E’ colpa nostra, ci siamo fidati del verbale d’assemblea che dava conto, nella sala consiliare di Loano, dell’intervento del portavoce di ‘Cittadini Attivi’ (62 citazioni tra Secolo XIX e altri). Abbiamo ritenuto affidabile la dichiarazione che annunciava (vedi…) ” la riapertura a Savona del secondo forno crematorio chiuso per lavori”. Nulla di vero, ci scusiamo con i lettori. La ‘bufala’ in gergo giornalistico, ci ha ora permesso di approfondire. E’ emerso un quadro desolante, taciuto. Con centinaia di cittadini costretti ad emigrare, con la bara, ad Acqui Terme (gestione privata) o Bra (Consorzio intercomunale). A volte l’attesa è di una settimana, se va bene 24 ore. Il Comune di Savona, invece, perde mezzo milione l’anno. Ha due forni crematori obsoleti, inefficienti di fronte alle crescenti richieste. Mentre in Riviera ( Albenga, Alassio, Loano) hanno bocciato la costruzione di un impianto accampando motivazioni definite ‘vergognose’, prive di ogni riscontro scientifico.
La Città di Savona dispone di due forni crematori funzionanti, ma vecchi di 30 anni. Con grosse difficoltà – non citiamo alcuni casi paradossali – a far fronte a tutte le cremazioni richieste e al divieto ai non residenti, a meno che il decesso non avvenga in uno degli ospedali della provincia. I requisiti per essere cremati nell’impianto di Zinola possono essere così riassunti: essere nati a Savona, residenti o ex residenti, morire in ‘loco’.
Le statistiche indicano una costante ascesa, soprattutto nelle regioni del centro e nord Italia, del numero di cremazioni, con punte vicine al 50 % e comunque le proiezione dei prossimi decenni ipotizzano livelli da centro e nord europa (75 %). Le sfortunate famiglie con un congiunto che aveva espresso la volontà di ‘essere cremato’ difficilmente possono rivolgersi a Genova in quanto c’è una saturazione, confermano le stesse imprese del settore funebre. Restano Bra ed Acqui Terme con impianti efficienti, convenzioni per 20 e 30 anni, a gestione privata o consortile. A volte per savonesi ed imperiesi (bacino d’utenza) si impongono giorni d’attesa, maggiori spese per viaggi, soste e spese varie a carico del privato.
Quanto costa oggi realizzare in un camposanto un forno crematorio ? Si va dai più economici (350 mila euro), ai più tecnologici (700 mila). Il paese europeo più avanzato è l’Olanda, ma persino nell’italiana Argentina sono più avanti di noi.
Che cosa ha fatto il Comune di Savona, con i sindaci ( escluso un caso) della sinistra operaia, della cultura, delle professioni, in questi decenni ? Un dato oggettivo è stato riportato da La Stampa di domenica 1 marzo 2015. “… Si registra una diminuzione delle cremazioni del forno di Zinola. Nel 2011 i feretri cremati sono stati 1561, mentre sono aumentati a 388 nel 2012, 416 nel 2013, le cremazioni fuori città e fuori Regione. A Genova gli impianti sono gestiti direttamente dalla Socrem”. A Savona la Socrem , senza scopo di lucro, opera con due distinte realtà fiscali, di fatto è stata estromessa dall’area crematoria già dal 1999. Si tenga conto, sempre stando agli esperti, che la durata media di un forno si aggira sui 10 anni, che sale 15 quando c’è una costante e professionale manutenzione dell’impianto. Fino ad oggi il personale addetto al camposanto di Zinola ha fatto del suo meglio, pur con limiti; i due forni operano, ripetiamo, alla stregua di un’auto da rottamare.
La Stampa ha dato pure notizia di una petizione, su iniziativa della Socrem, con 600 firme, per chiedere un nuovo impianto. Documento già protocollato a palazzo Sisto….. Viene riportata la dichiarazione della presidente Maria Rita Zanella: “Da oltre due anni i parenti dei defunti affrontano trasferimenti a Bra, Acqui, Genova, persino in Francia, con aggravi di spese. Chiediamo una nuova apparecchiatura a Zinola, il caso è stato già discusso in passato con gli amministratori comunali, ma….”.
A Savona ha il vento in poppa, da qualche tempo, l’ATA che però non ha fondi per realizzare i nuovi impianti di cremazione. Tra le ipotesi anche i proventi dell’affitto di un parcheggio, il cui denaro verrebbe destinato all’acquisizione dei forni gestiti da ATA appunto. Non sappiamo quale l’esito più immediato, conosciamo tuttavia la vergognosa realtà, compreso il dato degli incassi mancati dal Comune che su altri fronti continua a spremere i contribuenti.
E che dire delle ‘barriere anti forno crematorio’ che si sono subito levate ad Albenga, Alassio, Loano, come emerge dalla mai avara rassegnata stampa ? Polemiche sterili o diffusa disinformazione dei cittadini, vecchia malattia che si abbina ai ‘senza memoria‘ e ai maestri, in buona fede o meno, di strumentalizzazioni. Le garanzie, i rilievi scientifici dicono che l’impatto ambientale di un forno tecnologicamente avanzato, quelli sul mercato, è prossimo allo zero. Il sistema filtri è a prova di inquinamento. Non si sprigiona diossina, come accade nel ‘biomasse’; le casse e i resti delle povere salme sono ‘inerti‘. La temperatura a mille gradi provoca solo ‘emissioni sterili’. (l.c.)
