Il conato di una Liguria senza Genova
Negazione storica in salsa leghista
Fu sul notturno soffio della tramontana, che spinge all’alba poi verso l’Ingaunia, quasi a guatar le scajolesche brame che dalla Grandimperial diramano, con floreali cortei, fiotti ideali di medioevali empiti tra lunghi vestimenti ed arazzi, corazze e laminati; sì, proprio allora, con soprassalto lunare, Nino Primo, della pidurevole casta d’Occitania , sorse dal profondo sonno come da lontano incubo ed esclamò ; “Eureka” (ho trovato)!
La lunga costa discorrente ville ed approdi trovasi apposta , tra Varazze e i Balzi Rossi, quasi come un dormiente caimano, dal dorso curvo e dalla bocca colma di sapidi appetiti.
Dalla cornucopia leghista di coloro che vergognosamente comminarono la cittadinanza varazzina al persecutore degli invasori provenienti dalle coste africane, perseguiti, perseguitati e riversanti nello specchio del Canale di Sicilia una robusta scia di morti (con condanna dell’Italia a Strasburgo, perché la Padania è un flatus vocis, per violazione dei diritti dell’uomo, a causa della spudorata e criminale azione operata con i cosiddetti “respingimenti”), alle risonanti note giudiziarie dei ribaltanti in capo ai contribuenti dell’Imperiale approdo i raddoppi di spesa, al canto dei picciotti e dei passeri con Santi e Madonne alla superba città del Casinò (vanto morale e materiale del ponente ligustico) e dell’Intemeliata villa di frontiera, si distende, lontana dal genovese e prossima alla Franconia, tal che neppure si pensi più a piemontizzarla, la “Costalunga” del ritrovato territorio al quale “sit Alba Ingaunorum caput”.
ALBA LONGA , dunque, ed ora forse ALBINGA LONGA, che non sarà distrutta, no, dagli Orazi, praticamente perfidi genovesi sopravissuti ai regimi dei Governatori succedutisi negli ultimi lustri e tuttora travagliati dai veri problemi di Liguria.
Biancheggiano le ideuzze travasate da ammorbanti destrorsi palazzinari diretti o indotti, mescolati alla vecchiaia dell’andirivieni tra le etichette partitarie, capaci solo di mirare al proprio particulare, con la puzza sotto il naso che, poveretti non lo sanno, emana da loro stessi.
Di cotale profilo da conquistare con la Provincia Longa, o preoccupati dirigenti di qualsiasi parte, ne facciamo a meno. Dovremo farne a meno. Il conato di una Liguria senza Genova, ripetuto spesso dalla piccionaia ponentina, è semplicemente ridicolo. La spinta ad ovest e quella ancor più penosa a nord-overst, è deprivante, impoverisce e regala disvalori, scorre sul letto ammorbante di una destra politica che neppure sa esserlo in economia, che crede di fare a meno delle strutture regionali, della storia, del grande porto,del golfo e anche del Mediterraneo.
Ne abbiamo già discusso: dai primi anni settanta del secolo scorso, con l’attuazione costituzionale delle Regioni a statuto ordinario, la soppressione delle Province si è evidenziata come un’esigenza a medio termine, per conclamate e verificate ragioni di economia, di eliminazione delle duplicazioni di competenza, di concentrazione ed esaltazione effettiva dell’ autonomia territoriale.
Non si tratta perciò di rilanciare enti rigonfiati, nuove e più spaziate province, si tratta di eliminarle e potenziare al massimo Regioni e Comuni.
Se non si comprende questo dato economico, istituzionale e storico, si rischia grosso e si fomentano campanilismi da baraccone, con in testa , si sa, le pagliacciate leghiste .
A proposito, perché mai l’assessore Rolletti di Varazze è stato espulso dalla Lega? Non ci si vorrà dire che è una questione …privata! I partiti, e purtroppo persino la nemica d’Italia Lega Nord, esistono per svolgere l’attività pubblica per antonomasia , l’attività politica.
Che cosa ha fatto Rolletti per meritare l’espulsione? Abbiamo diritto di saperlo, anche perché non ci si può autorizzare a mali pensieri; magari ha avuto una resipiscenza anti Lega. Per noi sarebbe un titolo di merito.
BELLAMIGO