blumen, Renzo Vaccarezza, per i tanti amici del green, per i confratelli della Confraternita, per il suo prestigioso e benemerito passato di cestista quando Loano promuoveva con la sua squadra, la Riviera delle Palme, i trofei omonimi. Ed oggi nessuna ci informa che la dizione Riviera delle Palme è scomparsa dalle guide turistiche più diffuse nella popolosa Germania, con 80 milioni di abitanti e 45 milioni di vacanzieri. Via Riviera delle Palme è rimasta Riviera di Ponente, ma Loano incredibilmente viene appena citata, contrariamente a Toirano, Noli, Albenga, Alassio, Finale Ligure (5 pagine, la media delle 6 guide turistiche più comprate). E’ vero che viviamo nel mondo di internet, lo seguono soprattutto quelli della prima e della seconda età, la terza età legge ancora giornali e ‘guide turistiche di carta’. E poi, tutto sommato, Loano perchè castagarla in questo modo alla stregua di Borghetto S. Spirito e Ceriale ? Non abbiamo forse il complesso alberghiero ultimo nato in Liguria (Ai Pozzi) ed il più rinomato villaggio delle vacanze quale è Loano 2 ? E il porto per mega yacht ?Non è forse nei due complessi che vengono accolti decine di pullman con ospiti della locomotiva Germania, prima potenza economica europea, quarta o quinta nel mondo in quanto a qualità della vita ?
Se proprio Loano non merita una mezza paginetta, teniamoci orgogliosi il fico sulla sede stradale. E se invece la storia del fico avesse altre origini ?