Viviamo tempi di estrema criticità, che i filosofi sintetizzano nello scontro tra un pensiero unico ma forte e un multiforme pensiero debole.
Il mondo globalizzato è dominato dalle multinazionali dei diversi settori economici e dai gruppi finanziari dei paesi industrializzati, il cui modello risulta talmente inadeguato che molti pensatori democratici dei principali settori culturali, ritengono sia indispensabile un rapido cambio di paradigma:
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Dal modello capitalistico attuale, basato sullo sviluppo infinito, che ha superato i limiti della sostenibilità del pianeta, si debba adottare con determinata consapevolezza,un nuovo modello ecologico equilibrato, il solo che possa garantire un futuro durevole al mondo.
Si tratta di una necessità impellente poiché risultano fuori controllo parametri globali fondamentali quali gli effetti idrogeologici del clima, insieme a quelli connessi al galoppante incremento demografico come l’alimentazione e le risorse basilari, il benessere e l’equilibrio sociale.
Ma un tale proposito, appare immediatamente “debole” al cospetto della consolidata realtà in cui viviamo, e di cui un’analisi essenziale denota aspetti conservativi quanto meno prevalenti.
Infatti a livello di ecologia globale, mentre gli scienziati indicano le prescrizioni urgenti e indispensabili, i governi e i politici operano nella direzione opposta.
In concreto alla necessità di programmi di contenimento del riscaldamento globale che sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai montani e di quelli polari ( permafrost compreso), causato dai combustibili fossili, si risponde ad esempio, incrementando negli USA, l’estrazione del petrolio dalle rocce e approvando con il decreto sbocca Italia, molti nuovi pozzi in Basilicata; entrambe le iniziative molto costose, di breve durata e devastanti per l’ambiente.
Inoltre, il Papa e le associazioni mondiali per la difesa dell’agricoltura diversificata dei contadini e della natura, sono inascoltati dalle multinazionali che mirano viceversa al solo profitto, basato sul monopolio dei semi e degli OGM brevettati e sulla devastante agricoltura intensiva.
Quindi in generale persistendo questa tendenza, occorrerebbe una serie di norme preventive per evitare a monte gli inquinamenti, che hanno raggiunto livelli insostenibili, in modo che ad esempio, non consentendo la produzione delle materie plastiche e gli altri imballaggi superflui, si eviterebbero, sia le enormi isole galleggianti di rifiuti negli oceani, sia la necessità dei venefici termovalorizzatori, grazie anche al riuso e al riciclaggio, che attualmente sono a livello insufficiente.
D’altra parte, è noto che il fattore qualificante della democrazia, è il numero delle persone che scelgono e/o condividono le soluzioni oltre a quanti ne sono beneficiati economicamente, finanziariamente ed ecologicamente.
Eppure questo fondamentale parametro di riferimento è molto spesso disatteso.
Così una intera generazione di giovani disoccupati o precari, è esclusa di fatto dal normale inserimento sociale ed economico, e attende inutilmente provvedimenti che consentano una normale prospettiva di vita.
Ma da un lato, il sistema finanziario mondiale che gestisce la più grave crisi storica finanziando le banche le quali mirano a creare denaro senza investire sui posti di lavoro; dall’altro le leggi che ritardano di molti anni il pensionamento dei lavoratori, sono l’esatto contrario di quanto sarebbe necessario.
Inoltre, un enorme massa di persone di buon senso che vivono in ristrettezze, non comprendono gli enormi investimenti pubblici per i mega-progetti, molto impattanti, con ricadute utili modeste e scarsamente distribuite, mentre sono evidenti altre priorità di intervento.
Infatti ad esempio, la grande maggioranza degli utenti e i pendolari delle ferrovie, sono contrari ai progetti TAV, poiché non prioritari ed esclusivi, mentre gli stessi enormi investimenti sulla rete normale porterebbero un più diffuso miglioramento del servizio come tempi e qualità dei mezzi, più posti di lavoro, un conseguente aumento dei passeggeri, il tutto senza alcun impatto ambientale. Il caso lampante in Liguria, è quello del raddoppio del tratto ferroviario “internazionale” di ponente, dimenticato da anni per mancanza di finanziamenti, che può venir bloccato come l’anno scorso, da una modestissima frana.
Questo sì un investimento di tipo urgente, con un rapporto costo-qualità ottimale, oltre che ampiamente ed equamente distribuito a beneficio di tutti e del turismo internazionale, in un momento di grande crisi e ristrettezze finanziarie.
Analoghe considerazioni valgono per la mega-piattaforma Maersk di Vado, la cui necessità è praticamente nulla in un momento di forte regressione mondiale del trasporto delle merci, mentre le analoghe strutture esistenti a Genova, operano al di sotto del potenziale.
E ancora,tutti gli amanti del paesaggio, i tecnici e gli amministratori virtuosi, gli operatori turistici e i Nolesi tutti sono contrari al progetto del tunnel di Capo Noli, impattante, costoso e inutile, a scarso valore turistico.
Ma soprattutto, l’indignazione pubblica è massima per l’arrogante rifiuto di considerare un progetto alternativo possibile, assai più economico e virtuoso, già proposto su questo Blog, che consentirebbe di utilizzare quel consistente finanziamento, per risolvere i veri grandi problemi di Noli:
Il tratto mancante dell’anello stradale da piazza Aldo Moro all’Aurelia, il problema dei parcheggi di periferia nelle gallerie ex ferroviarie, la messa in sicurezza del rio Noli con il canale scolmatore a valle, e finalmente il progetto di riqualificazione del Castello secondo il progetto Ricchebono, accanto ad un piano particolareggiato di recupero e valorizzazione del centro storico originale, con la sua identità turrita.
Dunque l’Obiettivo prioritario da perseguire, è il modello proposto dagli studiosi virtuosi e lungimiranti, più democratico e meno delegato, economicamente equo e distribuito, eticamente gestito con un ottimale rapporto tra costi e benefici, ecologicamente sostenibile.
Giovanni Maina