Sanremo, 22 marzo 2015. Caro Luciano Corrado, accade un fenomeno almeno curioso, e cioè del fatto che la mia assoluzione (in sede di revisione), della ignobile ingiusta condanna, comminatami anni fa da giudici forse distratti, non sembra sia stata accolta favorevolmente dai miei ex colleghi ( e da tanti avvocati). Motivo ? Aver io utilizzato la testimonianza di Antonio Fameli, noto alle cronache giudiziarie e da me più volte inquisito. Ti sembra giusto l’atteggiamento, l’accanimento ?
Nel giudizio di cognizione io ero stato chiaramente avversato, quale imputato, dal pubblico ministero e sfavorito per altri ignobili motivi – non credo sia il caso e l’occasione di rivelare almeno per ora. Ma che male c’è se io, mi sono dato da fare alla ricerca di altre prove, dopo che due altre domande di ‘revisione’ erano state respinte con speciose o nulle motivazioni. Per esempio furano disattese, senza alcuna logica ragione chiarissime prove orali e documentali. In particolare un documento dal quale risultava che uno dei tre testi di accusa contro di me, quel mattino del 13 aprile 1989, giorno preciso del grave reato addebitatomi, non si trovava a Savona perché l’auto blu della Regione Liguria che utilizzava quale assessore e a sua disposizione, non risultava aver fatto il tragitto Genova – Savona e ritorno. Proprio quel teste invece affermò – dunque falsamente – che quel mattino da Genova raggiunse Savona ed ebbe modo di parlare con me, nel mio ufficio di procuratore della Repubblica, riferendo dunque fatti non veri.
C’erano stati poi ben 4 testimoni che chiaramente avevano detto nel corso del giudizio di Revisione, che io ero stato vittima di un complotto, organizzato da Antonio Fameli nella sua agenzia immobiliare di Borghetto S. Spirito , col concorso di varie persone, tra cui alcuni avvocati. E pare utile rimarcare che contro di me, oltre alle dichiarazioni dell’autore della denuncia, un prestasoldi di professione, nonchè medico e massone, già condannato per falso ideologico, vi erano solo le dichiarazioni di due testi, entrambi avvocati e pure nella ‘fratellanza massonica’.
Ero disperato…chi mai poteva darmi la ‘prova provata’ del complotto ? La Corte di Revisione voleva la prova provata !
Ritenni di potermi rivolgere ad Antonio Fameli, davanti al suo avvocato e l’uomo subito si disse disposto a dichiarare vero il complotto, facendo il nome del principale cospiratore (principale teste di accusa contro di me).
Ora, con grande rammarico e disappunto, apprendo che miei ex colleghi ed ex segretari, in massa, mi hanno tolto la loro stima…( ad un pranzo che ho voluto cordialmente offrire, non intervennero alcuni di loro, invitati espressamente..) .E constato che nessuno degli stessi miei ex colleghi, pur avendo appreso della mia definitiva assoluzione, non hanno ritenuto di farmi avere un cenno di congratulazioni. Un amico ha fatto poi sapere che sono tutti scandalizzati dell’aver io mostrato amicizia verso Antonio Fameli, invitandolo al pranzo suddetto.
Io sono un uomo educato, corretto. Le persone da me inquisite non sono mie nemiche; se si comportano lealmente con me hanno la mia piena considerazione.
Faccio male ? Certo, è un po’ difficile parlare di ‘amicizia’ ma io sono e sarò riconoscente al Fameli per il coraggio mostrato nel presentarsi davanti ad un giudice a dichiarare il vero, la verità.
Io sono stato assolto – sia ben chiaro – non solo per la deposizione di Antonio Fameli, ma anche per quella di altri 4 testimoni. Un geometra professionista che ha ripetuto- ribadito le esaustive dichiarazioni di Fameli. Un commissario della Polizia di Stato che ha parlato del complotto ai miei danni, ordito da più persone, “tra cui anche avvocati”. Un ispettore della Polizia di Stato che ha coraggiosamente resistito a velate minacce della Corte. Infine un cittadino che io nemmeno conoscevo. Testi a mio favore, ripeto, per dissipare le indebite opinioni di alcuni magistrati di Corte d’appello, secondo i quali, di fronte ad una sentenza passata in giudicato, non sarebbe possibile valutare nuove prove. Opinione sconsacrate più volte da Dottrina e giurisprudenza della Suprema Corte.
Io, nell’esercizio delle mie pregresse funzioni di procuratore della Repubblica, di servitore dello Stato democratico e della Costituzione, mi sono comportato più che correttamente col Fameli, iniziando contro di lui (ed altri….), per ben due volte, la procedura della vigilanza speciale quale presunto mafioso. La Cassazione, ripeto la Cassazione, mi ha dato torto e mi sono ‘inchinato‘. Ora il Fameli è di nuovo perseguito per gravi reati. Non mi interessa più ovviamente, da un giorno all’altro, da comune mortale, potrei ricevere l’ultima inappellabile chiamata dal ‘padreterno’, ma gli universali sentimenti di riconoscenza e gratitudine non mi possono essere confiscati da nessuno. Ne deperiranno se le circostanze e disavventure giudiziarie del Fameli lo porteranno di nuovo alla sbarra della giustizia. Non sarebbe giusto, anzi, umano !
Michele Russo
Nota di redazione: Michele Russo è stato, negli anni ’80, procuratore capo della Repubblica del tribunale della provincia di Savona, in precedenza pretore capo al tribunale penale e civile di Sanremo. In seguito alla vicenda penale e al risalto mediatico che lo vide imputato di tentata concussione ed abuso d’ufficio ai danni di un primario ospedaliero di Albenga, massone e contitolare di una finanziaria – presta soldi, inquisita per usura da Russo; il magistrato, condannato in tre gradi di giudizio, venne trasferito d’ufficio alla Corte d’appello civile di Torino e ‘punito’ dal Consiglio Superiore della Magistratura. Negli ultimi anni di permanenza a Savona, prima del presunto scandalo che lo travolse e gli organi di informazione schierati con i ‘colpevolisti’- con l’esclusione di un paio di cronisti di giudiziaria che avevano seguito gli eventi nel corso degli anni – il dr. Russo figurava tra i colleghi che aspiravano alla Procura generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Genova. Infine la revisione che lui descrive e la riabilitazione, dopo 20 anni e la vecchiaia sulle spalle.