CRONACA SECOLO XIX DEL FORNO CREMATORIO A LOANO: NO COMPATTO
Loano – Ora è ufficiale: il cimitero delle Berbene di Loano non ospiterà un forno crematorio. Il sindaco Luigi Pignocca ha raggiunto questa decisione al termine di un iter formale che aveva preso il via alla fine dell’anno scorso, quando un gruppo di imprenditori privati aveva sottoposto il progetto all’attenzione dell’amministrazione. «Ho deciso di approfondire questo tema includendo l’intero consiglio comunale – dice Pignocca – Ritengo che ci siano argomenti d’interesse pubblico sui quali è importante coinvolgere maggioranza e opposizione, senza speculazioni politiche». Nei giorni scorsi i membri della lista civica “è Tempo” avevano attaccato il sindaco dalle pagine del Decimonono sostenendo come fosse chiaro fin da subito che il progetto non aveva tutte le carte in regola per poter essere realizzato e come quindi l’amministrazione avesse “perso tempo” a valutare il progetto.
«Leggendo Il Secolo XIX – osserva oggi Pignocca – mi rendo conto che forse non tutta l’opposizione possiede senso di responsabilità e maturità tale da consentire un dialogo sereno e senza posizioni ideologiche e strumentali. Il progetto è stato sottoposto a tutte le rappresentanze politiche loanesi in due incontri nei quali abbiamo chiesto a ogni gruppo di fare le proprie osservazioni in merito. Non si comprende quindi quale logica guidi le accuse che il gruppo è Tempo’ muove nei confronti dell’amministrazione che guido. C’è una continua contraddizione tra i principi che tale gruppo enuncia e la pratica politica quotidiana. Mi chiedo come si fa a dichiarare, così come abbiamo letto sul giornale, che il sindaco perde tempo nell’approfondire questioni che riguardano l’interesse pubblico? Ed ancora, come si può continuare a chiedere spazi di partecipazione e condivisione, così come fa il gruppo ‘è Tempo’, e poi alla prima occasione farne un uso così strumentale? E’ un atteggiamento fazioso e soprattutto improduttivo, quando ci sono temi che riguardano l’interesse pubblico».
IL NO UFFICIALE DI ALBENGA DALLA PAGINE DEL SECOLO XIX
Albenga. Dopo fiumi di polemiche, il Comune fa marcia indietro: è stata infatti revocata la delibera sul forno crematorio di Leca.
Afferma il primo cittadino Giorgio Cangiano: «ci eravamo impegnati nel programma elettorale e in tutti gli incontri pubblici e con il Comitato che se eletti avremmo provveduto a revocare la delibera N.256 del 13/08/2013 . La maggioranza compatta ha deciso di rispettare questo impegno preso con i cittadini . La decisione perché convinti della fondatezza degli argomenti portati avanti da coloro che si erano opposti alla realizzazione di un forno crematorio, in un’area a forte vocazione agricola che ha sviluppato produzioni tipiche che hanno acquisito spazi di pregio sui mercati nazionali ed europei. Non è ovviamente una scelta ideologica contro la cremazione che è una scelta personale e come tale va rispettata e sulla quale non siamo contrari. La costruzione di un forno crematorio ad Albenga avrebbe infatti sicuramente creato pesanti conseguenze negative sul settore agricolo, già in grave difficoltà, che invece dobbiamo riuscire a rilanciare con la creazione di marchi d’area ed altre iniziative qualificanti. La scelta di realizzare un forno crematorio, in una zona che presenta un’assenza di siti inquinanti e con potenzialità di sviluppo del settore, avrebbe invece comportato un impatto negativo sull’immagine del territorio».
Prosegue il Sindaco: «considerando che il comune di Savona ha avviato un progetto di ampliamento dell’area adibita alla cremazione per andare incontro alla crescente richiesta dei cittadini , vengono meno anche le motivazioni e la necessità di erogazione del servizio da parte del comune di Albenga essendo già erogato a livello comprensoriale».
IL NO DELLA LEGA AL ‘FORNO’ AD ALASSIO DA IVG
Alassio. “Che al novello democristiano sindaco Avogadro piaccia prendere decisioni che facciano scalpore, questo ormai è chiaro da tempo agli alassini. Ma che questa ‘metodologia’ sia l’unica via maestra che il sindaco, fedelmente seguito dalla propria maggioranza col vice sindaco Dottoressa Zavaroni in testa, è inaccettabile”. Così Luca Villani, consigliere comunale della Lega Nord componente del gruppo “Alassio Ci Unisce”, commenta la decisione, da parte dell’amministrazione alassina, di realizzare un forno crematorio in città.
“Ora, dal magico cilindro, hanno tirato fuori il forno crematorio, che come tutti sanno è un punto fondamentale di qualificazione turistica. Come ci poteva mancare? – prosegue – “L’argomento è sicuramente da approfondire e da affrontare con una ampia discussione, anche da parte della minoranza stessa, ma il fatto più grave, a mio parere, è il continuo atteggiamento autoritario, quasi dittatoriale, di questa maggioranza, che su un argomento delicato, senza dubbio controverso, decide di partire senza alcun confronto, non dico con la minoranza, ma con la cittadinanza”.
“Dove è finito il famoso dialogo coi cittadini così promesso in campagna elettorale e rilanciato nella recente crisi di maggioranza? – si chiede Villani – Augurandomi che l’amministrazione abbia ben approfondito le possibili problematiche relative alle criticità urbanistiche e ambientali e al contraccolpo per la nostra immagine turistica che questa struttura potrebbe comportare, chiedo all’amministrazione Avogadro-Pd di organizzare un incontro pubblico su tale tema, al fine di illustrare alla cittadinanza i dettagli di questa operazione in modo tale da rassicurare tutti o, se queste rassicurazioni non vi fossero, fermare l’operazione”.